Vanessa Ferrari con la giornalista sportiva Simona Rolandi
di Laura Boccanera (foto di Federico De Marco)
Dall’infanzia quando per allenarsi doveva fare avanti e indietro da Cremona a Brescia, fino al tatuaggio con i cinque anelli olimpici “made in Macerata”. Vanessa Ferrari, “la farfalla cannibale”, colei che tutto ha vinto nella ginnastica artistica in 27 anni di carriera entusiasma le giovani atlete di Civitanova al palazzetto dello sport. Una mattinata di messaggi belli e profondi quella che si è svolta oggi a Civitanova.
Grazie alla Simar group centinaia di ragazzi e ragazze hanno potuto ascoltare dalla voce della leggenda sportiva della ginnastica come si sale sul tetto del mondo: si è parlato di passione e sacrificio, di dedizione e di quella determinazione che consente di saltare anche quando un referto medico ti racconta che hai il tendine d’Achille lesionato.
L’occasione della presenza della pluricampionessa è nata grazie all’interessamento dell’azienda Simar group di Marco Valle che ha invitato associazioni sportive e mondo della scuola per ascoltare la testimonianza della Ferrari. Ad intervistarla la giornalista Rai Simona Rolandi che ha ripercorso con lei le tappe della sua straordinaria carriera sportiva, raccontando successi, cadute, difficoltà e di quella voglia mai sazia con il quale si è procurata il soprannome di “cannibale” per la fame di medaglie.
Al centro Fabio Galante, brand ambassador Inter
All’evento erano presenti anche le autorità militari del territorio, il commissario di polizia Riccardo Zenobi, il comandante della Guardia di finanza Francesco Magliocco, il comandante dei carabinieri Angelo Chiantese, il sindaco Fabrizio Ciarapica. Tra gli ospiti anche Fabio Luna del Coni Marche, Mario Baldassarri presidente Istao, Roberto Trignani neurochirurgo, Fabio Galante ex calciatore e brand ambassador dell’Inter e Francesco Montervino direttore sportivo.
«Abitavo in un piccolo paese e non c’erano impianti per la ginnastica – racconta la pluricampionessa – ho iniziato a fare danza, ma ho anche fatto una figuraccia nel saggio finale. Ricordo di essere andata da mia mamma e a 6 anni averle detto: «non voglio essere una ballerina, voglio essere una ginnasta». Un percorso in salita per chi arriva dalla provincia, tanto che Vanessa per migliorare deve arrivare fino a Brescia dove va ogni giorno per gli allenamenti: «ringrazio la mia famiglia perché ha supportato questa mia passione. A 9 anni mi allenavo la mattina tutti i giorni e seguivo la scuola la sera».
Ma a 16 anni arriva il primo oro mondiale, arrivando là dove nessuna italiana era mai approdata: «i momenti più belli che ricordo è proprio quella medaglia a 16 anni perché nessuno ci avrebbe scommesso. Ero una debuttante. E poi la medaglia alle Olimpiadi di Tokyo: avevo vinto tanto, tutto, ma mi mancava l’Olimpiade e alla fine ci sono riuscita».
In mezzo una serie di imprevisti, quattro operazioni, la rottura del tendine d’Achille che le fa pensare “è finita”. E invece no, il meglio doveva ancora venire: «gli imprevisti e gli infortuni fanno parte della vita di un atleta, dopo la rottura del tendine ho imparato a gestire la situazione, non a stare bene, ma sono riuscita a creare la strada verso la coronazione del mio sogno che era l’Olimpiade, era diventata la mia ossessione e per Tokyo ho creato il più bell’esercizio della mia carriera».
E proprio l’Olimpiade la lega a Macerata: dietro la nuca infatti Vanessa si è fatta tatuare i cinque cerchi olimpici, tatuaggio fatto a Macerata da Silvia Torresi di Barbieslayer tattoo. E infine alle tante piccole farfalle che si sono esibite a chiusura della mattinata ha detto: «la domanda da porsi è quanto sono disposta a sacrificare per ottenere quello che voglio? La ginnastica è bella, ma è difficile. Mantenere vivo l’ entusiasmo è importante e non bisogna guardare l’altro, ma porsi i propri obiettivi e raggiungerli».
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