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Radiologia, 22mila Tac in un anno
«Quasi il doppio della media nazionale.
In corso il restyling del parco tecnologico»

INTERVISTE AI PRIMARI - Leonardo Costarelli dirige il reparto dell'Ast di Macerata. «C’è tanta tecnologia ma per arrivare ad una corretta diagnosi è importante parlare con il paziente, acquisire elementi anamnestici e correlare con dati clinici e di laboratorio. Se potessi farei i Cup provinciali»

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Il personale di Radiologia

di Luca Patrassi

Il medico Leonardo Costarelli è dal marzo 2020 il direttore del reparto di Radiologia dell’Ast di Macerata: laurea alla Politecnica delle Marche con tesi nel Centro di ricerca Angelini, specializzazione in Radiodiagnostica e Scienze delle Immagini sotto la guida del prof. Francesco Amici, due master in management sanitario sempre alla Politecnica, consigliere del gruppo regionale della Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica che è la più numerosa in Europa con i suoi 12mila iscritti. Primo incarico nella Radiologia di Torrette.

Come è strutturato il reparto?

«L’unità operativa che dirigo vede presenti 15 medici specialisti radiologi, 35 tecnici di radiologia compreso il coordinatore Gilberto Taccari, 6 infermieri professionali compresa la coordinatrice Jlenia Brinciotti, due Oss e sei amministrativi  con compiti di front office, back office e Cup. I tecnici e gli infermieri sono laureati, altamente qualificati e motivati. L’equipe medica è coesa e di elevato livello professionale, tutti specialisti in Radiodiagnostica provenienti dalle migliori scuole italiane (Ancona, Bologna, Genova, Parma, Ferrara, Roma, Siena e Perugia). La struttura si articola in quattro unità operative semplici, Uso, rispettivamente per la Senologia, la Radiologia d’urgenza, la Diagnostica cardiovascolare e la Diagnostica ad alta tecnologia, quest’ultima presidiata dal dottor Tommaso Taccari che svolge funzioni di programmazione e di vice direttore. Siamo inseriti nella rete formativa della Università Politecnica delle Marche con medici specializzandi e tecnici che vengono a formarsi nelle nostre diagnostiche. L’Uoc, è dotata di carta dei servizi con modulistica on line accessibile tramite sito, link o qr code. Afferiscono alla Uoc anche i servizi radiologici situati a Treia e Tolentino».

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Il primario Leonardo Costarelli

Le tecnologie…

«Il reparto è dotato di due Tac multistrato (la terza è in fase di allestimento con fondi del Pnrr), una risonanza magnanetica da 1.5 Tesla di nuovissima generazione, due mammografi digitali con tomosintesi, otto apparecchi radiografici digitali diretti, sei ecografi, una Moc (mineralometria ossea computerizzata), quattro apparecchi rx portatili ed un apparecchio rx domiciliare. Il tutto sottoposto a manutenzioni e controlli di qualità grazie al supporto dell’Ingegneria clinica e della Fisica sanitaria.

Con il costante supporto della direzione – nelle figure dei direttori generale Marco Ricci, sanitario Daniela Corsi e amministrativo Milco Coacci –  nell’ambito del mio incarico quinquennale, stiamo rinnovando tutto il parco tecnologico, adeguandoci agli standard odierni ed implementando le più moderne tecnologie, avvalendoci anche delle opportunità offerte dalla Intelligenza Artificiale (per radioprotezione in Tac, per velocizzare esami in Rm, software per refertazione stroke) sfruttando tutte le opportunità che il Pnrr e il portale Consip ci mettono a disposizione. Il tutto è gestito mediante un sistema digitale che consente anche di avvalersi della telerefertazione, mediante la quale le radiografie eseguite a Tolentino e le Moc eseguite a Treia vengono interpretate e refertate da Macerata secondo un protocollo prestabilito e concordato con la direzione. Forniamo a cadenza settimanale anche un servizio di Radiologia domiciliare a servizio dell’intera Ast mediante il quale, per quesiti e modalità di attivazione stabiliti in una procedura concordata con la medicina territoriale, due tecnici eseguono radiografie al domicilio dei pazienti mediante un apparecchio radiografico portatile».

