Gli sfollati con le valigie pronte:
“Ma non abbiamo una destinazione
Viviamo in un limbo”

SISMA - Ancora zero certezze per chi vive nei campeggi sulla costa e che dovrà lasciare con la scadenza dei contratti. "Pensavamo ci dessero una casetta, invece parlano di un altro albergo. Ormai ci sentiamo dei nomadi"

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Fabiola Ingaglina e Tatiana Colibazzi

di Emanuela Addario

“Siamo con le valigie pronte ma senza una destinazione certa”. Questa la situazione degli oltre 600 terremotati rimasti nei camping di Porto Recanati. Tante le famiglie pronte ad essere trasferite in qualche struttura disposta ad accoglierli fino all’arrivo delle casette, ma dove e quale struttura ancora rimane un enigma. Eppure tra poco più di un mese i contratti firmati dagli operatori balneari scadranno e per loro che già hanno perso casa e lavoro rimane soltanto la speranza di essere ricollocati in qualche posto sicuro e accogliente. “Siamo in un limbo – dice Antonella Masserini, 57 anni, di San Ginesio – La mia casa è stata dichiarata inagibile ma ad oggi cosa ne sarà di me dal 30 aprile in poi non lo sa nessuno. Sono qui con le valigie pronte per andar via ma ancora non so né dove né quando” dice la donna. Regna un clima di incertezza comune nei campeggi della costa portorecanatese dove intere comunità sperano in quel modulo abitativo che potrebbe riportarle vicino alle proprie origini.  Anziani chiusi nei bungalow con le borse vicino al letto e pronti a partire per dove non si sa.

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Juri Spitoni

“Dicono che ci trasferiscono. Pensavamo ci dessero una casetta a Fiastra – dice una coppia di anziani ospiti del camping Medusa –. Invece si parla di un altro albergo. Siamo diventati nomadi”. “Le voci sono tante e ogni giorno di diversa natura” spiega Juri Spitoni, 38 anni, di Camerino. L’uomo è ospite del camping Medusa dai primi di novembre con moglie e due figli. Ha perso casa e lavoro. Aveva in gestione il bar del circolo Acli della città. Il suo alloggio era sul piano superiore: “Siamo in balia della Regione con la sua lista di strutture ricettive disponibili ad ospitarci ma fino ad oggi non sappiamo né il nome delle strutture né quando dovremmo prendere i panni e andare via” dice Spitoni. Spera di entrare nella casetta entro giugno Tatiana Colibazzi, di Acquacanina. La giovane è mamma di due bambine, una di 6 anni e l’altra di 3 anni. “Fino alla fine della scuola rimaniamo qui continua Colibazzi –. Dopo ci hanno promesso la casetta. Spero tanto sia vero. Non ce la facciamo più a girare nei camping. Abbiamo bisogno di quattro mura, anche di legno, ma che abbiano le sembianze di una casa definitiva”.

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Antonella Masserini



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