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(Galleria fotografica di Genesio Medori)
Da sinistra: Giuseppe Rivetti, Maurizio Verdenelli e Maurizio Vecchiola
di Federica Nardi
(Foto di Lucrezia Benfatto)
Un percorso museale dedicato a Enrico Mattei nella sua città? Presto realtà. A sbilanciarsi sul progetto, già annunciato dal sindaco Alessandro Delpriori (leggi l’articolo) dopo l’input del giornalista Maurizio Verdenelli, è l’assessore alla Cultura di Matelica Cinzia Pennesi, a margine del convegno “Immaginare il futuro: la lezione di Enrico Mattei ed Ezio Vanoni”. «C’è la volontà e la necessità di realizzare uno spazio espositivo in una città che parla di Mattei dall’inizio alla fine – ha detto Pennesi – Abbiamo individuato gli spazi nel palazzo dei Filippini. L’idea è quella di creare un percorso multimediale adatto alle scuole per mantenere viva la memoria di Mattei. Una persone icona di innovazione e progresso». Nel museo saranno raccolti, tra gli altri, i materiali degli archivi Eni in un «percorso condiviso da tutti – dice Pennesi – A partire dalla fondazione Mattei e dalla famiglia Mattei che per noi è il primo gioiello della città. Un contributo alla memoria che arricchisce Matelica».
Da sinistra Emanuele Tacconi e Otello Lupacchini
OMBRE SUL PASSATO E SCORCI FUTURI – Nella mattinata l’ex ministro Francesco Merloni (leggi l’articolo) ha parlato agli studenti degli istituti ‘Mattei’ di Matelica e “Dante Alighieri’ e ‘Gentili’ di Macerata, che hanno ascoltato con attenzione anche l’azione drammaturgica affidata alla Compagnia Ctr di Macerata, ispirata ai fatti del 27 ottobre 1962, giorno della morte di Mattei (testo di Lucio Biagioni, voci recitanti Piero Feliciotti e Carlo Rogante, regio Paolo Nanni, contributi video Gabriele Censi). Il pomeriggio poi ha saputo regalare nuovamente ai numerosi presenti il sapore di quel sogno italiano che Mattei ha perseguito fino alla tragica fine della sua vita, il 27 ottobre del 1962.
Una fine improvvisa su cui il magistrato Otello Lupacchini, uno degli ospiti del pomeriggio, ha gettato nuove inquietanti prospettive. Lupacchini rivela che una nota del Foreign office britannico, risalente al 19 luglio del 1962, indicava che «il Matteismo è potenzialmente molto pericoloso per tutte le compagnie petrolifere che operano nell’ambito della libera concorrenza – si legge nella traduzione della nota – Non è un’esagerazione asserire che il successo della politica matteista rappresenta la distruzione del libero arbitrio petrolifero in tutto il mondo». E così il caso Mattei, dice Lupacchini, «è stato deciso dall’Inghilterra. Lui era un visionario che voleva dare all’Italia l’autonomia energetica per portarla nel club di chi gestisce la politica mondiale». E la visione di Mattei si avvera anche oggi, come spiega l’inviato Onu in Africa ed ex dipendente Eni Emanuele Tacconi: «Mattei aveva detto che prima o poi a stroncare il monopolio sul petrolio degli americani ci avrebbe pensato chi il petrolio ce l’ha sotto i piedi. E ora questi paesi ci stanno riuscendo, in un’ottica di lungo periodo, giocando al ribasso sui prezzi del greggio. Mattei a questi popoli offriva un rapporto di collaborazione che non hanno più visto. Ora c’è l’Isis con i sauditi che da trent’anni a questa parte, in paesi chiave come la Libia, hanno cominciato un processo di evangelizzazione in un bacino enorme di musulmani che hanno avuto sempre una visione mistica e pacifica dell’Islam. Mattei aveva cominciato 30 anni prima».
Da sinistra: Alessandro Forlani e Andrea Angeli
MEMORIA E RIMPIANTO – Molti gli interventi del pomeriggio, tutti segnati dalla volontà di immaginare un’Italia ancora animata dallo spirito di Mattei. E così il senatore Alessandro Forlani ha ricordato Mattei e Ezio Vanoni, due uomini che «hanno trasformato l’Italia negli anni 50 e 60. Ma sono stati con noi per troppi pochi anni – Ora è incerto il processo di riforma che ci farà uscire dalla crisi ma focalizzarci sui temi della storia di Mattei può iniettare uno spunto per i mesi che stiamo vivendo». Provoca la politica di oggi il funzionario internazionale Andrea Angeli, quando chiede: «L’Europa è una conquista ma anche una scusa per non agire. Qualcuno si immagina Mattei rispondere a una domanda sui problemi dell’Italia: “ci vuole più Europa”? Che cosa significa? È una parola non rimpiangerlo». Con loro Giuseppe Accorinti, ex direttore della filiale di Genova dell’Eni e presidente della scuola Eni “Enrico Mattei”, che immagina che Italia sarebbe stata se Mattei fosse ancora vissuto: «più ricca, perché non saremmo usciti dal nucleare e l’Eni sarebbe stata più ricca». Ma l’eredità di Mattei c’è stata: «Quando è scomparso ha lasciato 200 dirigenti, età media 38 anni. 200 ingegneri tutti trentenni, 2000 dottori, 3000 periti e geometri e 300 periti geologi – dice Accorinti – È questa la migliore eredità dell’ingegnere Mattei». E nel convegno arriva anche il messaggio delle monache clarisse di Matelica, letto dall’attrice Roberta Sarti: «ringraziamo Dio per avercelo fatto conoscere. Dobbiamo tornare in sintonia con l’anima di Enrico Mattei per tornare in sintonia con la sua visione».
Il caso Mattei,il caso Italia – voci narranti : Roberta Sarti e M. Angeletti
Giuseppe Accorinti
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Ma questa corposa eredità di 200 dirigenti, poi che cosa ha fatto?
Non si capisce se Mattei era in campo petrolifero un ostacolo al monopolio oppure alla libera concorrenza. Decidetevi.
Ogni imprenditore che deve conquistare uno spazio di mercato agisce contro lo status quo precedente e quindi specie in settori come quelli dell’energia contro situazioni se non di monopolio certamente di oligopolio. Una volta che l’impresa e’ cresciuta e acquistato il suo spazio di mercato il suo comportamento tende quasi sempre a difendere la nuova condizione di potere economico . E ‘ per certi versi inevitabile per questo il ruolo dello stato deve essere a difesa del mercato e quindi favorire la nascita e lo sviluppo di nuove imprese
Attenti che la perfida Albione non congiuri anche contro lo spiritismo matteista.
Mattei era contrario al monopolio petrolifero internazionale e per questo forse fu ucciso.