Il castello di Brunforte e la possibilità che venga venduto continuano ad infiammare gli animi dei loresi. L’ennesima occasione per manifestare l’attaccamento al sito è stato il consiglio comunale aperto di questa mattina per il quale si era creato nei giorni scorsi un clima di forte attesa.
E’ stato il sindaco Ilenia Catalini a spiegare le ragioni e le caratteristiche della vendita alla famiglia Mosiewich: «Il Castello-monastero, austero e silenzioso come lo era stato per trecento anni di convento domenicano, è rimasto privo dell’essenza che ne costituiva la storia: le sue occupanti. A noi, amministratori, consiglieri, cittadini, è toccato il compito di esprimere un parere ed una posizione rispetto ad una proposta di acquisto da parte di una famiglia che intende non solo comprarlo ma realizzarvi un progetto per la nostra comunità».
Da quando la famiglia ha comunicato a Pasqua le sue intenzioni l’amministrazione ha iniziato un lavoro congiunto con le minoranze volto alla realizzazione di una bozza di convenzione che garantisse la fruibilità pubblica e la valorizzazione del Castello-Museo. «La possibilità che il Castello sia privato non può essere vista come una sciagura – ha detto oggi il sindaco Ilenia Catalini – ma come un dono ed un opportunità per il Paese tutto. Allo stesso tempo, però, ciò non può essere un salto nel buio. Per questo motivo, abbiamo trovato alcuni punti di accordo con gli aspiranti proprietari che tutelano la comunità».
Questi gli aspetti che secondo il sindaco garantiscono il rispetto del bene: «Le convenzioni stipulate con le domenicane, oramai in scadenza (salvo rinnovo la scadenza è prevista per il 2018) sulla visita della cucina del ‘600 e del refettorio, rinnovate a tempo indeterminato insieme al coro ligneo e alle cellette delle suore; il rinnovo degli accordi di godimento dei locali del Museo delle Due Guerre ampliato di un ulteriore vano; la reimmissione in possesso delle due stanze della Torre Civica già proprietà comunale, ma rimaste in possesso al Convento. A questi impegni già coercitivi se ne aggiungono altri cui dare corpo entro 90 giorni dalla conclusione dell’iter riaperto in Soprintendenza quali la realizzazione di un museo dedicato ai Trecento anni della storia delle Domenicane e la costituzione di una Fondazione. Accordi che – spiega il Sindaco- non sono solo promesse incoercibili. Infatti, l’impegno sottoscritto bilateralmente tra Comune e Aspiranti proprietari sarà oggetto di specifiche prescrizioni da parte della Sovrintendenza che rilascia il nulla osta e i proprietari saranno chiamati ad ottemperarvi. Non solo: l’accordo prevede anche la futura realizzazione di una Fondazione che gestirà il Castello e il Museo delle Domenicane. Quanto ai tempi di visitabilità verranno definiti contestualmente al rilascio del nulla osta direttamente in sinergia con la Soprintendenza, questo ad ulteriore garanzia dei cittadini».
Diversi sono stati i punti contestati dall’opposizione e dai componenti del comitato contrario alla vendita. Secondo il sindaco, sono stati solo tentativi di far saltare la seduta. «Sono molto dispiaciuta di quanto accaduto oggi – ha commentato il sindaco perché ho capito che prendere tempo avrebbe solo paralizzato una situazione che non si vuole risolvere. Il progetto condiviso contiene spunti importanti di lavoro e il Comune non sarà un soggetto passivo in questo. Anche perché quello che si andrà a decidere non esclude finanche delle autorizzazioni urbanistiche che verranno accordate sulla base di un progetto congiunto. Se non si capisce che qui non è in gioco la sola vendita del Castello ma un progetto più importante di sviluppo della Comunità, non si è capito lo spirito con cui amministrazione e privato stanno collaborando».
