Dal bosco alle tavole degli agriturismi,
ecco la filiera certificata della selvaggina
«Troppi cinghiali, vanno contenuti»

MACERATA - E' stato presentato questa mattina il protocollo firmato da Coldiretti Marche, Terranostra e Unione Regionale Cacciatori dell'Appennino (Urca). Serrapetrona è il comune che ospita il Centro di lavorazione attorno al quale ruota il progetto. Il presidente Francesco Fucili: «Viviamo in un territorio dove la presenza di animali selvatici sta danneggiando in modo sensibile l’agricoltura e le sue coltivazioni. Valorizzare le carni può incentivare i cacciaselettori»

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La presentazione del protocollo. Da sinistra Giuliana Giacinti (Terranostra), Francesco Fucili (presidente Coldiretti Macerata), Silvia Pinzi, sindaca di Serrapetrona, Massimo Iuliano presidente Urca Marche e Alberto Frau, direttore regionale Coldiretti

 

di Mauro Giustozzi (foto di Fabio Falcioni)

Combattere il mercato nero, valorizzare la selvaggina locale, trasformare da problema a risorsa la presenza di ungulati sui territori montani. Questo e molto altro è contenuto nel protocollo d’intesa presentato e firmato stamattina nel mercato di Campagna Amica in via Morbiducci a Macerata da Coldiretti Marche, Terranostra, l’associazione che riunisce gli agriturismi di Campagna Amica, e Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino (Urca) su la filiera certificata della selvaggina delle Marche ‘Dal bosco alla tavola’.

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Francesco Fucili, presidente Coldiretti

Hanno partecipato Silvia Pinzi sindaco di Serrapetrona, Massimo Iuliano presidente Urca Marche, Francesco Fucili presidente Coldiretti Macerata, Francesco Marchetti presidente Urca Macerata, Giuliana Giacinti presidente Terranostra Marche e in collegamento video Mirco Carloni assessore regionale all’Agricoltura. L’accordo prevede la creazione di una filiera tracciata e certificata della selvaggina in grado di garantire legalità, trasparenza, sicurezza alimentare, igiene dal momento dell’abbattimento, fino alla commercializzazione ed al successivo consumo, con l’ulteriore possibilità di individuare tutti i soggetti coinvolti e le relative responsabilità: cacciatore/selettore, centri di sosta e di lavorazione della selvaggina, dettaglianti e ristoratori.
E’ Serrapetrona che ospita il Cls, il Centro di lavorazione selvaggina gestito dall’Urca, attorno al quale ruota il progetto. Là i selezionatori conferiscono i capi, soprattutto cinghiali ma anche caprioli e cervi, entro un’ora dall’abbattimento. La carne viene prima sottoposta a rigidi controlli sanitari, lavorata e infine commercializzata. Coldiretti si impegnerà a promuovere l’utilizzo di questa selvaggina negli agriturismi di Terranostra di tutte le Marche e, notizia giunta durante la presentazione, Fondazione Campagna Amica a livello nazionale entrerà nella convenzione in modo da poter avere per i propri agriturismi in tutta Italia carne di cinghiale tracciata, controllata e di altissima qualità. «La filiera della carne di cinghiale auspichiamo come Coldiretti che cresca nel consumo –ha ribadito il presidente provinciale Francesco Fucili- perché noi viviamo in un territorio dove la presenza di animali selvatici sta danneggiando in modo sensibile l’agricoltura e le sue coltivazioni. Avere una valorizzazione delle carni attraverso la lavorazione può rappresentare un fattore incentivante per i cacciaselettori che avranno uno sbocco di mercato per gli animali abbattuti. Un incentivo ulteriore a ridurre il numero di capi che è decisamente troppo elevato nel maceratese. Dove si trova il Cls è una zona dove ci sono molti cinghiali e di conseguenza i danni provocati sono rilevanti ed auspichiamo che questo esempio possa essere replicato anche in altre province marchigiane».

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Massimo Iuliano

Alla presentazione dell’accordo è intervenuto in videoconferenza anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Mirco Carloni. «Si può dire che con questo passo entra nella legalità e trasparenza questo percorso –ha detto Carloni- che potrà portare la carne di selvaggina nei ristoranti e agriturismi del territorio. Ci terrei che in ogni provincia fosse replicata questa convenzione che nasce a Macerata. Da parte della Regione non escludo che possa essere individuato un apposito fondo da destinare alla lavorazione delle carni da selvaggina da mettere in filiera come prodotto certificato che possa essere distribuito anche da Campagna Amica o in altre strutture idonee».
Tra i protagonisti di questa nuova esperienza è senz’altro l’Unione regionale cacciatori dell’appennino (Urca) che ha operato per l’avvio di una convergenza di intenti tra il mondo venatorio e quello agricolo, verso un percorso condiviso teso al contenimento degli ungulati. «Un protocollo molto importante -ha sottolineato Massimo Iuliano presidente Urca Marche- la nostra è un’associazione ambientalista di selettori ed abbiamo intrapreso questo percorso per il contenimento dei cinghiali che creano tanti problemi all’agricoltura e non solo. Questi cinghiali avevano bisogno di un mercato di sfogo e tre anni fa ci siamo messi a lavorare su questo progetto che ora ci vede assieme a Coldiretti per affrontare e risolvere questo problema. In provincia di Macerata, parco compreso, ci attestiamo oltre i 2000 cinghiali abbattuti tra selezione e braccata, di cui la selezione abbatte 700 capi».
Il Cls, a cui possono accedere cacciacoltivatori e selettori, è il primo centro in Italia gestito interamente da un’associazione senza scopo di lucro, di protezione ambientale formata da cacciatori, nato attraverso la collaborazione con l’Istituto zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, l’Università “La Sapienza” di Roma, l’Università di Camerino, l’Università di Urbino il Comune di Serrapetrona e le associazioni venatorie. Viene gestito dai soci volontari e con il contributo economico della Regione Marche, dell’Atc Macerata 2, della Comunità Montana dei Monti Azzurri, Fidc Marche, Arcicaccia Marche ed Esp Marche.

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Silvia Pinzi

«Un servizio sperimentale ed innovativo –ha detto la sindaca di Serrapetrona, Silvia Pinzi– al servizio del territorio in cui abbiamo tutti creduto sin da subito. La ricostruzione non dovrà essere solo degli edifici ma anche socio-economica e questo percorso rappresenta un’opportunità unica e stimolante. Si va nel segno della legalità e qualità che viene offerta al consumatore, un protocollo che individua l’intera filiera con regole precise. E’ un progetto pilota partito con ottimi risultati e credo replicabile anche in altre province». Giuliana Giacinti, presidente regionale di Terranostra, ha infine sottolineato come questa «convenzione è un tassello di un mosaico che si costruisce su tracciabilità e sostenibilità che da anni gli agriturismo di Campagna Amica hanno. Quello che è un problema, i danni procurati dagli ungulati, diventa un’opportunità e una risorsa economica per i nostri esercizi. Gli agriturismi nelle Marche sono circa mille, sono un presidio del territorio, la cosiddetta accoglienza diffusa, uno su cinque si trova nelle zone montane. Attraverso questo protocollo si avrà una selvaggina garanzia di salubrità, carne di qualità, tracciata e certificata che porterà all’emersione di un prodotto che può rappresentare motivo per attrarre turisti e visitatori nei nostri territori».

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