Indesit, assemblee negli stabilimenti sull’accordo

Martedì 10 i referendum. Spacca: "Un'intesa che evita oltre 1.400 licenziamenti, difende il lavoro e la coesione sociale". Fiom Cgil: "Gli stabilimenti di Fabriano restano a rischio" Sel: "Non è questa la politica industriale che il governo deve mettere in campo"

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indesitAl via da oggi le assemblee negli stabilimenti Indesit sull’ipotesi di accordo siglata nella scorsa nottata da Fim, Uilm e Ugl, ma non dalla Fiom. Un “buon accordo”, secondo l’Ad e presidente Marco Milani (leggi l’articolo). Le consultazioni partono da Caserta, venerdì negli stabilimenti fabrianesi di Melano e Albacina, lunedì a Comunanza,  poi martedì 10 dicembre la parola passa ai lavoratori con il referendum nelle fabbriche.

Gian Mario Spacca

Gian Mario Spacca

Il commento del presidente della Regione Gian Mario Spacca:  “Un’intesa che evita oltre 1.400 licenziamenti, difende il lavoro e la coesione sociale, è un risultato positivo, ottenuto grazie a un grande senso di responsabilità in una fase estremamente difficile per l’economia delle Marche. La Regione si è impegnata per raggiungere questo risultato che cerca un compromesso tra tutela sociale e competitività, com’è nella tradizione delle relazioni industriali marchigiane, ma anche per dare prospettive di sviluppo al territorio. L’intesa raggiunta, infatti, ricerca la difesa dell’occupazione, del lavoro e la coesione sociale della comunità, evitando licenziamenti e confermando sostanzialmente il radicamento in Italia delle produzioni. È significativa perché pone basi concrete per attivare una reale politica industriale di rilancio del settore  degli apparecchi domestici e professionali nel territorio, come fermamente richiesto dalla Regione Marche. La conferma del progetto di piattaforma fisica di ricerca e innovazione, l’avvio del tavolo di settore, la previsione di una zona agevolata per gli investimenti: sono elementi concreti e decisivi per avviare una politica di sviluppo che offra una prospettiva industriale e consenta di guardare al futuro con maggiore fiducia”.

fiom-indesit-comunanzaFabrizio Bassotti, della Fiom Cgil di Ancona, in relazione all’accordo non siglato dal suo sindacato con l’azienda di elettrodomestici, al contrario di Fim, Uilm, Governo e Regioni spiega le motivazioni della scelta: “Gli stabilimenti Indesit di Fabriano restano a rischio. A loro e ad un sito terzista in Umbria si toglie il montaggio dei piani cottura mentre si portano i piani ad incasso che sono una produzione assolutamente marginale, e che il gruppo fino ad oggi importava dalla Spagna.  La stessa Indesit in sede di trattativa ha detto che la produzione può riassorbire 300 addetti su 1400:  1100 restano un incognita che l’intesa del 3 dicembre non affronta se non con un impegno dell’azienda ad utilizzare gli ammortizzatori sociali. Noi vogliamo che il confronto si riapra per garantire il futuro dei lavoratori e degli stabilimenti produttivi”.

ricciatti

Lara Ricciatti

Commenta  l’accordo sottoscritto anche la deputata marchigiana di Sel   Lara Ricciatti:  “Non basta che l’accordo sottoscritto presso il Ministero per lo Sviluppo Economico preveda lo stop ai licenziamenti per i prossimi cinque anni per l’Indesit, l’azienda di elettrodomestici di Fabriano con stabilimenti a Comunanza e Caserta, in crisi da diverso tempo. Non basta perché innanzitutto si gestisce una crisi di mercato con i contratti di solidarietà e la cassa integrazione ma, soprattutto, si delocalizzano di fatto le produzioni.  In Italia  – continua la deputata di Sel-  si prevedono i contratti di solidarietà e la Cig mentre la produzione all’estero continua a scapito degli stabilimenti italiani. Per Sinistra Ecologia Libertà non è questa la politica industriale che il governo deve mettere in campo. Sel si aspettava dal governo qualcosa di più, rimangono irrisolti, e fuori dall’accordo, i problemi posti in questi sette mesi di trattativa: il futuro degli stabilimenti italiani, la vendita del gruppo e la salvaguardia dei livelli occupazionali. Si salvano posti di lavoro, a carico dello Stato, ma non si danno garanzie ai lavoratori sul futuro del proprio posto di lavoro”.



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