Premio Annibal Caro dal gusto arabo:
trionfa Barbara Teresi

CIVITANOVA - La settima edizione del concorso per la migliore traduzione per il lavoro su “La casa dei notabili” della scrittrice tunisina Amira Ghenim

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I tre finalisti: da sinistra Tommaso Pincio, Maurizia Balmeri e Barbara Teresi

«Dedico questo premio a mia mamma che mi ha insegnato l’amore per la lingua italiana, ad Amira Ghenim e a tutte le letterature cosiddette minori che minori non sono». È la dedica di Barbara Teresi vincitrice della settima edizione del premio che porta il nome dell’illustre traduttore dell’Eneide di Virgilio nato a Civitanova Marche.

La sua traduzione dall’arabo di “La casa dei notabili” della scrittrice tunisina Amira Ghenim ha convinto i giurati che in questi mesi si sono raccolti attorno al progetto, ben 180 i votanti. Gli altri due candidati della terna finalista si sono aggiudicati ex aequo il Premio della Giuria Tecnica: Maurizia Balmelli, per la traduzione dall’inglese di “Il passeggero” di Cormac McCarthy e Tommaso PIncio per la traduzione dall’inglese di “Cassa 19” di Claire-Louise Bennett.

«La questione dell’arabo è complessa perché esiste una lingua forbita e letteraria ma ogni paese ha una lingua colloquiale – racconta Teresi, durante la cerimonia di premiazione, parlando della lingua araba, per la prima volta presente al premio – la protagonista di questo romanzo è sicuramente la Tunisia nelle sue tante sfaccettature. Ghenim fa emergere una Tunisia più autentica con i conflitti ideologici e culturali che hanno animato il paese già dagli anni ‘30. Per questo ho trovato importante mettere in luce il dibattito pubblico sulla questione della donna con il grande protagonista “in absentia” Taher al Haddad che si è battuto per i diritti degli oppressi in senso ampio. L’autrice voleva rendergli omaggio perché tutte le donne tunisine hanno un debito nei suoi confronti. Questo è un romanzo femminista».

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I tre finalisti con il comitato tecnico-scientifico

Premio ex aequo giuria tecnica a Tommaso Pincio, per la traduzione dall’inglese di “Cassa 19” di Claire-Louise Bennett. «Questo è un libro ricchissimo, un libro di formazione, autobiografico, il racconto di come lei è diventata scrittrice, che rapporto ha con i libri, con le parole, con il leggere, a tutti i livelli a partire dal semplice girare la pagina – racconta Pincio alla sua seconda finale – è un grande labirinto, ma con Bennett mi sono trovato a confrontarmi con una persona la cui testa funziona come la mia, ho trovato una affinità, mi sono trovato come a casa».

Premio ex aequo giuria tecnica a Maurizia Balmelli, per la traduzione dall’inglese di “Il passeggero” di Cormac McCarthy, il testamento letterario di uno più grandi scrittori americani contemporanei insieme al successivo “Stella Maris”. «McCarthy sapeva che questi erano i suoi due ultimi libri – racconta con emozione Balmelli – e Il passeggero è una sorta di compendio del suo percorso artistico, è il libro in cui disvela la sua natura profonda di artista, un’arte che si coniuga alla mistica. La particolarità di questi due libri è che per la prima volta in 26 anni di carriera l’editore mi ha detto: puoi fare una pagina di ringraziamenti, perché ho avuto tanti consulenti». 

Il comitato tecnico-scientifico ha conferito il premio alla carriera 2024 a Riccardo Duranti, premio già consegnato in occasione del Salone del libro di Torino, ma Duranti in collegamento ha portato un saluto ricordando un pensiero ispiratore del suo lavoro, una citazione che ha voluto condividere con i presenti, Se puoi bere alla fonte non bere alla brocca. Premio Antonio Prenna a “BookMarchs – L’altra voce”, il primo festival marchigiano dedicato alla traduzione curato da Stella Sacchini che in collegamento ha ricordato alcuni dei progetti più importanti del festival tra questi Il traduttore in classe che ha dato vita anche a una collana editoriale, e Attraversamenti laboratori di traduzione con i migranti.



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