di Walter Cortella
È trascorsa appena una settimana dai festeggiamenti per i 20 anni di attività de “I Picari” e già l’evento appartiene alla piccola storia quotidiana. Sono stati quattro giorni intensi, nel corso dei quali i numerosi amici di quella allegra brigata dal carattere squisitamente picaresco hanno avuto modo di ripercorrerne, in un’atmosfera festosa e coinvolgente, il ventennale cammino artistico. Aggirandosi tra premi e cimeli accumulati negli anni e fantasiosi costumi di scena esposti agli Antichi Forni di Macerata, gli ospiti hanno rivissuto la lunga avventura teatrale de “I Picari” ed hanno anche assistito ad una piacevole serie di brevi performances, piccoli assaggi della loro bravura attoriale, con una sortita nella commedia dell’arte con le avventure di Sior Pantalone e Arlecchino, interpretati da una sorprendente Barbara Manconi e da un Leonardo Gasparri in continua crescita, nel teatro per bambini con “Una piccola storia gattesca” di Riccardo Nocelli e in quello contemporaneo con una divertente “Serata Benni”, in compagnia di Lucia De Luca, Gigi Santi e Stefania Colotti.
A conclusione della quattro giorni, è andato in scena al Lauro Rossi “Del don Giovanni”, la loro ultima fatica che sta ottenendo un enorme successo in varie “piazze” italiane. Nel corso delle varie serate sono stati serviti gustosi aperitivi a base di piatti in tema con lo spettacolo allestito di volta in volta. Una festa in grande stile, alla quale hanno preso parte vecchi amici della compagnia ma anche molte new entry, persone che hanno avuto modo, forse per la prima volta, di entrare in contatto con essa. In un’atmosfera allegra, “I Picari” hanno voluto festeggiare i loro primi quattro lustri di attività. Venti anni non sono molti in assoluto, ma in termini relativi costituiscono un bell’arco di tempo durante il quale essi hanno fatto cose davvero importanti. Non è questa la sede né il momento adatto per scrivere la storia de I Picari. Il mio pezzo vuol essere solo un piccolo omaggio alla bravura di tutti i componenti del gruppo, in occasione della festa di compleanno. Mi limiterò, pertanto, a ripescare dalla memoria, con tutti i rischi del caso, un po’ di ricordi di giornalista che ha seguito il loro cammino ventennale, dapprima sulle colonne dei cartacei e poi sulle pagine virtuali di Cronache Maceratesi.
Ricordo nitidamente il loro felice debutto nel lontano maggio 1995, quando al Lauro Rossi misero in scena “La grande magia” di Eduardo De Filippo, con la regia di Sante Latini e le gradevoli coreografie di Barbara Staffolani. Quell’articolo costituisce, in certo qual modo, il certificato di nascita della neonata compagnia, ultima arrivata nella grande famiglia delle formazioni teatrali della nostra città. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e molta polvere di palcoscenico hanno respirato quei ragazzi, alle prese sempre con testi teatrali di un certo impegno. Ma fin da subito fu facile cogliere nella loro ancora acerba interpretazione una indubbia potenzialità che sarebbe esplosa nel tempo, fino a fare di quel manipolo di giovani e volenterosi attori un gruppo di elevata caratura artistica che da anni ormai tiene alto il nome del buon teatro amatoriale. Tanti sono i successi ottenuti un po’ ovunque e legittimati da numerosi premi ricevuti in importanti festival nazionali. Nell’arco di questi venti anni ho visto “I Picari” impegnati in almeno sedici lavori diversi, da “L’Avaro” a “Gli esami non finiscono mai”, da “Pomeriggio con Cechov” a “Questi fantasmi”. Ho assistito a “Liolà” e a “I Menecmi”, spettacoli proposti con coraggio dal regista Francesco Facciolli in versioni davvero originali, con contaminazioni e variazioni interessanti e qualificanti, arrivando al punto di delocalizzarli in maniera magari opinabile per qualcuno, ma sicuramente d’effetto. Sposta, ad esempio, l’opera di Pirandello dalla Sicilia in quel di Napoli e raddoppia i due fratelli plautini, arricchendone la vicenda con il contributo di altri importanti autori. Risultato: due opere, replicate più volte, in certo qual modo nuove, originali e di notevole pregio artistico che hanno portato “I Picari” alla ribalta del teatro che conta. Per non parlare delle reiterate e felici sortite nel mondo della commedia dell’arte, con “Arlecchino a Pulcinella”, talvolta insieme sulla scena.