Le prestazioni… 

«L’attività è quella richiesta da un ospedale a medio-alta complessità cui fa riferimento l’Ambito territoriale di Macerata che è di circa 127mila cittadini. Per il 23% l’attività è orientata ai pazienti ricoverati ed alle prese in carico indotte dalle attività e dai percorsi dei reparti ospedalieri, per il 37,5% l’attività è tesa a soddisfare le richieste dell’area d’urgenza (Pronto Soccorso, Osservazione breve, Murg, reparti, il 35% è dedicato all’ utenza esterna con pressochè tutte le tipologie di esami radiologici prenotabili, differenziati con le priorità U, B, D, P ed accessi successivi e prenotabili con il Cup Marche. Nel 2023 sono stati eseguiti 93.027 esami radiologici delle varie tipologie: rispetto al 2022 un +4,6%. Mi piace sottolineare in particolare l’esecuzione di 21.898 Tac che – raffrontandole all’utenza dell’ambito territoriale maceratese anche se poi il fatto che il Cup sia regionale fa sì che gli utenti arrivino da tutte le Marche – corrispondono a 172,4 tac annue ogni mille abitanti, quasi il doppio della media italiana (89,9/1000 abitanti) e al di sopra alla media Ocse 2019/3 in epoca preCovid (144,09/1000 abitanti)».

Come funziona il reparto?

«L’organizzazione prevede la presenza h24 tutti i giorni di un medico radiologo e di due tecnici nella sezione di Radiologia d’urgenza adiacente al Pronto soccorso (dotata di due sale radiografiche, un ecografo ed una Tac multislice) per far fronte quasi in tempo reale alle richieste del Ps, Obi, Murg e Reparti.

Giornalmente sono inoltre attive postazioni di radiologia convenzionale, ecografia, Tac, Rm, eco-mammografia. Abbiamo un settore senologico dotato di due mammografi digitali, di due ecografi di alta fascia, due postazioni di refertazione con monitor ad altissima definizione, un sistema per biopsia stereotassica vacuum-assisted per biopsie mammarie, una bobina dedicata per risonanza mammaria. Offriamo un percorso diagnostico completo per la patologia mammaria in diversi setting (screening, senologia clinica, breast unit).

Ci facciamo carico, insieme alle unità operative semplici dipartimentali di Civitanova e di Camerino, dello screening senologico delle donne aventi diritto dell’ Ast Macerata, con fasce d’età ampliate, dal 2023, dai 45 ai 74 anni. Vi è la tendenza all’incremento degli esami complessi, in particolare incremento di esami in sedazione ed intubati della rianimazione, incremento degli esami di diagnostica pesante Tc e Rm (esami con mezzo di contrasto, Tc/Rm cuore, enteroTc/Rm, colon virtuali, Rm prostata multiparametrica, Rm mammella). Siamo inoltre fortemente impegnati ad incrementare l’attività di presa in carico (Pic) per attività ospedaliera (oncologia, breast unit, stroke unit, centro sclerosi multipla, screening senologico di primo e di secondo livello). Non ultimo vi è maggior impegno e partecipazione ai Gruppi oncologici multidisciplinari (Gom), ove il radiologo ha un importante ruolo nei processi decisionali che trovano nei gruppi multidisciplinari la tendenza su cui si articola gran parte della moderna medicina».

Chi è il radiologo?  Qual è il suo ruolo? 

«Penso che non sia ben chiaro a molte fasce della popolazione: il medico radiologo ha un ruolo importante nell’iter diagnostico e terapeutico della maggior parte delle patologie (in ambito oncologico, cardiovascolare, neurologico, muscoloscheletrico ed articolare), si avvale di varie metodiche d’imaging (Tac, rm, ecografia, radiologia tradizionale) ed opera sia in urgenza che in elezione. Temo sia comune il pensiero che la Radiologia consista di esami generati da un’apparecchiatura, ma non è così: la macchina fornisce immagini ma non una diagnosi, la quale è un atto medico, frutto di un professionista altamente specializzato che si avvale della tecnologia per arrivare alla diagnosi. La diagnostica è profondamente mutata nelle ultime decadi. Il primo importante cambiamento è avvenuto circa 25 anni fa con il passaggio dall’analogico al digitale. In passato ci si avvaleva dei soli raggi X, mediante tecnologia analogica e visualizzazione su pellicola radiografica (le celebri lastre), di tutto ciò oggi rimane ben poco. Le energie impiegate nelle metodologie diagnostiche sono molteplici (radiazioni ionizzanti, ultrasuoni, campi magnetici e radiofrequenza), la tecnologia è digitale, l’interpretazione è filmless ed eseguita su monitor ad altissima definizione, anche a distanza avvalendosi, in determinate e ben stabilite circostanze, della telerefertazione. Ora è in corso un ulteriore step epocale determinato dall’implementazione delle tecniche di intelligenza artificiale (AI) nell’attività diagnostica. La professione del radiologo è in continua evoluzione e richiede costante aggiornamento per poter stare al passo con i tempi e gestire gli avanzamenti tecnologici».

Il rapporto con i pazienti?

