Joan Baez canta la pace a Recanati:
“I bambini non devono morire,
sono al mondo per mangiare caramelle”

LUNARIA - La cantautrice statunitense di origine messicana ha aperto il festival portando messaggi di amore e fratellanza. Tra i brani ripresi in italiano anche i successi di Gianni Morandi e "Bella ciao". Toccante il momento dedicato alla Turchia e ai morti delle ultime stragi. FOTO

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Joan Baez sul palco di Lunaria

 

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Il pubblico che ha riempito la piazza di Recanati

 

di Marco Ribechi

(Foto di Lucrezia Benfatto)

Un percorso tra i popoli e gli oppressi per portare un messaggio di pace e uguaglianza. Joan Baez rapisce il pubblico di Recanati nel primo appuntamento di Lunaria, il format musicale organizzato dalla compagnia di Musicultura. Una pioggerellina iniziale non ha guastato il concerto in una piazza Giacomo Leopardi rischiarata dal pallore della luna quasi piena che fa brillare la bianca statua del sommo poeta. Nell’aria si sono librate le delicate note di speranza inneggiate dalla cantautrice simbolo del pacifismo che in oltre 55 anni di carriera ha fatto della disobbedienza civile il suo vessillo più fiero.  Joan Baez, che ha da poco festeggiato con un grande concerto i suoi 75 anni, appare una donna dolce e serena, dalla voce delicata e soave che affida ai suoi testi la forza degli ideali che hanno segnato la rivoluzione culturale degli anni ’60. Canzoni dedicate agli ultimi, ai carcerati, ai deportati, ai migranti, alle vittime dei nazionalismi e delle ingiustizie sociali. Dalla sua voce e dalla sua chitarra la controcultura non appare come un vuoto messaggio illusorio ma come una necessità a cui tendere, soprattutto in un periodo come quello attuale dominato dall’odio e dalla violenza.

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Joan Baez saluta il pubblico di Recanati

Apre il concerto un pezzo ben noto al pubblico: “Un mondo d’amore” di Gianni Morandi, inno al rispetto reciproco tra uomo e donna. «Siete un pubblico fantastico», esclama Baez guardando la piazza bellissima, prima di trascinarla tra le pietre miliari della canzone d’autore, scelte per tracciare un mosaico di tutte le situazioni che meritano di essere combattute. «Chi conosce l’inglese traduca a chi gli è seduto a fianco», ripete più e più volte con in braccio la chitarra, nell’evidente desiderio di non far perdere nel vuoto il significato profondo delle sue canzoni e di quelle degli autori straordinari di cui interpreta le cover. Tra queste “The house of the rising sun” di Eric Burdon and the Animals, canzone dedicata ai vizi e ai derelitti sociali, “Me and Bobby McGee” di Janis Joplin, “Farewell Angelina” di Bob Dylan che racconta di un ragazzo che deve salutare la sua amata perché chiamato alle armi, “Imagine” di John Lennon canzone universale che dipinge un mondo differente, immaginario ma possibile dove gli uomini sono fratelli e vivono in pace.

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Piazza Giacomo Leopardi

Ma il viaggio musicale incontra anche le tradizioni sonore di differenti parti del mondo. L’Italia con la canzone dei partigiani “Bella, ciao”, cantata ad alta voce da tutti i presenti in piazza, “Gracias a la vida” uno degli inni più famosi dedicati alla gioia di vivere, scritta dalla cilena Violeta Parra, pilastro della musica mondiale, “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e Rolling Stones” di Gianni Morandi, che ritrae gli orrori della guerra in Vietnam dagli occhi di un italiano che vede il suo amico americano andare a morire senza ragione. Toccante il momento dedicato alla Turchia con l’interpretazione in lingua originale del brano “Hiroshima” di Nazim Hikmet. «Questa canzone narra di una bambina morta a Hiroshima all’età di 7 anni che ritorna per dire che queste cose non devono succedere. I bambini non sono qui per essere uccisi, i bambini sono qui per mangiare le caramelle». E infine “Deportee” la canzone dedicata ai braccianti stagionali messicani sfruttati e rispediti forzatamente a casa dopo aver prestato duramente servizio, inno per i rifugiati e i migranti.

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Joan Baez canta i suoi inni di pace e speranza

Chiude il concerto l’attesissima “Here’s to you, Nicola and Bart”, la canzone contro la pena capitale che racconta di Sacco e Vanzetti, gli anarchici italiani condannati a morte negli Stati Uniti. Joan Baez con la sua voce immortale trasforma la musica in una visione, ricorda che le canzoni non sono fatte solo per essere ascoltate ma vanno capite, vissute, trasformate in azioni di pace, in inni per fare del mondo un posto migliore. Questo è in fondo il vero senso del cantautorato, trasformare l’ascoltatore in un missionario di speranza che si oppone alle ingiustizie. Il valore del messaggio della Baez è tremendamente attuale, si trova in ogni telegiornale ad ogni ora del giorno; per questo il pubblico la saluta alzandosi in piedi, con il cuore in mano e ringraziandola con un lunghissimo applauso nella città della poesia.

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Joan Baez guarda con piacere piazza Giacomo Leopardi affollata di persone

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Il sindaco di Macerata Romano Carancini con il sindaco di Recanati Francesco Fiordomo

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Adolfo Guzzini

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Joan Baez in Comune a Recanati con il sindaco Francesco Fiordomo

Joan Baez in Comune a Recanati con il sindaco Francesco Fiordomo



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