Il territorio e il paesaggio cambiano continuamente e, mentre i cambiamenti di carattere naturale sono lentissimi e spesso invisibili ad intere generazioni, le modifiche di tipo artificiale, volute dall’uomo, sono rapidissime e talvolta tendono a stravolgere l’identità del territorio stesso. I cambiamenti nel paesaggio maceratese negli ultimi decenni è evidente e chiunque può constatarli utilizzando semplicemente i propri sensi. Più rara è invece l’osservazione dei fenomeni legati al consumo di suolo in maniera scientifica, attraverso la raccolta di dati e il raffronto con quanto accaduto in passato. E’ quanto hanno fatto Andrea Renzi e Ilenia Pierantoni che, in particolare, hanno dedicato il loro studio alla bassa valle del Chienti. La loro analisi introduce una serie di pubblicazioni che saranno pubblicate da Cm e che andranno a studiare nello specifico i singoli comuni e la loro situazione.
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di Andrea Renzi
e Ilenia Pierantoni
Le scelte di governo del territorio comportano effetti diretti, immediati, difficilmente riconvertibili, sugli sviluppi economici, sociali, ambientali di un territorio. L’intera Regione Marche, e nel nostro caso la provincia di Macerata, hanno assistito all’attuarsi di fenomeni di diffusione e dispersione insediativa. Una sempre crescente competitività tra le Amministrazioni locali ha portato al sovradimensionamento degli sviluppi e delle dotazioni residenziali, commerciali, industriali degli insediamenti (sia attuati che in previsione dalla strumentazione urbanistica vigente). La forma urbana recente è sempre più irregolare, discontinua, frammentata e banale; i nuclei storici stanno perdendo il loro valore identitario; i sistemi ambientale ed agricolo rientrano sempre meno nelle logiche di mercato.
I costi sociali ed ambientali di scelte insediative di questo tipo sono molto elevati: essi si esprimono in termini di aumento della mobilità privata, perdita di valori paesaggistici identitari, sovradimensionamento del capitale edilizio, consumo di risorse non rinnovabili (in primis la risorsa suolo), abbassamento della qualità della vita, inquinamento, aumento della pressione antropica e dell’esposizione ai rischi di esondazione dei fiumi e dissesto idrogeologico, frammentazione degli ecosistemi e riduzione della biodiversità.
Oggi il nostro territorio manifesta “a gran voce” la necessità di un sostanziale cambiamento nelle politiche di Governo del Territorio.
Abbiamo analizzato è la Bassa Valle del Fiume Chienti: un sistema territoriale costituito da 10 comuni (Macerata, Corridonia, Petriolo, Morrovalle, Monte San Giusto, Montegranaro, Montecosaro, Civitanova Marche, Sant’Elpidio a Mare, Porto Sant’Elpidio) a cavallo delle due province di Fermo e Macerata. Si tratta di un’area di 400 Kmq, con un bacino demografico di 180.337 abitanti e una densità media di 452 ab./Kmq (tre volte superiore alla media regionale).
Questo territorio, tradizionalmente caratterizzato dal policentrismo dei piccoli e medi nuclei storici, è oggi profondamente cambiato da una forma urbana “nuova”, indefinibile, frammentata, diluita in una galassia di piccoli e medi centri, a volte continui, a volte frammentati, ma con una sempre crescente specificità funzionale.
L’analisi del consumo di suolo dal 1899 fino ad oggi evidenzia come gran parte della crescita insediativa (circa il 54% della superficie attualmente edificata) sia avvenuta negli anni tra il 1954 ed il 1984, anni del “boom” economico e demografico. Gli anni successivi hanno visto crescere con andamento costante l’edificazione, a fronte di una non sempre reale crescita demografica ed economica.
In particolare il mercato delle costruzioni è continuato a crescere e costruire nonostante non vi sia stata una reale richiesta e sia presente su tutto il territorio una massiccia dote di immobili invenduti o inutilizzati. A fronte di tutto ciò un dato allarmante che emerge dall’analisi della strumentazione urbanistica vigente è che se ad oggi il suolo consumato in termini di “edifici” – esclusa la rete infrastrutturale- è pari al 10% della superficie complessiva dell’area analizzata (ovvero circa 4000 Ettari su 39935 complessivi), le previsioni di piano permettono un’ulteriore espansione dell’edificazione pari al 30% in più rispetto alla situazione attuale. In particolare si prevedono complessivamente: 618 ettari di superfici residenziali oltre agli 816 ettari esistenti; 734 ettari di superfici industriali/produttive oltre ai 1445 ettari già esistenti.(*)
La continua espansione delle aree urbane comporta un aumento del fabbisogno energetico e di infrastrutture per i trasporti nonché l’occupazione di estensioni sempre più ampie di suolo. Tutto ciò danneggia l’ambiente naturale e provoca un aumento delle emissioni di gas ad effetto serra. Il cambiamento del clima e l’aggravarsi dell’inquinamento atmosferico e acustico sono fra le conseguenze. La crescita di suolo consumato incide pertanto direttamente sulla qualità della vita delle persone che vivono nelle città o nei loro dintorni ed è proporzionale alla diminuzione della qualità e funzionalità del paesaggio.
Bisogna scegliere quale destino si vuole per questi territori e per i suoi abitanti. Il futuro non sta nel consumare suolo e nell’edificare ancora, ma nel riutilizzare e riqualificare l’esistente. Il vero futuro sta nel valorizzare e tutelare il nostro paesaggio, le risorse locali, i prodotti del territorio ed il turismo: sono queste le risorse economiche di cui siamo più ricchi e che ci rendono grandi ed unici.
