Esplosione al silos, due anni al titolare
per la morte di Roberto Torregiani

MONTELUPONE - Il vigile del fuoco era morto a 47 anni dopo essere finito in coma a causa di un incidente avvenuto nel corso di un intervento alla Gfl di Recanati. Imputato era il titolare dell'azienda, oggi la sentenza. Ai familiari provvisionale di 260mila euro. La difesa pronta a fare appello
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Roberto Torregiani

 

di Gianluca Ginella

Un incendio scoppiato in un silos, la chiamata ai vigili del fuoco, l’intervento per spegnere le fiamme e poi una esplosione che investì e uccise uno dei vigili del fuoco, Roberto Torregiani, di Montelupone, che morì a 47 anni a distanza di circa un anno e mezzo. Oggi il titolare della ditta dove avvenne l’intervento, Giovanni Pirchio, 80 anni, di Loreto, è stato condannato a due anni dal giudice Marika Vecchiarino del tribunale di Macerata.

L’accusa (pm Rosanna Buccini) aveva chiesto proprio due anni per l’imprenditore, accusato di omicidio colposo.

I fatti erano avvenuti il 18 giugno del 2014 a Recanati, in località Squartabue, nella ditta Gfl. Quella mattina era scoppiato un incendio all’interno di uno dei silos. I vigili del fuoco nel giro di pochi minuti erano intervenuti sul posto per spegnere le fiamme.

Intorno alle 10 però si era verificata una esplosione all’interno di un silos. L’onda d’urto aveva investito Torregiani che si trovava sulla piattaforma del silos e che era precipitato per 4 metri e mezzo. Il vigile del fuoco era precipitato nel vuoto ed aveva riportato ferite gravissime.

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L’avvocato Olindo Dionisi

Era rimasto in stato vegetativo per quasi un anno e mezzo, si era spento il 14 gennaio del 2016. Al processo si erano costituiti parte civile i genitori e la sorella di Torregiani, assistiti dall’avvocato Pietro Siciliano, e tre vigili del fuoco, assistiti dagli avvocati Olindo Dionisi, Fabrizio Giustozzi, ed Emanuele Urbani. Nel corso del processo era stato ricostruito quello che era accaduto quella mattina del 2014.     

La procura indica come causa del principio d’incendio che si era sviluppato nel silos «con ragionevole probabilità la rottura dei due tronconi della coclea raschiatrice sita nella parte inferiore al silo, seguita da strusciamento tra i due tronconi.

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L’avvocato Pietro Siciliano

L’attrito ha sviluppato un’elevata temperatura locale che ha provocato l’innesco della combustione covante della segatura. L’accumulo dei fumi di pirolisi nel silos ha raggiunto e superato il limite inferiore di infiammabilità. L’atmosfera esplosiva formatasi nel silo è stata innescata ragionevolmente dal nucleo di brace stessa in esso presente».

A Pirchio veniva contestato di non aver fatto una corretta manutenzione del silos. Oggi è arrivata la condanna. Il giudice ha inoltre disposto 260mila euro di provvisionale per i genitori e la sorella di Torregiani (con risarcimento da stabilire in sede civile). Per i tre colleghi che si erano costituiti parte civile, il giudice ha stabilito risarcimenti, nel complesso, di 22mila euro. Pirchio è difeso dall’avvocato Roberto Acquaroli.

«Abbiamo sempre sostenuto che se quelle operazioni di soccorso fossero state gestite diversamente probabilmente non sarebbe successo quello che è successo – dice l’avvocato Acquaroli -. Il giudice si è mostrato di diverso avviso, rispettiamo la decisione ma in appello torneremo su queste argomentazioni».

Nel corso delle indagini era stato indagato il caposquadra dei vigili del fuoco che era intervenuto quel giorno, la procura, in seguito alla perizia svolta per l’accertamento dei fatti, aveva poi deciso di archiviare non ritenendo fossero emersi elementi di responsabilità a suo carico.

La tragica vicenda e la morte di Torregiani avevano molto colpito tutti i vigili del fuoco, a Tolentino gli è stata intitolata la nuova caserma.

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