Il sindaco critica anche l’idea della prelazione sul bene, suggerita dall’opposizione rappresentata da Robertino Paoloni: « E’ pura utopia. Basta guardare le casse dell’ente per rendersi conto che l’acquisto di un bene dal valore di 2 milioni di euro significa indebitare due generazioni di loresi per poi non essere capaci di poterlo adeguatamente utilizzare visto che per renderlo fruibile o economicamente sfruttabile occorrono investimenti ingenti. Il rischio – dice il sindaco – è che si finisca per commettere l’errore che venti anni fa si fece vendendo un bene produttivo per acquistare un immobile- Palazzo Cecchi – che nel frattempo sta implodendo su se stesso; il tutto mentre i cittadini ancorano pagano il mutuo acceso per acquistarlo. Spiace constatare che anche davanti ad opportunità come questa ha prevalso un sentimento di strumentalizzazione politica. Se la minoranza avesse continuato a lavorare sulla proposta sarebbe stato concretizzato anche un risultato più soddisfacente. La posizione di proporre un progetto agli acquirenti e dirgli che se non accettavano quello, la proposta non veniva votata era una provocazione per tirarsi indietro dalla trattativa e non assumersi responsabilità. Dispiace che ciò divida specie considerando che si dovrebbe tutti lavorare per un progetto a vantaggio della comunità».
Al consiglio era presente anche Elvio Tedeschi, residente a Loro Piceno che, in passato, ha svolto per cinque anni il ruolo di vice sindaco e per dieci è stato consigliere di minoranza. «In qualità di cittadino e di ex amministratore sono molto amareggiato. Ho assistito ad un consiglio comunale mai visto in tutta la mia vita, anche se durante i miei mandati di questioni delicate, come la discarica Bonfranceschi, ne ho vissute. Il sindaco ha dichiarato che loro avevano già preso una decisione, quindi, già per questo non si capisce il motivo della convocazione di un consiglio pubblico. Più volte il primo cittadino ha zittito le tante persone presenti urlando in malo modo, cosa anche questa alla quale non mi era mai capitato di assistere. C’erano addirittura molti carabinieri, quasi che il dispiegamento di forze fosse necessario come in uno stadio per garantire l’ordine pubblico. Il comandante della stazione, infatti, ha dovuto riprendere un consigliere di maggioranza per i toni che stava usando. Non voglio entrare nel merito dei contenuti e delle scelte, che comunque non mi trovano d’accordo, visto che si tratta di decisioni che adotta una maggioranza. Più volte è stata chiesta al sindaco una proroga da parte dei presenti, minoranza e pubblico. Si trattava di aspettare, visti i diversi emendamenti presentati, si chiedeva solo di prendere tempo per poterli analizzare e approfondire. Invece nessuno ci ha ascoltato. Allora, a quel punto, siamo tutti usciti dalla sala consiliare».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Il simbolo di Loro Piceno non è il vino cotto, ma il castello di Brunforte. Come il simbolo di Corridonia non è la statua di Filippo Corridoni in piazza del municipio, ma il convento degli Zoccolanti, che l’amministrazione Calvigioni ha deturpato con un’antenna di 36 metri, non richiesta neanche dall’Enel, e senza ascoltare il parere dei cittadini.
Sarei anche io preoccupato per la vendita a privati del castello. Però, il costo dell’acquisto per i cittadini sarebbe eccessivo, soprattutto se dovesse mancare una conveniente utilizzazione, ripagante al massimo della spesa.
Consiglierei l’amministrazione di discutere soprattutto con tutti i cittadini, che sono i diretti interessati, e tenere conto delle loro decisioni (e del loro portafoglio).
Non sono addentro alla questione, e me ne scuso. Però, almeno, pur in mano a privati il castello non verrebbe abbattuto, o deturpato. Quindi il simbolo rimarrebbe. Mentre i nostri Zoccolanti sono stati deturpati dall’antenna e come tali rimangono.
