Il consumo di suolo
nella bassa valle del Chienti

Il dato allarmante è che gli edifici occupano il 10 % dell'area presa in considerazione

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Il territorio e il paesaggio cambiano continuamente e, mentre i cambiamenti di carattere naturale sono lentissimi e spesso invisibili ad intere generazioni, le modifiche di tipo artificiale, volute dall’uomo, sono rapidissime e talvolta tendono a stravolgere l’identità del territorio stesso. I cambiamenti nel paesaggio maceratese negli ultimi decenni è evidente e chiunque può constatarli utilizzando semplicemente i propri sensi. Più rara è invece l’osservazione dei fenomeni legati al consumo di suolo in maniera scientifica, attraverso la raccolta di dati e il raffronto con quanto accaduto in passato. E’ quanto hanno fatto Andrea Renzi e Ilenia Pierantoni che, in particolare, hanno dedicato il loro studio alla bassa valle del Chienti. La loro analisi introduce una serie di pubblicazioni che saranno pubblicate da Cm e che andranno a studiare nello specifico i singoli comuni e la loro situazione.

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di  Andrea Renzi
e Ilenia Pierantoni

Le scelte di governo del territorio comportano effetti diretti, immediati, difficilmente riconvertibili, sugli sviluppi economici, sociali, ambientali di un territorio. L’intera Regione Marche, e nel nostro caso la provincia di Macerata, hanno assistito all’attuarsi di fenomeni di diffusione e dispersione insediativa. Una sempre crescente competitività tra le Amministrazioni locali ha portato al sovradimensionamento degli sviluppi e delle dotazioni residenziali, commerciali, industriali degli insediamenti (sia attuati che in previsione dalla strumentazione urbanistica vigente). La forma urbana recente è sempre più irregolare, discontinua, frammentata e banale; i nuclei storici stanno perdendo il loro valore identitario; i sistemi ambientale ed agricolo rientrano sempre meno nelle logiche di mercato.

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I costi sociali ed ambientali di scelte insediative di questo tipo sono molto elevati: essi si esprimono in termini di aumento della mobilità privata, perdita di valori paesaggistici identitari, sovradimensionamento del capitale edilizio, consumo di risorse non rinnovabili (in primis la risorsa suolo), abbassamento della qualità della vita, inquinamento, aumento della pressione antropica e dell’esposizione ai rischi di esondazione dei fiumi e dissesto idrogeologico, frammentazione degli ecosistemi e riduzione della biodiversità.
Oggi il nostro territorio manifesta “a gran voce” la necessità di un sostanziale cambiamento nelle politiche di Governo del Territorio.


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Abbiamo analizzato è la Bassa Valle del Fiume Chienti: un sistema territoriale costituito da 10 comuni (Macerata, Corridonia, Petriolo, Morrovalle, Monte San Giusto, Montegranaro, Montecosaro, Civitanova Marche, Sant’Elpidio a Mare, Porto Sant’Elpidio) a cavallo delle due province di Fermo e Macerata. Si tratta di un’area di 400 Kmq, con un bacino demografico di 180.337 abitanti e una densità media di 452 ab./Kmq (tre volte superiore alla media regionale).
Questo territorio, tradizionalmente caratterizzato dal policentrismo dei piccoli e medi nuclei storici, è oggi profondamente cambiato da una forma urbana “nuova”, indefinibile, frammentata, diluita in una galassia di piccoli e medi centri, a volte continui, a volte frammentati, ma con una sempre crescente specificità funzionale.
L’analisi del consumo di suolo dal 1899 fino ad oggi evidenzia come gran parte della crescita insediativa (circa il 54% della superficie attualmente edificata) sia avvenuta negli anni tra il 1954 ed il 1984, anni del “boom” economico e demografico. Gli anni successivi hanno visto crescere con andamento costante l’edificazione, a fronte di una non sempre reale crescita demografica ed economica.
Tav0_eea_2006-243x300In particolare il mercato delle costruzioni è continuato a crescere e costruire nonostante non vi sia stata una reale richiesta e sia presente su tutto il territorio una massiccia dote di immobili invenduti o inutilizzati. A fronte di tutto ciò un dato allarmante che emerge dall’analisi della strumentazione urbanistica vigente è che se ad oggi il suolo consumato in termini di “edifici” – esclusa la rete infrastrutturale- è pari al 10% della superficie complessiva dell’area analizzata (ovvero circa 4000 Ettari su 39935 complessivi), le previsioni di piano permettono un’ulteriore espansione dell’edificazione pari al 30% in più rispetto alla situazione attuale. In particolare si prevedono complessivamente: 618 ettari di superfici residenziali oltre agli 816 ettari esistenti; 734 ettari di superfici industriali/produttive oltre ai 1445 ettari già esistenti.(*)
La continua espansione delle aree urbane comporta un aumento del fabbisogno energetico e di infrastrutture per i trasporti nonché l’occupazione di estensioni sempre più ampie di suolo. Tutto ciò danneggia l’ambiente naturale e provoca un aumento delle emissioni di gas ad effetto serra. Il cambiamento del clima e l’aggravarsi dell’inquinamento atmosferico e acustico sono fra le conseguenze. La crescita di suolo consumato incide pertanto direttamente sulla qualità della vita delle persone che vivono nelle città o nei loro dintorni ed è proporzionale alla diminuzione della qualità e funzionalità del paesaggio.
Bisogna scegliere quale destino si vuole per questi territori e per i suoi abitanti. Il futuro non sta nel consumare suolo e nell’edificare ancora, ma nel riutilizzare e riqualificare l’esistente. Il vero futuro sta nel valorizzare e tutelare il nostro paesaggio, le risorse locali, i prodotti del territorio ed il turismo: sono queste le risorse economiche di cui siamo più ricchi e che ci rendono grandi ed unici.

* dati aggiornati ad ottobre 2010

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