«Il rischio che si corre con tanto sviluppo tecnologico è quello di spersonalizzare il rapporto con il paziente e di rendere invisibile l’attività del radiologo, per il quale invece, per arrivare ad una corretta diagnosi, è importante parlare con il paziente, acquisire elementi anamnestici e correlare con dati clinico-laboratoristici; il radiologo non può prescindere da tutto ciò».

La radiologia è una delle aree mediche che più si avvantaggia dall’intelligenza artificiale?

«Sì, è vero, L’intelligenza artificiale sta trovando diversi campi di applicazione in radiologia. Può essere di aiuto alla diagnosi, facilitando l’identificazione nelle immagini di lesioni poco visibili all’occhio umano, può essere applicata alle apparecchiature, ottimizzando le performance della macchina, può ridurre la dose di radiazioni ionizzanti emesse, può migliorare la qualità dell’indagine. Negli ultimi anni inoltre si parla sempre più di “Radiomica” e “Radiogenomica”, una nuova branca della diagnostica per immagini, applicata prevalentemente alla Tac ed alla Rm, che utilizza sistemi di IA per interpretare il dato digitale numerico acquisito durante l’esame: questa nuova branca può essere utile per individuare nuovi markers diagnostici che abbiano un valore prognostico, fornendo all’oncologo, al chirurgo e al patologo  dati predittivi utili per la gestione e il trattamento del paziente».

La radiologia ha oggi anche una valenza terapeutica, in che modo?

«C’è una branca della radiologia, chiamata radiologia interventistica, in cui il professionista avvalendosi delle immagini opera sul paziente, sia in regime di urgenza che di elezione, per via transcutanea, introducendo ausili  medici, come  aghi, cateteri o altri dispositivi, utili sia in fase diagnostica (per esecuzione di biopsie, eco, Tac o Rm guidate) che terapeutica in campo cardiovascolare, oncologico, addominale (alcuni esempi sono terapie locoregionali di tumori, embolizzazioni arteriose in casi di sanguinamenti a seguito di traumatismi). Nella nostra Uoc ci occupiamo di interventistica solo per ciò che attiene il settore senologico, eseguendo biopsie eco o rx guidate. Nell’Ast di Macerata vi è la Radiologia Interventistica diretta da Salvatore Alborino, unica Unità Complessa delle Marche oltre alla struttura degli Ospedali Riuniti di Ancona».

Se potesse intervenire oggi su di una scelta aziendale da quale partirebbe? Quali obiettivi si pone?

«Considerando la recente istituzione di Aziende territoriali a valenza provinciale (le Ast), chiederei di riformare il Cup dandogli valenza provinciale: ciò eliminerebbe i lunghi viaggi intra regione dei pazienti per eseguire prestazioni ed esami, riavvicinando l’utenza al proprio territorio. Ogni Ast erogherebbe prestazioni ai propri residenti in maniera esaustiva avvalendosi dei dati storici e programmando con precisione il proprio fabbisogno. Altro obiettivo fondamentale sarebbe il controllo dell’appropriatezza prescrittiva: facendo solo esami diagnostici veramente appropriati e giustificati si riuscirebbe a ricavare posti per abbattere pesantemente i tempi di attesa; nei paesi anglosassoni, molto più che in Italia, tale aspetto viene valorizzato e gestito».

Mancano i medici: sbagliata la programmazione o è solo un problema di retribuzioni?

«Direi che il problema è più complesso: se la questione fosse solo in termini di errata programmazione, nel giro di pochi anni e con i giusti correttivi il numero di medici necessari diventerebbe adeguato. Così come le basse retribuzioni rappresentano un problema che viene da lontano e non ritengo che ciò sia la causa principale della fuoriuscita dei nostri giovani medici. Credo invece che ci sia un diffuso disamoramento dei giovani colleghi verso la professione medica, dovuto in parte alla burocratizzazione e spersonalizzazione, in relazione ai contenziosi e denunce sempre più frequenti ed onerose, non dimenticando che siamo tra i pochi Paesi al mondo in cui si applica il codice  penale nei contenziosi medico-legali. E’ in crescita la violenza nei confronti dei sanitari ed in certi setting assistenziali lo stress da lavoro è oramai insostenibile. Intervenendo su questi problemi credo che l’attrattività per questa bellissima e, nonostante tutto, appagante professione, ne gioverebbe. La disciplina radiologica va in controtendenza e, allo stato attuale, non ha crisi di vocazioni, la professione è attrattiva per i giovani medici. Prossochè tutti i posti a disposizione delle scuole di specializzazione italiane sono coperti e ciò non è scontato;  oramai vi sono molte specialità i cui posti a disposizione rimangono vacanti per la scarsa attrattività della disciplina in relazione alle criticità di cui sopra; la programmazione del numero di specialisti radiologi è sostanzialmente adeguata per i tempi attuali».

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