* dati aggiornati ad ottobre 2010
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Molto preoccupante, dato che dovrebbe far riflettere parecchio…
L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio.Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio.
http://www.stopalconsumoditerritorio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=18&Itemid=1
Quello di Ilenia Pierantoni e Andrea Renzi è uno studio serio e dettagliato, corredato da bellissime tavole che hanno il pregio di illustrare con chiarezza – anche per la comprensione dei meno esperti – la dimensione preoccupante del fenomeno del consumo di suolo e l’assurdo dimensionamento dei nostri piani regolatori. E a quegli amministratori (o aspiranti tali, viste le imminenti elezioni) che sostengono che non si possa più tornare indietro va segnalato che pochi giorni fa il Comune di Senigallia ha adottato una nuova variante di piano che prevede la riduzione di più di 500.000 mc di volumi edificabili (per 40 ettari di territorio!!!!) rispetto al PRG precedente.
Questa inchiesta promette di essere molto interessante….
Il 27 febbraio è partita ufficialmente la campagna nazionale “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori” http://www.salviamoilpaesaggio.it con la spedizione a 8.101 Comuni italiani della scheda di censimento elaborata per verificare quante abitazioni e quanti edifici produttivi siano costruiti ma non utilizzati.
I Comuni avranno il tempo di sei mesi per compilare la scheda contribuendo a fornire, tramite l’aggregazione dei dati, un quadro oggettivo e dettagliato sul consumo di suolo in Italia, su quante aree edificabili siano già previste, sull’effettiva necessità di nuove costruzioni in relazione alle esigenze dei cittadini.
E’ la precisa proposta di un metodo di pianificazione, che andrebbe adottato con immediatezza per scongiurare ciò che purtroppo sta ora accadendo, ovvero che i piani urbanistici siano realizzati lontano dai bisogni effettivi delle comunità locali e prevedano nuovo consumo di suolo nonostante l’ampia disponibilità edilizia già esistente.
Il Forum nazionale si prepara, nel frattempo, ad elaborare una proposta di legge d’iniziativa popolare per fare in modo che il metodo di pianificazione che il censimento esprime diventi il criterio da adottare per le future scelte urbanistiche.
I comitati locali del Forum (che si è costituito sul modello del Forum italiano dei movimenti per l’acqua) ora rilanceranno nelle singole realtà territoriali la campagna per spronare le amministrazioni locali a fornire i dati richiesti.
Le Marche devono fare leva, per immaginare un futuro di sviluppo economico e di benessere dei cittadini, nella bellezza del paesaggio naturale, nella grande varietà di prodotti agricoli eccellenti, nell’integrità residua di vaste zone del suo territorio. Recuperare, migliorare il costruito, curare il suolo ferito dal dissesto idrogeologico sono obiettivi che il censimento potrà contribuire a realizzare: il comitato Marche del Forum, insieme a tutte le associazioni e i cittadini aderenti, si impegna a svolgere sul piano locale una campagna di pressione sui Comuni affinché i dati richiesti vengano debitamente forniti.
Complimenti a Pierantoni e Renzi e anche a CM se davvero intende dedicare un approfondimento a questa sciagura del consumo del territorio. Non ci si ripeterà mai abbastanza . Si tratta di una delle maggiori ipoteche ad un equilibrato e sostenibile sviluppo della nostra società. Non solo perchè crea enormi danni ambientali , non solo perchè rappresenta probabilmente la causa principale degli intrecci fra politica e malaffare ma anche perchè sta inesorabilmente riducendo (eliminando) il principale vantaggio competitivo del nostro paese che era (in parte è ancora) la bellezza dei luoghi e degli insediamenti umani che ci portava in dote un abitudine al bello che a sua volta ci permetteva di avere una marcia in più rispetto agli altri popoli quando si trattava di esprimere questo in termini di qualità , estetica e bellezza delle nostre realizzazioni. Oggi “il brutto” di questi non luoghi sta “forgiando” (diciamo cosi) la cultura (estetica e non solo) delle nostre generazioni e di chi ci seguirà. E quando nessuno ci distinguerà da americani e nuovi cinesi per i pregi della nostra storia avremo solo i nostri tanti difetti a qualificarci.
La situazione politica non è buona
Come l’aria che respiriamo
la situazione dell’acqua non è buona
la situazione quando mi baci non è buona
ma la più grande sciagura sono gli architetti
Andrea e Ilenia, bellissimo lavoro … vi invito insieme a tutti i lettori che condividono le vostre preoccupazioni ad unirvi alla community degli abitanti http://www.paesaggiomarche.net/ che vedono il paesaggio come una ricchezza da coltivare, perché sia abitabile con soddisfazione anche dalle nuove generazioni … i nostri figli
Finalmente qualcuno ne parla e si cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo argomento.
Si iniziano a diffondere statistiche sul consumo del territorio anche a livello Europeo, sembra che stia diventando un tema importante.
Vorrei vivere in una provincia a crescita zero come consumo del territorio, dove l’edilizia lavori esclusivamente sul recupero, riqualificazione degli edifici esistenti senza creare nuovi mostri che rimarranno vuoti.
Tra le iniziative italiane su questo tema segnalo un sito interessante http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/
Basta consumare il suolo con centinaia di ettari occupati dagli impianti fotovoltaici!!!!
Gli impianti fotovoltaici contribuiscono, ma non penso si possano definire un vero e proprio “consumo del territorio”. Si possono rimuovere e non modificano più di tanto il suolo (sono brutti ma una volta rimossi rimane poco), un edificio in cemento non si rimuove più. Ad esempio nel concetto di impermeabilizzazione del suolo non penso rientrino i pannelli.
Dico questo non perchè sono a favore del fotovolatico a terra, ma perchè si è fatta una grande campagna contro gli impianti e nesssuno dice niente sui capannoni vuoti in giro per la nostra regione.