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«Sono invalida e devo pagarmi le visite:
al Cup non c’è mai posto, è una vergogna»

RECANATI - Cinzia Capomagi, parrucchiera 54enne, denuncia la difficoltà a prenotare visite ed esami. «La situazione è peggiorata dal 2022. Anche con l'esenzione devo rivolgermi alla sanità privata e pagare di tasca mia. Penso alle persone che stanno peggio di me, capisco che alla fine non ci si curi più perché i costi non sono sostenibili»

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Cinzia-Capomagi

Cinzia Capomagi

di Francesca Marchetti

«Non è possibile avere un’esenzione civile per invalidità totale o quasi e non riuscire mai a trovare una visita tramite Cup. Non è possibile sentirsi dire ogni volta, a volte in modo brusco, che le liste sono chiuse. È una vergogna» è la protesta di Cinzia Capomagi, recanatese, parrucchiera di 54 anni, madre di 3 figli.

«Da circa otto anni la mia salute è peggiorata, ho un’invalidità del 67% a causa di un’artrite psoriasica – spiega Capomagi -. Ho dolori forti dalla mandibola alle ginocchia, faccio fatica a camminare e spesso mi prendono scosse e crampi. Negli ultimi due anni non ho trovato più posto con il servizio sanitario per gli esami che devo ripetere ciclicamente, risulto nelle liste d’attesa. Con l’esenzione mi spetterebbero la risonanza magnetica alla colonna vertebrale e la polisonnografia, che però come tanti altri pago di tasca mia facendole privatamente. Anche cambiando la priorità nelle impegnative il risultato è lo stesso: un no secco».

Secondo Capomagi «la situazione è peggiorata dal 2022, durante la pandemia io ero un fantasma per il sistema sanitario, niente controlli e tanta difficoltà a trovare dei farmaci essenziali, come è successo a molti – continua -. Dopo l’emergenza Covid non riesco a trovare un posto nemmeno a Torrette, dove sono stata presa in carico per le cure  e quando sto male devo andare al Pronto soccorso. Mi chiedo come fanno le persone che stanno peggio, infermi, anziani, che soffrono la stessa situazione: non è giusto, che cosa è successo in questi 2 anni?».

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Il Cup dell’ospedale di Macerata

Per Capomagi il problema non è solo la prenotazione di una visita, ma anche l’assistenza a domicilio nel caso si abbia bisogno di un semplice prelievo del sangue o di un’iniezione. «Hanno tolto concessioni a studi convenzionati che facevano i prelievi per le analisi per conto dell’ospedale – dice la recanatese -, perché certi valori devono essere analizzati solo dal sistema sanitario e non da cliniche private, ora questo servizio non c’è più. Se una persona è allettata, come fa? Tante persone chiedono le prestazioni a domicilio a pagamento perché sono pochi gli infermieri delle Ast». La 54enne conclude con un’amara riflessione: «In queste condizioni un paziente più anziano o con più problematiche di me si arrende, si sente abbandonato e non si cura più perché la spesa con la sanità privata diventa insostenibile. Ho sentito tanti politici dire in tv e sui social che è tutto sotto controllo ma non è vero, è un disastro, e ce ne accorgiamo ogni giorno. Forse loro sono più fortunati di noi e non hanno mai bisogno di una visita ospedaliera? O hanno vie preferenziali? Conosco diverse persone che, dettate dalla disperazione, hanno chiamato in Regione minacciando di denunciare alla stampa la loro difficoltà a prenotare e poco dopo hanno trovato un posto. Dobbiamo fare tutti così?».

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