La cucina del’600, nei locali del monastero domenicano, insieme al Museo delle due guerre sono delle perle preziose nell’offerta turistica del maceratese. Non capire che la promozione del territorio, con questo patrimonio, la può fare oggi solo l’imprenditoria privata significa lasciare le cose come stanno e piano, piano, mandarle alla malora.
Caro Giorgio, come vedi, gli Zoccolanti a Corridonia, lo spazio verde dell’asilo Green a Tolentino, il Castello Brunforte di Loro Piceno, e tanti altri casi analoghi dimostrano che siamo più o meno di fronte sempre allo stesso problema, quello della politica sempre più assediata e preda di potenti e danarosi “faccendieri” che la convince a usare e svendere il bene pubblico (in questo caso a non acquistare, non esercitare un diritto di prelazione).
Conventi, fiumi, Castelli, beni storici che si vuole vendere e usare per il solo valore materiale dei “quattro mattù” di cui sono fatti, che invece per la cittadinanza hanno anche un’altra valenza, ben più alta del solo valore economico.
A quanto mi risulta anche a Loro Piceno la popolazione è indignata ma la prepotenza vince: consiglio comunale aperto e amministrazione sorda che fa la voce grossa (il carabiniere che riprende il consigliere di maggioranza per i toni eccessivi…):
Ma allora che che lo hanno indetto fare?
Inoltre, dietro queste “imprese” quasi sempre non perfettamente trasparenti, fatte da amministrazioni compatte la cittadinanza si trova divisa e di fronte ad accordi già presi (debiti elettorali?) per cui alla fine conta tutto tranne la volontà popolare, la cittadinanza, quella che alla fine si rassegna sempre perché secoli di storia gli hanno dimostrato che comandano sempre altri, come sintetizzò bene Trilussa in quella poesia che ispirò una felice battuta ad Alberto Sordi in versione Marchese Del Grillo: “Me dispiace, ma io so’ io e voi non siete un caxxo”:
Insomma Abbiamo Sindaci quasi sempre in accordo con i ricchi e potenti, che anziché essere paladini del popolo lo combattono, e che a volte sembrano essi stessi proprio l’espressione di questi nuovi feudatari.
Un esempio illuminante di come le cose potrebbero andare diversamente: a Tolentino nei primi anni 70 quando Roberto massi acquisto il Castello della Rancia molti parlavano di follia e soldi buttati al vento: quanti di loro oggi sono ancora della stessa opinione???
Un altro fatto è che un castello non è un bene storico che appartiene solo al borgo attiguo ma a tutta la comunità in modo più ampio: la provincia, la regione… forse la torre di Pisa è solo dei pisani e non di tutta l’Italia?
allora io dico, DOV’E’ LA SOPRINTENDENZA? COSA FA? avrà lo stesso poco nobile comportamento tenuto a Corridonia?
se è così non c’è scampo e ringraziamo il cielo se il castello non finisce in mano di Russi o Giapponesi (non me ne vogliano questi…)
E poi, altro tassello dell’identikit della “solita storia” alla quale stiamo assistendo.
Anche qui si va di fretta, contrastando quello che chiedono i Loresi, cioè tempo.
Domandiamoci il perché…
Infine, ma è la cosa più importante visto che anche qui si usa il grimaldello dei soldi al quale il popolino è sensibilissimo:
quanto vale il castello? a quanto verrà venduto? è vera la cifra di cui si parla in questo articolo (forse gonfiata per portare la ragione a favore di chi lo vorrebbe di proprietà “forestiera”) o è vera quella, molto minore, di cui ho sentito parlare in giro e che non è poi così irraggiungibile?
L’unica cosa irraggiungibile mi pare ancora una volta la capacità di ragionare di chi ha il potere e di stare dalla parte della cittadinanza, della sua memoria storica, del suo amore per monumenti che hanno un valore che va ben al di la’ dei mattoni con cui sono fatti.