Pink Floyd Legend da brividi
regalano perle allo Sferisterio

MACERATA - La tribute band romana ha conquistato il pubblico dell'arena con una performance eccellente ed emozionante. Alcuni passaggi hanno donato rarità a tutti gli appassionati come Atom Heart Mother eseguita con l'ausilio di un imponente coro e di 14 elementi d'orchestra

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Un momento dello spettacolo dei Pink Floyd Legend

 

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Il palco del concerto

di Marco Ribechi

(Foto di Lucrezia Benfatto)

Due ore e venti di brividi ed emozioni. Il concerto dei Pink Floyd Legend andato in scena allo Sferisterio di Macerata può essere riassunto con un concetto: pelle d’oca. Considerando che il gruppo inglese già da anni non suona più nella sua formazione classica si può dire che il tributo presentato nell’arena dalla cover band romana è probabilmente il massimo show a cui oggi possiamo assistere. Un viaggio fedelissimo tra i capolavori di tutti i tempi, eseguito con una quasi maniacale ricerca del dettaglio e cura dei particolari. I Pink Floyd Legend suonano con la sicurezza di chi non teme il paragone, anzi lo ricerca in maniera continua nell’imitazione di ciò che, per molti amanti del rock, resta inimitabile. Dal sound alle luci, dai video agli effetti speciali tutto è stato perfetto regalando anche delle incredibili perle che in pochissimi hanno avuto la possibilità di ascoltare dal vivo. Ne sono un esempio la lunghissima suite di circa 23 minuti di Atom Heart Mother o la marcia di Bring the boys back home, due dei tanti pezzi conosciuti quasi esclusivamente per la loro versione in studio.

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Il gong di fuoco di Set the control for the heart of the sun

La lunga attesa sostenuta dagli oltre 1.500 presenti è stata subito ripagata dal pezzo di esordio: una immancabile Shine on you crazy diamond per omaggiare il diamante pazzo Syd Barrett che ha cambiato in pochissimi anni la storia della musica. Il palco si apre con un’atmosfera spaziale data dai filmati galattici proiettati sul video circolare e dalla luce siderale che colora il muro dello Sferisterio. Già dalla prima nota di chitarra si capisce che i Pink Floyd Legend sono abituati a suonare in maniera pulita e puntuale. E infatti il primo pezzo suscita una valanga di applausi in tre diversi passaggi. Segue Learning to Fly che invece trasporta l’arena all’interno di un aereo supersonico con una sessione ipnotica di luci abbaianti. Il pubblico è già conquistato e la ciliegina sulla torna arriva con l’ingresso in scena di un enorme gong di fuoco. Le luci diventano di un rosso infernale e i rintocchi del disco metallico segnano il tempo di Set the controls for the heart of the sun che sarà anche il brano più indietro nel tempo di tutta la scaletta.

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Le tre coriste

Con Time e Money si passa a The dark side of the moon ma è The great gig in the sky che manda realmente in estasi i maceratesi grazie alla splendida performance vocale delle tre coriste a ognuna delle quali viene tributato un meritato applauso. A questo punto decine di bambini conquistano il palco insieme al maestro Fiorani ed è quindi maturato il tempo per ascoltare il coro di voci bianche scandire il ritmo di Another brick in the wall tratto da The Wall. Quella guidata dall’abile direttore d’orchestra, che si diverte mettendo in scena anche le sue doti ballerine, è una realizzazione priva di sbafature quasi indistinguibile dal pezzo originale. Una pausa rapidissima e poi si ritorna in scena con alcuni pezzi dei brani più personali di Roger Waters tratti da The wall e The final cut quando gli ottoni del corpo orchestrale, con Summer 68, annunciano che sta arrivando il momento clou dell’esibizione, quello che dà il nome al concerto: Atom heart mother.

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Il coro e l’orchestra per la realizzazione di Atom Heart Mother

Il pezzo che ha diviso per decenni critici e appassionati di tutto il mondo ma che, dopo oltre 40 anni continua ad essere uno degli esperimenti meglio riusciti di fusione tra musica classica e rock. Un’esecuzione letteralmente incredibile che non tralascia nemmeno una sfumatura dell’originale brano del 1970. Una delle pochissime occasioni di ascoltarla dal vivo resa ancora più emozionante dalla bellezza dello Sferisterio affollato. Non ci sono più parole, la platea estasiata lancia ovazioni alla band che conclude con una selezione di The Wall: Nobody home, cantata davanti allo schermo di un televisore come nel film dell’album, seguita da Vera, Bring the boys back home, altra importante sesssion di coro e il lunghissimo assolo di Comfortably Numb con il quale scende dal cielo anche il popolare maiale rosa. I Pink Floyd Legend non hanno portato solo un concerto ma un vero e proprio regalo a tutti gli appassionati che non vogliono accettare lo scorrere del tempo. La musica dei Pink Floyd resterà eterna ma sono necessarie cover band di questo spessore per poterla ancora apprezzare dal vivo e il gruppo romano ha senza dubbio rimosso i desideri di critica anche dei più scettici offrendo allo Sferisterio un ulteriore spettacolo di altissimo livello.

 

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