di Samuela Lautizi
L’architetto Silvano Iommi e i suoi tour alla riscoperta delle fonti storiche nel contesto dei loro “teatri paesaggistici e della memoria” fanno di nuovo centro. Guidate dall’esperienza, dalla competenza ma soprattutto dalla passione del presidente della Reggia Picena, in collaborazione con il gruppo fb “Ricordi di Macerata” e l’associazione culturale “Amici del Buonaccorsi”, circa settanta persone hanno potuto godere della bellezza nascosta di alcuni luoghi del territorio. Complice una condizione meteorologica perfetta che ha permesso di immergersi in un tutt’uno tra natura, cultura e storia, come in una sorta di “museo in movimento”. Più di una semplice passeggiata, il terzo giro delle fonti ha restituito a tutti i presenti alcuni frammenti di storia maceratese, in cui riconoscere il flusso del proprio vissuto, e una consapevolezza maggiore nei riguardi dei beni della cultura materiale da conservare.
La prima tappa inizia dalla vera ed “originale” Fonte Scodella, situata presso il gruppo di casette, in origine un borghetto, dove passava la primitiva strada Lauretana (ex SS.77) che da Macerata conduce a Sforzacosta, subito dopo il passaggio a livello. «Contrariamente a quanto si pensa – spiega Silvano Iommi – questa è l’originale Fonte Scodella, costruita intorno al 1832-33, nella sua particolare architettura ad edicola voltata… Precedentemente in quello stesso luogo, esisteva un ‘altra fonte, forse seicentesca, i cui ruderi furono segnalati nel 1831 come nascondiglio di alcuni malviventi, per cui si ordinò di demolirla completamente; il Gonfaloniere Carradori poi fece spostare il fontanile più a valle riattivando la sorgente che sembrava perduta».
Dal vecchio “borghetto” ci si dirige verso l’antico convento benedettino della Pieve di proprietà dei Marchesi Costa. Accolti calorosamente dalla Marchesa Nadia Costa e da sua figlia Livia, i visitatori hanno potuto ammirare sia la restaurata chiesa di San Biagio in tutto il suo splendore, sia il sito della vicina fonte benedettina. “Le prime notizie della pieve – racconta la Marchesa Livia – risalgono al 1059 ed è situata lungo la via che da Urbs Salvia va verso l’area della Contrada Pieve, dove sorgeva la chiesa di Santa Maria, nominata poi nel 1059 Chiesa di Mussiano”.
La storia vuole che la pieve di Santa Maria in Mussiano entrò a far parte della diocesi di Macerata e prese il nome di San Biagio. Successivamente le proprietà dei terreni circostanti passò a Manente Costa che riscattò la Chiesa e che, nel 1773, in occasione di una ristrutturazione che coinvolse l’orientamento della chiesa stessa, fece collocare dall’architetto-scultore Panati due busti di membri della famiglia. Al termine della seconda tappa, all’ombra di un boschetto, un piccolo rinfresco offerto gentilmente dalle nobili proprietarie, ha permesso ai viandanti di rifocillarsi e di poter godere della vista di un pianoro meraviglioso alle pendici del troneggiante col Margano (oggi Collevario).
All’imterno della restaurata chiesa di San Biagio alla Pieve con al centro al marchesa Nadia Costa e la figlia Livia
Proseguendo il tour verso Sforzacosta e imboccando la strada Carrareccia, alla fine di un rettilineo in salita ci troviamo di fronte ad una delle innumerevoli fonti della Pieve: Fonte Spilimbergo, un fontanile a tre vasche che si riempiono a caduta alimentate da un botticino a forma di pozzo; questo fontanile era posto lungo l’antica strada che correva ad una quota superiore e parallela all’attuale Carrareccia. Proseguendo lungo l’odierna Carrareccia in direzione Piediripa si trova la Peschiera Ciccolini, un vero gioiello d’architettura dei giardini tardo-rinascimentale e barocca. «Nel 1602 viene costruita da Mons. Claudio Ciccolini una torretta a tre livelli circondata da una grande vasca profonda quasi 5 metri – illustra Silvano Iommi, – ma ancor prima, dietro alla peschiera, a ridosso dell’odierna ferrovia, fu fatta costruire da Carlo Ciccolini una fonte monumentale a tre nicchie absidate denominata Fonte di Malnome, è una delle più belle fonti Cinquecentesche ancora pienamente attiva». Purtroppo le oscuranti recinzioni attuali non permettono di osservare neanche dall’esterno questo complesso storico-architettonico così particolare. «Di essa – racconta la Prof. Paola Ballesi presente al tour – si innamorò anche il famoso pittore e scultore belga Corneille negli anni della sua collaborazione con l’allora Direttore dell’Accademia di BB.AA., Giorgio Cegna».
Il giro prosegue con la Fonte Moscardina che, dopo trenta anni di oblio, grazie all’iniziativa personale e spontanea di Silvano Iommi, Antonio Perri, Gianfranco L’Abbate e Paolo Renna è tornata alla luce. Un momento emozionante che ha coinvolto tutti i presenti in un plauso generale. Dalla Fonte Moscardina il gruppo si dirige al piazzale del Cimitero per ammirare la Fonte di Santa Maria del Sabato «la cui monumentalità neo-classica (1770 ca) rimanda – spiega Silvano Iommi – anche alla storicità e sacralità del luogo, lungo un antico percorso processionale verso il primitivo tempio “delle vergini”. Un luogo anche miracoloso secondo le leggende popolari per via di una antica edicola mariana che, infine, divenuta anche meta di pellegrinaggi, indusse a costruire una chiesa e, successivamente, il primitivo convento degli Agostiniani (oggi cimitero monumentale)».
Dopo aver rinviato ad altra data la visita a Fonte Catena, il viaggio prosegue verso l’ultima tappa arrivando in un luogo che ha conservato la sua originaria bellezza: il fontanile ex Buonaccorsi, a valle della Villa Corradini-Baroni, dal quale sgorga copiosa acqua ancora oggi. «Nell’acqua c’è tutto, è sacra da sempre -conclude Silvano Iommi- c’è vita, policoltura e policultura, nei luoghi dell’acqua si stabiliscono contatti e si intrecciano relazioni».
Dalle cisterne romane alle Due Fonti, tour alla scoperta delle vie d’acqua (Foto)
Una città che galleggia sull’acqua: pomeriggio alla scoperta delle fonti (FOTO)
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L’idea del museo in movimento può funzionare, l’Amministrazione comunale deve crederci e investirci.
Abbiamo miliardi di cose belle lasciateci dalla Cultura e dalla Storia. Silvano Iommi ed Altri sono i rari amanti di tutto ciò. Se non poggiamo i nostri pieni nel passato, come possiamo costruire il futuro?
Io sono letteralmente commosso di questo Amore. Solo che la politica, impegnata su cose più urgenti e redditizie non riesce a guardare queste piccole storie perdute nella campagna. Però, che settanta persone si spostano a percepire le antiche vibrazioni del passato significa che queste pietre ancora parlano e che, quindi, sono vive e non morte.