di Marco Ferracuti*
Dal punto di vista del lavoro il 2012 è l’anno peggiore dall’inizio della crisi. Dal 1 gennaio al 31 dicembre sono state autorizzate 6.459.773 ore di cassa integrazione, con un aumento del 45% rispetto al 2011. Superato del 10% anche il valore, finora record, fatto registrare nel 2010.
Non va meglio dal punto di vista della disoccupazione. Sono 3.114 i lavoratori licenziati che sono finiti nelle liste di mobilità, solo il 26% dei quali (794) possono godere dell’indennità. Un aumento del 47% rispetto al 2011 e del 14% sul 2009, finora l’anno peggiore dall’inizio della crisi per questo indicatore. Nel solo mese di dicembre 2012 sono stati iscritti nelle liste di mobilità 585 lavoratori, contro una media dei mesi precedenti di 149 lavoratori al mese. Un dato che va integrato con quello relativo alle 9.952 richieste di indennità di disoccupazione pervenute all’Inps nel 2012.
Particolarmente drammatica la situazione delle piccole imprese artigiane. Il 53% delle ore di cassa integrazione autorizzate (3.406.162) sono “in deroga”, cioè destinate a quelle imprese – come le piccole imprese artigiane appunto – escluse per legge dagli ammortizzatori sociali tradizionali, e per le quali ogni anno, vengono stanziate risorse con provvedimenti “ad hoc”. Rispetto al 2011 le ore di cassa in deroga autorizzate sono aumentate del 54%, segnando un valore molto vicino a quello record del 2010, rispetto al quale si ha una riduzione del 12%. Nel complesso sono state presentate 1.236 domande di cassa integrazione in deroga. Coinvolte 960 imprese e 5.080 lavoratori.
Diminuiscono le nuove assunzioni (48.251, – 6% rispetto al 2011). Le forme contrattuali che prevalgono sono il tempo determinato (31%), il lavoro intermittente (16%) e la somministrazione di lavoro interinale (9%). Solo il 10% dei nuovi assunti hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato.Dal 2008 ad oggi sono fallite 343 imprese. Anche in questo caso il 2012 segna un valore record, con 84 imprese fallite (+13,5% rispetto al 2011). Un dato confermato anche dall’Ufficio Vertenze della Cisl di Macerata, che nel 2012 ha recuperato circa 1.800.000 € per conto di lavoratori dipendenti delle imprese soggette a procedure concorsuali, senza tenere conto delle vertenze individuali.
La situazione è molto grave e richiede interventi urgenti e mirati. Sui settori tradizionali come il manifatturiero è necessario sviluppare qualità e innovazione. Allo stesso tempo bisogna puntare su settori nuovi e di prospettiva, come cultura, turismo e filiera agro alimentare di qualità.
Ma la qualità non si improvvisa. Le nostre aziende vanno aiutate con politiche infrastrutturali che rendano disponibili energia a costi ridotti, banda larga e una rete di trasporti più agevole ed efficiente. Servono poi formazione – non solo per i lavoratori ma anche per gli imprenditori – ed orientamento, con un ruolo più forte dei centri per l’impiego, che devono essere messi in condizione di realizzare una presa in carico reale dei lavoratori.Dalla crisi non usciremo senza aumentare la produttività del lavoro. Per questo è necessario rilanciare la partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa, sviluppando la contrattazione sui luoghi di lavoro con incentivi legati ai risultati aziendali, sulla scia dell’accordo nazionale sulla produttività.
Il 2013 sarà un anno difficilissimo e decisivo. Le decisioni che prenderemo ora condizioneranno il futuro. Va rilanciato il tavolo provinciale di concertazione tra istituzioni e forze sociali, uno strumento fondamentale che va convocato con maggiore costanza per decidere insieme quelle azioni di cui il nostro sistema ha urgente bisogno.
* Marco Ferracuti, segretario provinciale Cisl
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Ogni forma di poverta’ materiale e’ legata alla mancata adozione delle tecnologie adeguate per combatterla.
( da Google )
L’economia è in crisi e quindi la disoccupazione sale perchè la classe politica nazionale formata da decine di partiti è incapace di fare quelle riforme che sono necessarie e che gli altri paesi hanno fatto. Non c’è bisogno di inciuci con i sindacati, nè concertazioni nè tavoli istituzionali, solo riforme. Bisogna liberalizzare, privatizzare, ridurre la spesa pubblica improduttiva, ridurre la pressione fiscale, riformare il mercato del lavoro rendendolo più flessibile e al passo coi tempi, sburocratizzare l’economia in generale.
…….Concetti come statalismo e liberismo oggi non hanno alcun senso. Liberisti e statalisti potrebbero chiamarsi triceratopi e velociraptor, e renderebbero meglio l’idea del loro posto nel mondo moderno: il museo……..
