L’inaugurazione degli ex Capannoni Rossini
«Gli ex Capannoni Rossini erano destinati alla scuola civica di musica Scodanibbio che ora si ritrova senza nuovi locali e senza un inquadramento giuridico chiaro». Gianluca Puliti, ex dirigente del Comune di Macerata, interviene nel dibattito in merito alle scelte delle ultime amministrazioni riguardo la destinazione della nuova struttura e ricostruisce quanto accaduto.
«La Giunta Parcaroli – spiega Puliti – ha ceduto in comodato gratuito gli ex Capannoni Rossini all’Accademia delle Belle Arti, con l’aggiunta di un cospicuo contributo di 67mila euro. Questa scelta, se può apparire persino virtuosa, ha degli effetti collaterali di qualche rilievo. Il Comune rinuncia ai suoi programmi che avevano individuato quei luoghi per ospitare un hub creativo culturale e un hub educativo sociale con centri di aggregazione per i giovani e la realizzazione di una sala prove e di registrazione a disposizione dei gruppi musicali maceratesi. In quest’ottica l’Amministrazione aveva promesso gli ex Capannoni Rossini alla Scuola Civica di Musica “Stefano Scodanibbio”. L’Amministrazione confidava nel bando del Commissario straordinario per la ricostruzione che metteva a disposizione le risorse del Pnrr. Il progetto presentato dal Comune si è classificato secondo tra quelli non finanziati, ma da sempre sindaco e assessori speravano in un allargamento della graduatoria. Evidentemente l’Amministrazione ha cambiato idea, ma purtroppo l’ha fatto in danno di se stessa».
Gianluca Puliti
Il riferimento è al fatto che la Scuola Civica di Musica è una diretta emanazione del Comune che, con procedura di evidenza pubblica, ne aveva affidato la gestione ad un raggruppamento di associazioni gestrici guidate dall’associazione Ut.re.mi. Onlus. «La Scuola Civica di Musica- prosegue l’ex dirigente – deve abbandonare il sogno di avere una sede adeguata alle sue necessità e dovrà continuare ad adattarsi nei locali dell’ex Asilo Ricci. Quel luogo, però, dopo ormai dieci anni d’intensa attività, è diventato palesemente inadeguato, vuoi per i mai risolti problemi di gestione d’impianti tecnologicamente obsoleti e poco efficienti, vuoi per la logistica e la conformazione degli spazi che non ce la fanno più ad accogliere i tanti iscritti, vuoi per diversi e non trascurabili problemi di manutenzione della struttura. Occorrono, infatti, interventi urgenti ai servizi igienici, all’impianto d’illuminazione, a quello di riscaldamento. L’altra grande criticità è che la Scuola deve convivere con diverse altre realtà. D’estate quell’edificio, che è nelle immediate adiacenze dello Sferisterio, è utilizzato da Musicultura e dal Mof e tutto l’anno dal Convitto Nazionale, che, causa terremoto, vi ha portato le sue cucine. Una situazione ormai non più sostenibile, vista l’encomiabile progettualità che la Scuola Civica di Musica mette in campo e che coinvolge un sempre maggiore numero di ragazze e ragazzi. I responsabili della Scuola si arrangiano in tutti i modi per assicurare a più di 200 famiglie i servizi attesi, ma è sempre più complicato e frustrante, soprattutto perché il Comune non sembra dimostrare la dovuta consapevolezza rispetto alle richieste d’intervento su un edificio che, non dimentichiamolo mai, è di proprietà comunale e nel quale si svolge un’attività promossa dal Comune».
Secondo Puliti, tutto ciò è anche il frutto della genesi della scuola civica di Musica: «In fase di avvio – va avanti – è mancata la necessaria chiarezza per dare alla Scuola un inquadramento giuridico che garantisse il riconoscimento del ruolo e della funzione che svolge e una dimensione amministrativa e finanziaria inequivoca e proclive alla stabilità. In Italia le Scuole Civiche di Musica (ossia quelle promosse dai Comuni) sono inquadrate sia come Istituzioni, sia come Fondazioni. A Macerata questo non è avvenuto, ma, a ben vedere, è mancata proprio la capacità di dare ad essa un posizionamento giuridico, qualunque esso fosse. E così l’equivoco continua e, ancora oggi, si tende a confondere la Scuola Civica di Musica con l’associazione che la gestisce. La dimensione, il ruolo, il radicamento che ha indubitabilmente conseguito all’interno del tessuto sociale della città richiederebbero che il passo del riconoscimento e della collocazione giuridica della Scuola fosse finalmente compiuto. Tra l’altro la Scuola svolge, da sempre, una lodevole e apprezzata attività d’inclusione sociale con il progetto “El Sistema”, che consente a ragazze e ragazzi non abbienti e ai più fragili di avvicinarsi alla musica, partecipando a un progetto che pratica realmente l’integrazione. Lo meriterebbe anche l’associazione Ut.Re.Mi., a cui è affidata con crescente successo la gestione della Scuola Civica di Musica, e che, per fare un esempio, è stata in grado di concepire, organizzare e realizzare, reperendo i necessari finanziamenti e coinvolgendo Università degli Studi e Regione Marche, un meritorio progetto per ricordare e valorizzare la figura dell’eminentissimo compositore maceratese Lino Liviabella, nel 60esimo della sua scomparsa, dall’esplicativo titolo “Liviabella: un gigante del novecento”. Ai nostri amici della Scuola Civica di Musica “Stefano Scodanibbio” non rimane che guardare con invidia i loro omologhi di Lanciano, città con la quale Macerata si è gemellata la scorsa estate. Il Comune di Lanciano, infatti, ha inquadrato la sua Scuola Civica di Musica all’interno di un’Istituzione, in modo da assicurare adeguato sostegno economico e un altrettanto appropriato supporto logistico e amministrativo. E pensare che la presenza delle due scuole di musica era uno dei punti forti per motivare la delibera di gemellaggio. Se di gemelli si tratta, di sicuro non sono omozigoti».
(Redazione Cm)
«Ex capannoni Rossini destinati al Gus, noi l’abbiamo dati all’Abamc»
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