Carabinieri evitano la tragedia in stazione
«Le ho parlato come un padre,
ogni parola scelta con cura»

MACERATA - Intervista al vice brigadiere Daniele Di Stefano che ha parlato con la ragazza dalla centrale operativa e agli agenti Antonio Lorusso e Riccardo Terrucidoro riusciti a tranquillizzare sul posto la giovane che aveva mostrato intenti suicidi. «Abbiamo agito con il cuore e con la testa»

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Riccardo Terrucidoro e Antonio Lorusso

di Alessandro Luzi

«Mentre parlavo con lei ho pensato che la giovane donna poteva essere mia figlia, quindi ho sentito la grande responsabilità del padre di famiglia. Quando ho sentito la voce dei colleghi, ho tirato un sospiro di sollievo ed ho pensato che probabilmente saremmo riusciti a scongiurare il peggio». In lacrime sulla banchina della stazione di Macerata a fissare i binari, dopo aver detto al fidanzato di volerla fare finita: i carabinieri che l’hanno salvata rispondono alle domande di Cronache Maceratesi e raccontano quei minuti di angoscia. È iniziato tutto nel primo pomeriggio di mercoledì (leggi l’articolo), con una chiamata arrivata in centrale. Al telefono, c’era il vice brigardiere Daniele Di Stefano.

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Daniele Di Stefano

 

Vice brigadiere, come è arrivato l’allarme? Chi ha chiamato i carabinieri?
«Il pomeriggio del 21 ottobre scorso svolgevo regolare servizio quale addetto alla centrale operativa della Compagnia carabinieri di Macerata. Alle 13,10 è pervenuta una chiamata, tramite il numero unico di emergenza 112, da parte di un uomo che, con tono allarmato, ha riferito che poco prima la sua ragazza, di 26 anni, al telefono gli aveva manifestato intenti suicidi. L’uomo ha aggiunto che la fidanzata, dopo aver effettuato una visita medica all’ospedale di Macerata, si stava recando alla stazione ferroviaria, ma lui non poteva raggiungerla perché si trovava fuori comune per lavoro».

Come ha agito una volta ricevuto l’allarme?
«Immediatamente ho inviato sul posto una pattuglia della Sezione radiomobile della compagnia di Macerata, composta dal vice brigadiere Antonio Lorusso e dal carabiniere scelto Riccardo Terrucidoro, comunicando ai miliari le precise caratteristiche fisiche della donna. Contestualmente l’ho contattata sulla sua utenza cellulare al fine di rassicurarla e di dissuaderla dall’insano gesto, con l’intenzione di intrattenerla sino all’arrivo della pattuglia».

Le ha risposto al telefono, cosa vi siete detti?
«Quando ha aperto la comunicazione ho sentito dei singhiozzi, il vociare di alcune persone e il rumore dei treni. Ha proferito solo un flebile “sì” quando le ho chiesto la conferma della sua identità, poi ha continuato a piangere. Le ho chiesto come stava, le ho detto che ero un carabiniere e che stavo chiamando dalla centrale operativa di Macerata. L’ho avvisata che presto sarebbero arrivati alcuni colleghi per aiutarla, l’ho invitata ad allontanarsi dai binari e a cercare con lo sguardo i Carabinieri che stavano per arrivare. Pur senza rispondermi, lei è rimasta in ascolto, singhiozzando, sino a quando con mia grande soddisfazione ho sentito la voce dei colleghi che erano arrivati sul posto. In realtà, la chiamata è durata circa due minuti, perché l’intervento della pattuglia è stato tempestivo, ma a me è sembrata lunghissima, perché avevo paura che la ragazza interrompesse la comunicazione o che mettesse in atto gesti sconsiderati. Mentre parlavo con lei ho pensato che la giovane donna poteva essere mia figlia, quindi ho sentito la grande responsabilità del “padre di famiglia” che mi ha spinto a cercare con cura le parole più adatte e a assumere un tono quanto più possibile suadente e comprensivo, al fine di riscuotere la sua fiducia. Quando ho sentito la voce dei colleghi, ho tirato un lungo sospiro di sollievo ed ho pensato che probabilmente saremmo riusciti a scongiurare il peggio».

Vice brigadiere Lorusso e carabiniere scelto Terrucidoro, in che stato emotivo avete trovato la ragazza presso la stazione ferroviaria e cosa vi ha detto al vostro arrivo?
«Dopo pochi minuti dalla chiamata della centrale operativa, siamo arrivati alla stazione ferroviaria, abbiamo subito individuato la ragazza che si trovava seduta sul bordo della banchina ferroviaria del primo binario, con lo sguardo rivolto verso i binari. La donna, in lacrime, aveva in mano il suo smartphone ed era ancora in comunicazione con l’operatore della centrale. Ci siamo avvicinati a lei con cautela, le abbiamo chiesto come stava e, dopo aver attirato la sua attenzione, abbiamo avviato un dialogo per cercare di rassicurarla ed ottenere la sua fiducia. Ancora in lacrime e in forte stato di agitazione, ha riferito di essere disoccupata, di trovarsi in un momento difficile della sua vita. Ha aggiunto, sconsolata, che aveva voglia di farla finita lanciandosi sotto il primo convoglio ferroviario in arrivo».

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Carabinieri davanti la stazione di Macerata

Qual è stato il passaggio decisivo che ha convinto la ragazza?
«Mentre lei parlava, noi ci siamo avvicinati a lei sempre di più, in modo lento e graduale, e ci siamo posti accanto, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra, in modo tale da poterla afferrare in caso di eventuali gesti improvvisi. Poi è arrivato il momento più delicato: un treno era in transito sul primo binario. Per fortuna la ragazza, ormai più tranquilla, è rimasta seduta immobile sulla banchina, restando in mezzo a noi due. Guardando il convoglio che ripartiva, lei ci ha riferito che prima del nostro arrivo aveva scelto quel treno per porre fine alla sua esistenza. La ragazza si è alzata e, insieme a noi, ha raggiunto l’ambulanza del 118, allertata dalla centrale operativa, per ricevere le cure del caso».

Avete avuto paura – Come vi siete sentiti dopo i fatti?
«Abbiamo agito con determinazione e con la massima concentrazione con l’intento di salvare la donna. Il solo nostro timore ha riguardato la possibilità, sempre presente in questi casi, che qualcosa non vada per il verso giusto, con conseguenze negative per l’incolumità della persona. Per fortuna la vicenda si è conclusa in modo positivo e, chiaramente, ciò ha suscitato in noi un legittimo senso di soddisfazione e di appagamento. In quei momenti la priorità era aiutare la donna. Siamo orgogliosi di far parte di un’Istituzione che è sempre fra la gente e per la gente. Non esistono soluzioni semplici ai problemi sociali, ma noi Carabinieri siamo spesso chiamati a intervenire anche nei momenti più tragici e il nostro impegno è sempre quello di lasciare la situazione migliore di come l’abbiamo trovata. Infine, il nostro pensiero va alla ragazza, con l’augurio che possa risolvere i suoi problemi e ritrovare la serenità».

 

Vuole gettarsi sui binari, salvata a pochi secondi dal treno



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