E che dire del grande “Pulcinella” di Manlio Santanelli? Un allestimento che ha favorevolmente impressionato lo stesso autore che, al termine della prima al Velluti di Corridonia, rivolto al protagonista, Francesco Facciolli, disse: «Bravo, non hai sbagliato nemmeno un attacco». E ricordo ancora molto bene anche il commento della signora Santanelli, durante lo spettacolo: «Non ho mai visto mio marito così felice al debutto di un suo lavoro». Quel Pulcinella, interpretato con assoluta bravura da un Facciolli strepitoso e sempre più a suo agio nel complesso personaggio della tradizione partenopea, nel 2009 ha rappresentato l’Italia al prestigioso Festival mondiale del teatro amatoriale di Montecarlo. Ebbene, in quella sorta di olimpiade che si tiene ogni quattro anni nel piccolo principato e alla quale ogni compagnia del mondo aspira a partecipare per una sola volta nella sua vita, “I Picari” hanno ottenuto un incredibile successo di critica e di pubblico, paragonabile a quello ottenuto nel lontano 1989 dal gruppo “Te.Ma.” di Macerata con un memorabile “Don Chisciotte” di Azcona-Scaparro-Kezitch, diretto da Diego Dezi e interpretato dalla superba coppia formata da Paolo Piangiarelli e Piergiorgio Pietroni. Il successo de I Picari è stato di tale portata che Francesco Facciolli, nel 2013, è stato chiamato a tenere nella località monegasca uno stage sulla commedia dell’arte ad allievi provenienti da tutto il mondo. Una soddisfazione non da poco, tenuto conto che corsi del genere sono appannaggio esclusivo di professionisti di assoluto valore internazionale. Un riconoscimento «al merito» che vale più di una medaglia d’oro.
Accanto a questi spettacoli di successo, la compagnia ha messo in scena altri piccoli capolavori, come il più volte replicato “Il diavolo con le zinne”, di Dario Fo, che ha portato alla ribalta una sorprendente Scilla Sticchi nei panni di Pizzocca Ganassa, la rozza serva longobarda, “Le voci della collina” di Edgar Lee Masters e “Le une e le altre”, un collage di figure femminili tratto da Gloria Calderon Kellet, entrambe per la regia di Lucia De Luca. Ma non bisogna dimenticare “Voglia di volare” di Sergio Cicconi, “Picasso ha dormito qui” di Robin Hawdon, con l’esordio alla regia di Andrea Pensini e “La ridiculosa historia di Pulcinella cornuto” di Molière, diretta da Riccardo Nocelli e ultimo in ordine di tempo, il pluripremiato “Del Don Giovanni”, tratto da vari autori (Mozart, Da Ponte, Tirso de Molina, Goldoni), rappresentato la scorsa estate anche a Tours, in Francia. In questo suo ultimo lavoro, già più volte replicato e sempre con grande successo, Facciolli inserisce ancora il “suo Pulcinella”, ponendolo al servizio del suo padrone, quell’incauto don Giovanni (interpretato da un Leonardo Gasparri ormai maturo), instancabile seduttore, che osa sfidare il Cielo, sordo alle parole del fedele e giudizioso servitore che lo esorta ad una vita più morigerata e rispettosa delle donne. Sul registro dei visitatori, all’uscita degli Antichi Forni, qualcuno ha scritto «Venti volte venti, Picari!» Esagerazione a parte, auguriamo sinceramente lunga vita artistica a questo valente gruppo, instancabile fucina di tanti giovani promettenti.
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