( da Google )
In attesa delle “grandi riforme” ( quali, come e quando?) che dovrebbero essere fatte da Parlamento, fare qualcosa di utile a livello locale non mi pare affatto sbagliato.
Altrimenti restano il chiacchiericcio un po’ ideologico e pressappochista del web.
Si ma adesso con il redditometro e l’inasprimento dei controlli e con l’aver salvate le province tutto torna apposto!
Non voglio fare l’esperto economico, ma questa situazione drammatica attuale era prevedibile già fin dai primi del 2012 dopo l’approvazione della finanziaria del governo Monti. Con l’aumento e l’introduzione di tasse dirette (IMU) ed indirette (aumento della benzina, luce , metano, gas sui bombolotti, altre accise) è naturale che portava ad una contrazione di consumi e quindi all’aumento della disoccupazione. Non si vede la luce che dice Monti alla fine, anzi, credo che il 2013 sarà peggiore del 2013. Il nuovo governo , di qualunque colore sia non dovrà fare quello che ci chiede l’Europa (ossia la Germania) ma deve fare un qualcosa nell’interessa del nostro paese. E’ inutile che in Europa si parla bene di Monti e dell’Italia quando nel 2012 si è avuto un impoverimento della popolazione. E’ un discorso che non mi torna.
Ma che cosa c’entra l’Europa o la Germania?
L’enorme debito pubblico e la bassa crescita economica sono problemi nostri, non dell’Europa o della Germania.
La finanza internazionale ha attaccato noi per la nostra debolezza economica, politica e finanziaria, non perché siamo in Europa o perché la Germania è cattiva.
Uno dei problemi è l’eccessivo carico fiscale che grava su tutti; imprese e cittadini.
Ora ci mettono anche il redditometro che contrarrà ulteriormente i consumi.
Sinceramente non ho fiducia nel futuro…
Il problema vero, axel, è che il carico fiscale non grava su tutti, ma soltanto su quelli che le tasse le pagano.
Si calcola che l’evasione fiscale ammonti ad oltre 255 miliardi di euro. Una somma strabiliante: vale fra il 16,3% e il 17,5% del Pil.
Se il carico fiscale gravasse su tutti, le tasse potrebbero essere sensibilmente abbassate.
E i consumi protrebbero risalire.
E l’economia ripartire.
E il rapporto debito/PIL migliorare fino a consentire un avanzo primario da destinare ad abbattimento del debito.
Con conseguente calo dei tassi sui titoli di Stato e, quindi, minor costo del debito stesso.
Che significa avere più risorse per finanziare la scuola e la ricerca, fare gli investimenti strutturali, potenziare i servizi pubblici ecc.
Tutte cose che favoriscono la crescita economica, che a sua volta migliora il rapporto debito pubblico/IPL ecc. ecc.
Far pagare le tasse a tutti è, dunque, se non l’unico uno dei modi possibili per mutare il circolo vizioso in cui siamo impantanati in un circolo virtuoso.
E’, ovviamente, anche il modo più equo.
Sarà per questo che non si è mai voluto attuarlo su serio?
Marco, quello che affermi è la sacrosanta verità, ma i sindacati (tutti) fanno parte del sistema e non sono esenti da colpe.
Ciao Francesco
Aridaje coi Sindacati. Ma che stanno al governo? Ma non si riesce più a fare le debite distinzioni rispetto alla situazione in cui ci troviamo?
Un’evasione fiscale vergognosa come quella richiamata da @Moby Dick è colpa dei Sindacati ?
Allora di ogni singolo elettore che per anni ha sostenuto ciecamente e ostinatamente certi governanti che a tutto pensavano meno che alle sorti del Paese, cosa si dovrebbe dire ?
I sindacati sono complici del sistema corrotto-clientelare-mafioso che ci sta ingurgitando. Inutile negarlo.
Basta con le concertazioni, gli incontri, le riunioni e tutto ciò che serve ad ingrassare la macchina del sistema. Ci vogliono solo le riforme:
stop al debito pubblico con vendita di parte del patrimonio immobiliare e porzioni di consorziate
riduzione costi politica
riduzione sprechi pubblici
imu non solo a noi pecore, ma ANCHE A CHIESA, PARTITI, FONDAZIONI BANCARIE
abolizione irap
vera concorrenza
stop alle lobbies (farmacie, medici, notai, avvocati e persino, pensate un pò, i taxisti… che vergogna..)
stop alla corruzione che infesta il paese, con gli amici, parenti ed ammenicoli vari, incompetenti, che occupano ogni posto con un minimo di potere.
Il resto sono chiacchiere!!
Per paoolo: non e’ da Google, ma dal blog del mitico Uriel Fanelli.