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«Aborto farmacologico impossibile,
intanto è partita la raccolta firme
ma siamo pronti a denunciare»

CIVITANOVA - Nasce la sezione cittadina del Comitato Ru486 Marche e con l'occasione lancia una raccolta firme: «Solo il 10% del personale non fa obiezione di coscienza e l'Ivg con il farmaco non è praticata: si è costretti ad andare a Macerata, dove pure gli obiettori sono il 70%, a Fermo addirittura per 45 anni non c'è stata alcuna interruzione volontaria di gravidanza con la pillola. Gravi rischi a livello sanitario»

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La raccolta firme in piazza Conchiglia

È partita a Civitanova la raccolta firme in favore della pillola abortiva Ru486. L’iniziativa popolare mira a mettere fine ai forti disagi di chi ha bisogno del servizio sanitario di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) e vive tra Civitanova Marche, Montecosaro, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, Potenza Picena, Recanati e Porto Recanati. Con una promessa, da parte del Comitato Ru486 Marche: «Non esiteremo a denunciare».

«Il territorio delle città elencate conta circa 140mila abitanti abitanti e quattro consultori, ma il servizio di Ivg farmacologica, basata sulla pillola Ru486, è totalmente assente – fa sapere il comitato – infatti, l’unica possibilità in zona è quella con tecnica chirurgica all’ospedale di Civitanova Marche e con solo il 10% del personale che non fa obiezione di coscienza. Diventa imperativo entrare in sala chirurgica e accettare i rischi di complicanze strettamente legate a questo metodo, tra cui rientra anche l’alterazione della fertilità, in caso di complicanza infettiva grave dell’utero o perforazione complicata. Per la farmacologica, invece, bisogna correre più volte a Macerata negli unici giorni della settimana in cui il servizio sanitario viene erogato dal personale non obiettore, con energie preziose e tempo che vengono rubati alla famiglia e al lavoro per una questione di salute personale su cui pesa un limite legale nazionale di 12 settimane e sei giorni».

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Agnese Ferrini della libreria From outer space

La presenza di un’alta percentuale di medici obiettori rende infatti tutto più difficile per le donne che hanno deciso di percorrere la strada dell’aborto. «Pur essendo l’ospedale di Macerata l’unico che eroga l’Ivg farmacologica in provincia, solo il 30% dello staff risulta non obiettore, il che rende il servizio meno accessibile – continua il comitato – l’ospedale di Fermo ha invece solo di recente assunto l’unica ginecologa non obiettrice, dopo 45 anni di “obiezione di struttura”, e cioè con il 100% del personale obiettore e nessuna Ivg effettuata, nemmeno assoldando personale esterno, come prescriverebbe la legge. Sarà un caso, ma i più recenti report nazionali e regionali evidenziano l’alto tasso di migrazione verso Emilia Romagna e Abruzzo da parte di chi nelle Marche ha la possibilità di affidarsi a questi sistemi sanitari».

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Carla Mate de La bottiglieria

Questa situazione ha fatto muovere un gruppo di giovani donne di Civitanova e Recanati per dar vita alla cellula locale del comitato Ru486 Marche e lanciare la petizione, con un appello: «firmate per chiedere un’Ivg moderna nell’ospedale di Civitanova e nel resto del territorio; aiutateci passando parola e stampando il volantino da attaccare nei negozi e nei bar. La raccolta firme è disponibile on line o su carta, nei primi 10 giorni ha registrato 100 firme». I punti di raccolta firme a Civitanova Marche sono: in piazza Conchiglia ogni mercoledì sera dalle 20.30 alle 23 (14 agosto escluso) fino al 4 settembre; alla libreria indipendente From outer space in corso Umberto I 178, negli orari di apertura; a La bottiglieria, in corso Vittorio Emanuele 5, negli orari di apertura. «Con la lettera si chiedono notizie sull’Ivg farmacologica, in particolare: quando verrà attivata all’ospedale di Civitanova secondo le linee di indirizzo ministeriali 2020 e cioè fino alle nove settimane come nel resto d’Italia, anziché sette come avviene nelle Marche – conclude il gruppo – e quando verrà attivata nei consultori locali dei Comuni elencati, così come auspicato dalle stesse linee di indirizzo, e come già in Emilia Romagna e Lazio. Inoltre, viene precisato che: e linee guida internazionali raccomandano per le Ivg il metodo farmacologico quale alternativa praticabile e meno invasiva rispetto al chirurgico fino alle 12 settimane e sei giorni di gravidanza. È già un disservizio che in Italia le linee di indirizzo ministeriali siano ferme alle nove settimane, è gravissimo che nelle Marche il servizio sia erogato solo fino alle sette settimane, mancante presso l’ospedale citato, nonché presso i consultori. Per legge, la somministrazione fino a 9 settimane anche in consultori o ambulatori, non necessita di alcun atto politico dalla Regione, basta seguire gli indirizzi nazionali e internazionali. Mentre aspettiamo un protocollo aggiornato valido per la regione tutta, nel caso in cui chi avesse manifestato la volontà di avere Ivg farmacologica dovesse subire dei ritardi o delle complicanze da aborto chirurgico, non esiteremo a procedere per vie legali contro la Direzione sanitaria coinvolta».



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