FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club Italiano, WWF Italia, sollecitano, al Ministro Clini ed alle Regioni competenti, la ricerca di una rapida intesa per assicurare il governo ordinario dell’ Ente Parco nazionale dei Monti Sibillini: “ Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini attende da oltre sei mesi la nomina del Presidente. Il ritardo è dovuto alla mancata intesa tra il Ministero dell’Ambiente e le Regioni competenti. Queste ultime stanno cercando d’imporre al Ministero nomine legate a interessi localistici, senza alcuna competenza e esperienza in campo ambientale o, peggio, cacciatori, dimostrando un sostanziale disinteresse verso le reali finalità dei Parchi. Dal 17 giugno ad oggi le Regioni Umbria e Marche non sono riuscite a trovare con il Ministro Corrado Clini un accordo sulle nomine, aprendo la strada ad un inevitabile commissariamento. Serve da parte di tutte le Regioni la volontà di raggiungere una rapida intesa per il corretto funzionamento istituzionale del Parco che deve essere messo rapidamente nelle condizioni per svolgere efficacemente i compiti ad essi affidati per la conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio naturale. Le funzioni del Presidente sono oggi affidate pro tempore al Vicepresidente che terminerà però il mandato alla scadenza dell’attuale Consiglio direttivo”
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.greenreport.it%2F_new%2Findex.php%3Fpage%3Ddefault%26id%3D%252019847&h=UAQENFu6J
Le qualità di un presidente di Parco
[ 15 gennaio 2013 ]
Giampiero Sammuri, presidente Federparchi
Negli ultimi giorni si è acceso un dibattito – peraltro non è la prima volta che accade – sulla figura del presidente di Parco. Ad innescarlo le nomine, ancora in itinere, nei parchi nazionali delle Foreste Casentinesi e dei Monti Sibillini. Anche alcune associazioni ambientaliste hanno sollecitato, giustamente, delle decisioni rapide per evitare fasi commissariali.
Fino ad oggi devo riconoscere al ministro Clini il merito di aver risolto velocemente quasi tutte le nomine, superando anche alcune annose gestioni commissariali. Si è sempre passati, come è giusto e come prevede la legge, attraverso proficue concertazioni con le regioni. Penso all’Appennino Tosco-Emiliano, all’Appennino Lucano, all’Alta Murgia, al Gargano, e al Pollino, alle Cinque terre, all’Arcipelago toscano; e ancora Maddalena, Maiella. In tutti questi casi il Ministero ha trovato soluzioni in tempi brevi senza bracci di ferro con le Regioni, segnando un metodo ‘di svolta’ e andando oltre esperienze del passato che io mi auguro davvero superate.
Adesso rimangono solo quattro parchi senza un presidente: i due citati all’inizio più quelli dell’Aspromonte e di Abruzzo Lazio e Molise.
Ma che caratteristiche deve avere il presidente di un parco? Se facciamo riferimento alla normativa, la Legge 394 del 1991, nulla dice rispetto a questo argomento, lasciando il ministro libero nella scelta, purché d’intesa con le Regioni. Ecco che allora entriamo nel campo delle opinioni e per questo esprimo le mie, che sono frutto dell’esperienza maturata negli anni e della conoscenza diretta di decine (forse centinaia) di presidenti di parco.
Direi che c’è una prima serie di prerogative che a mio avviso sono comuni a qualunque amministratore pubblico e che quindi, anche il presidente di un parco deve possedere: l’onestà, il rispetto e l’orgoglio di rappresentare un’istituzione, la voglia di impegnarsi in un contesto pubblico, la capacità di saper ascoltare con attenzione anche chi esprime opinioni diverse dalle proprie, e ancora la capacità di mediare per raggiungere un risultato, la dote di leadership, la disponibilità al confronto con chi svolge gli stessi compiti in altri territori. Ma non è tutto. Per fare bene il presidente di Parco sono necessarie anche altre cose, in realtà utili anche all’amministratore di un Comune o di una Provincia: e cioè sensibilità verso le tematiche ambientali, curiosità e rispetto verso la scienza, conoscenza degli usi e costumi locali, delle tradizioni.
Non voglio eludere un punto dibattuto: il presidente di un parco deve essere un esperto di ambiente? Io ritengo che la competenza in campo ambientale possa senz’altro aiutare, ma sono altri, come ho detto, i requisiti propedeutici. Io sono biologo, mi occupo da sempre di biodiversità e ho insegnato all’università per sei anni nel corso “Gestione delle aree protette”. Questo certamente mi aiuta, ma più ancora, per condurre un parco, mi hanno aiutato e mi assistono altre esperienze. Anche perché le competenze tecnico-scientifiche ed amministrative – nei parchi – ce l’hanno già, sicuramente, i dipendenti. Per essere un buon sindaco non serve avere una laurea in scienze politiche o essere un docente di diritto amministrativo. Gli atti e i progetti li fanno i segretari comunali, i dirigenti, i dipendenti. Bisogna poi considerare che con l’esperienza e “l’allenamento” si può migliorare, crescere e acquisire competenze che magari, in avvio, non fanno parte del bagaglio personale.
Ciò che invece, secondo me, è importante – e concludo – è un altro requisito: molti dei più bravi presidenti che ho conosciuto nella mia vita hanno avuto in precedenza esperienze di amministrazione locale. Sì, è vero, ho conosciuto anche bravi presidenti che questo background non lo possedevano, ma in percentuale sono più rari. Sono l’eccezione, non la regola.
E chi se ne freca…………………….ancora stipendi……basta.
Concordo in tutto e per tutto con il sig. Liberati.
Purtroppo noto, invece, come ci si ritrovi sempre alle solite e con le solite associazioni ambientaliste: NO A UN CACCIATORE!!!
Il Parco, secondo questi signori, è soltanto un territorio in cui la caccia è vietata, nient’altro.
Purtroppo è proprio questa la mentalità che ha portato la nostra povera montagna allo stato attuale: immobilismo, mancanza di ricettività, avversione verso qualsiasi tipo di attività produttiva.
Tutto questo perchè la montagna è bella e non si può toccare…
Una signora di Villa di Montalto un giorno mi disse:”Qui, coccu, hanno protetto tutto tranne che li cristià…”; e chi vuol capire capisca.
Auspico che il prossimo Presidente sia una persona audace e priva dei soliti pregiudizi idioti.
Il Parco DEVE cambiare marcia perchè non è solo camosci e lupi, ma anche insieme di comunità locali che vanno preservate, sviluppate e non imbalsamate.
P.S. Il vostro carissimo D.G. Franco Perco è un cacciatore di lunghissima data, per lui non è valsa la stessa regola??
Deve essere anche esperto di archeologia. Mai un cacciatore.