di Gianluca Ginella
Le testimonianze di affetto “bipartisan”, le parole del capogruppo Pd Narciso Ricotta («perché continuare a fare campagna elettorale sulla pelle di una persona che nemmeno è stata condannata?»), le tagliatelle della mamma dell’assessore Paolo Renna («come un figlio per me»), la sofferenza di non poter usare il cellulare («prima ero abituato a ricevere 50 telefonate al giorno»), la commozione («mi è crollato il mondo addosso quando mi hanno arrestato») e l’ironia («cosa ho fatto ai domiciliari? Ho cercato di insegnare a parlare al mio cane ma non c’è stato niente da fare»). Maurizio Mosca oggi è tornato libero dopo 20 giorni di arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. «La prima cosa che ho pensato di fare è stata di andare al ristorante, perché mi è sempre piaciuto molto. Purtroppo sono chiusi. Però racconto una cosa che mi ha fatto molto molto piacere: ieri l’assessore Paolo Renna, che per me è come un figlio, ha telefonato a mia figlia per chiederle se poteva farmi avere le tagliatelle preparate da sua mamma. Almeno oggi mangerò quelle». Il tono però si fa serio quando parla dell’intervento del consigliere Pd Narciso Ricotta che diceva che l’imprenditore è stato lasciato solo dai suoi di centrodestra. «Ho letto quello che ha scritto Narciso Ricotta, non so cosa vuol dire mettermi in mezzo in un momento così difficile. Non credo si debba fare campagna elettorale sulla pelle di una persona che non è stata nemmeno condannata. Era meglio non parlare di me in quel momento».
Da sinistra: gli avvocati Andrea Perticarari e Renato Perticarari, Maurizio Mosca, i legali Andrea Netti e Valentina Romagnoli
Mosca aggiunge «è stata una fortuna che non avessi accettato di fare il capolista della civica di Sandro Parcaroli, perché con questa indagine avrei fatto un danno alla città dopo aver fatto tante cose positive, credo, per Macerata». Ma è vero che l’hanno lasciata solo? «No, hanno tutti chiamato mia moglie e mandato messaggi.
Ma non solo politici del centrodestra, anche nel Pd ci sono state persone fantastiche» dice Mosca. Lui invece il telefono non ha potuto usarlo mai in questi 20 giorni: «Sono una persona che riceve cinquanta chiamate al giorno, i primi tempi cercavo il telefono sulla poltrona tale è l’abitudine ad utilizzarlo». Non era invece una abitudine frequentare i tribunali, «non ci sono mai stato in vita mia. Nemmeno per fare una testimonianza. E’ una cosa che non conosco. Ma ringrazio Dio di aver avuto vicino loro (riferendosi ai suoi avvocati, ndr) che al di là dell’indubbia capacità professionale, credo che a volte venissero a trovarmi anche se non c’era bisogno» dice con commozione. Mosca poi fa anche una battuta «con la fortuna che ho quest’anno come minimo ora che posso uscire mi prenderò anche il Covid». In casa, oltre a leggere i giornali, ha trascorso molto tempo insieme al suo cane Hiro, a parte la battuta di aver cercato di insegnargli a parlare, spiega che «abituato a uscire a fare una passeggiata con me, non poteva farlo. E non voleva andare a passeggiare con altri, senza di me. In pratica è stato ai domiciliari anche lui. I ristoranti sono chiusi, almeno però andrò a portare il cane a fare delle passeggiate». Felicità per Mosca anche quella di poter riabbracciare le figlie e i nipotini. Una delle figlie, che spesso abita nella casa del padre pur non avendo la residenza, il giorno dell’arresto era stata costretta a lasciare l’abitazione e solo oggi ha potuto farvi ritorno.
Una foto di Mosca con Narciso Ricotta (a destra) e Riccardo Sacchi (primo a sinistra) la notte prima delle elezioni
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Daje Maurì
Forza Maurizio.
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Non ti curar di loro, ma guarda e passa.
Ogni tanto una scappata sul ponte di chienti forse vedrai passare qualcosa che ti rinfrancherà….
o è tardi….è già passato???
Ciao Maurizio,
buone passeggiate con il tuo cane. Per le tagliatelle bisognerà aspettare.
Un abbraccio.