Maurizio Mosca
di Gianluca Ginella
L’imprenditore Maurizio Mosca rimarrà libero. La Corte di cassazione non ha accolto la richiesta della procura de L’Aquila che voleva gli arresti domiciliari dopo che i legali di Mosca avevano vinto il ricorso ottenendo tornasse libero. I giudici della massima corte, dopo l’udienza che si è svolta lunedì a Roma, oggi si sono pronunciati: inammissibile il ricorso. «Ho trascorso 20 giorni di arresti domiciliari e poi questi ulteriori 20 giorni di stasi – dice Mosca dopo aver appreso della decisione della Cassazione -. Il ricorso è stato un vero e proprio accanimento nei miei confronti. Inaccettabile ed insopportabile. L’attesa è stata logorante e non auguro a nessuno di passare quello che ho vissuto io». L’imprenditore era stato arrestato il 27 ottobre dello scorso anno. L’ex presidente della Maceratese, ed ex consigliere comunale, era finito in manette all’alba quando a casa sua avevano suonato i finanzieri per notificargli il provvedimento relativo ad una indagine per corruzione che coinvolge sette persone (per quattro sono state adottate misure cautelari, tra questi il primario Gabriele Di Giammarco, che guida il reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale di Chieti). Secondo la procura de L’Aquila il primario Di Giammarco avrebbe indotto la Asl ad acquistare le valvole cardiache Perceval, prodotte dalla multinazionale Livanova, commercializzate nella zona, all’epoca dei fatti, da Mosca, a prezzi – sostengono gli inquirenti – superiori rispetto a quelli di mercato.
Cifre che sono state contestate sin da subito dai legali di Mosca (gli avvocati Andrea Netti, Valentina Romagnoli, Renato Perticarari, Andrea Perticarari) che sostengono siano stati fatti dei conteggi errati.
«Adesso inizia il tempo del riscatto – continua Mosca – e lavorerò per demolire punto per punto ogni passaggio di chi mi accusa. So che per vincere una partita bisogna rimanere concentrati e dare il massimo delle energie, il tempo è galantuomo». Soddisfatti anche i difensori di Mosca: «Per quanto ci riguarda siamo estremamente soddisfatti del risultato raggiunto – dicono gli avvocati Andrea Netti e Renato Perticarari -. Il ricorso era inammissibile prima che infondato e la Cassazione ci ha dato ragione già sulle questioni preliminari. Adesso continuiamo le indagini ed il lavoro difensivo a tutela dell’immagine di Maurizio che è innocente e non meritava nulla di tutto ciò che è accaduto».
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Forza Maurizio!
Forza Momo, alla fine la giustuzia trionferà.