Il gruppo a Katmandu con Luca Natali (il primo a sinistra) e Giorgio Marinelli (il secondo a sinistra), durante la cena prima della partenza per la missione
di Marco Ribechi
Dalle placide terre maceratesi al tetto del mondo a caccia dello Yeti. Così due maceratesi, che fanno parte di una spedizione di 11 esploratori italiani, si trovano in Nepal per svelare uno dei misteri più famosi al mondo. Domani 20 ottobre la squadra effettuerà anche un collegamento satellitare con la Rai durante la trasmissione Uno Mattina, a mezzogiorno circa. Alla ricerca dello Yeti Luca Natali di Macerata, archeologo e membro di Explora Nunaat e Giorgio Marinelli, civitanovese, anche lui nel team Explora e presidente della federazione speleologica marchigiana. Il loro viaggio senza precedenti, che li porterà anche ad attraversare territori ancora totalmente inesplorati, è iniziato da Katmandu, capitale dello stato Himalayano. «La nostra missione agli occhi di un occidentale può sembrare una pazzia – spiega Giorgio Marinelli, raggiunto telefonicamente in Nepal – ma per le popolazioni locali, dell’etnia sherpa, non è così. Parlare dello Yeti con loro è come parlare di un orso o di un lupo con un abitante dei nostri monti, non hanno alcun dubbio che esista e negli anni molti sono stati gli avvistamenti. In base a questo riteniamo che esista e noi lo troveremo». L’idea della missione è nata già alcuni anni fa, quando gli esploratori si trovavano in Nepal per ragioni umanitarie: «Dal 2011 abbiamo fatto delle missioni in Nepal con cadenza biennale. Siamo un team multidisciplinare formato da alpinisti, speleologi, archeologi, biologi e naturalmente tecnici video. Nel 2013 siamo andati nel villaggio di Jagat dove abbiamo costruito un acquedotto che serve una scuola di 400 alunni. Nel corso di questi viaggi, grazie ai legami di amicizia che si sono creati con gli abitanti locali, siamo sempre più stati introdotti nel mistero dello Yeti e così abbiamo pensato che sarebbe potuto essere il tema della missione successiva». L’area in lingua locale si chiama “Malangur” che significa “Grande scimmia”.
Nel corso del viaggio il gruppo raccoglierà anche informazioni sulla Rolwaling, una valle a nord-est di Kathmandue, splorata solo nel 1951, consacrata alle divinità della zona e creata, secondo la leggenda, dal santo tantrico Padmasambhava, meglio conosciuto come Guru Rinpoche. Luogo dove si ritiene ebbe origine la Dea Madre arcaica. Inoltre sarà effettuato uno studio antropologico e genetico sulla popolazione sherpa, delle indagini antropologiche sul villaggio di Bomok, e esplorazioni varie con analisi di territori e acque. «Dai 900 metri iniziali saliremo a piedi verso il villaggio di Jagat – prosegue Marinelli – in direzione Na, un altro villaggio a 4.200 metri. Oltre i 2.500 metri inizieremo a incontrare la neve. Dopo Na ci divideremo in due squadre: una si recherà verso il Drolambau, luogo inesplorato dove si attesta la presenza dello Yeti, mentre l’altra andrà ad esplorare il villaggio abbandonato di Bomdok a circa 4.900 metri d’altitudine. In ogni caso tutto si svilupperà in base a quello che ci suggeriranno i locali». Secondo le popolazioni sherpa infatti fin’ora lo Yeti non è mai stato trovato perché si è cercato nel luogo sbagliato. L’animale vivrebbe a circa 4mila metri di altitudine, dove ci sono ancora le foreste e dove può procacciarsi il cibo. «Ci basiamo sui ritrovamenti relativi al Gigantopithecus – continua l’esploratore – un primate che raggiungeva i 3 metri di altezza, una sorta di grande scimmia a metà tra un orango e un gorilla. Se saremo fortunati ci aspettiamo di trovare un animale di questo tipo e nel caso raccoglieremo materiale fotografico e video». Le condizioni climatiche attuali sono quelle ottimali per portare avanti la missione, che si svolgerà anche a temperature di -20° e si concluderà il 5 novembre.
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Lo vi bono de locangeli… Lo vernelli de serrapetrona…
Va ve… Ma poi se trovano lo yeti glie tocca catturarlo… Lo portano a macerata? Ce mancherebbe giusto solo lo yety… E poi magri è l’unico… Fanno il guadagno del cavolo!
Quanto vi invidio! Auguri per il buon esito della spedizione.
Good Luck Luca..ne hai fatta di strada ragazzo…
così poi, se trovato, sezioneranno anche quella creatura
Lo Yeti sta scappando dalla fame e dalla guerra in Tibet (con il governo Cinese). A differenza del Lama Dalai, che va in giro per il mondo a a tenere conferenze sulla pace, lui sta arrivando davanti all’Ufficio Immigrazione di Macerata. E voi, voi lo andate a cercare là!
Buona fortuna
Per finanziare il viaggio hanno seminato 4 monete nel campo dei miracoli….partiranno appena l’albero darà i primi frutti
bastava andare in consiglio comunale
Dopo un par-de carzolà sicuro che beccano pure babbo natale…garantito
Ma li sordi chi glie li da? Spero tanto che sia li loro!!!
L’alpinista e himalaista Messner ha ipotizzato che lo yeti non sia altro che l’orso delle nevi]. Nella sua disamina spiega che i tibetani chiamano questo orso chemo, ed è descritto come lo yeti: irsuto, puzzolente, dalle impronte umane. L’orso è in mostra allo zoo di Lhasa. Il Dalai Lama disse a Messner che “yeti e chemo sono la stessa creatura: non capisco cosa s’immaginino gli occidentali pensando allo yeti”.
Andando allo zoo di Lhasa si risparmierebbero un sacco di fatica e di laringiti.
dalle prove,che si presumono tali secondo una disamina di peli preuminbilmente appartenenti allo Yeti..,si potrebbe trattare di una sottospecie ibrida dell’orso ma la cosa resta decisamente incerta..considerato che anche gli stesso sherpa ne parlano…
Vai Luca…… 🙂