Sequestro Cala Maretto, la difesa:
«Nessuna volontà di appropriarsi di denaro,
i soldi erano stati tutti restituiti»

CIVITANOVA - I legali dell'imprenditore Sabri Mucalla indagato per malversazione, evasione dell'Iva e autoriciclaggio: «La sua attività ha fortificato l’immagine turistica della città e permesso di contribuire in termini di forza-lavoro all’incremento del tessuto occupazionale»

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Il locale sul lungomare sud di Civitanova

Sequestro dello stabilimento balneare Cala Maretto di Civitanova, la difesa del proprietario, Sabri Mucalla: «Da parte del nostro assistito alcuna volontà, perlomeno in termini di dolo, di appropriarsi di alcuna somma di denaro e né, tantomeno, di porre in essere qualsivoglia azione o condotta che potesse integrare una sorta di artifizio atto a trarre in inganno il potere statuale» così gli avvocati Gabriele Cofanelli, Massimiliano Cofanelli e Francesco Corsi che assistono l’imprenditore 42enne albanese, che ha attività nel settore dei cappelli con l’azienda a Monte Vidon Corrado, indagato nell’ambito di una inchiesta della Guardia di finanza, per evasione dell’Iva, malversazione, autoriciclaggio.

La vicenda coinvolge l’acquisizione del locale, che è stato sequestrato insieme a quote societarie e conti correnti per un totale di circa 850mila euro. Niente sigili ma è stato nominato un amministratore giudiziario Ugo Maria Fantini.

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Quattro le persone indagate, tra cui un commercialista del Fermano, che secondo gli inquirenti avrebbe messo a disposizione le sue capacità professionali per consentire le presunte azioni illecite di Mucalla. Commercialista che contesta gli addebiti.

Secondo i legali dell’imprenditore la magistratura «sta svolgendo il proprio compito investigativo e dinanzi una cornice indiziaria che parrebbe sostenere una ipotesi accusatoria aveva il compito di approfondire i diversi profili riconducibili agli indagati». Questo però non significa, a detta della difesa, che si possa «presupporre un giudizio di colpevolezza pressoché acclarato o fideisticamente raggiunto».

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L’avvocato Gabriele Cofanelli

Mucalla, spiega poi la difesa, avrebbe restituito, già prima dell’indagine, tutta la somma ricevuta da un’altra società (e legata alla contestazione dei fondi pubblici ottenuti dallo Stato) persino maggiorata. Questo sempre secondo la difesa avrebbe limitato il sequestro effettuato dalla procura solo ad una parte di quanto gli contesta, riconoscendo la restituzione in parte dei soldi, anche se per la difesa ha restituito ancora di più.

«Il primo dato, per così dire “certificato”, ricade nell’onere restitutorio che il nostro assistito ha adempiuto sino al punto di elidere ogni e qualsivoglia maggiore pretesa, tanto che la procura ha circoscritto la misura cautelare reale in termini monetari assolutamente inferiori rispetto agli importi nell’eventualità oggetto di contestazione». Quindi, prosegue la difesa, non avrebbe operato per appropriarsi di denaro.

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Il legale Massimiliano Cofanelli

La difesa sta «raccogliendo tutta la documentazione contabile, che per ovvie ragioni è di una particolare consistenza numerica, che potrà permettere sia all’accusa che nell’eventualità ad un successivo organo giudicante, di verificare con certezza la veridicità di quanto ora affermato sia in termini di oggettività (ossia dimostrando la restituzione dei soldi, ndr) che in termini di elemento psicologico, visto che per i reati contestati presupposto è un elemento di volontà assoluto». Insomma la difesa esclude il dolo.

Sull’attività di Mucalla a Civitanova con lo chalet Cala Maretto «occorre evidenziare come l’intrapresa attività imprenditoriale, che comunque ha comportato un indubbio e riconosciuto generale apprezzamento, oltre che fortificare l’immagine turistica della città ha permesso di contribuire in termini di forza-lavoro all’incremento del tessuto occupazionale in una ottica di certo propositiva e degna di ogni rispetto».

Al centro dell’inchiesta, due società e altrettante persone che avrebbero messo in piedi un sistema illecito finalizzato all’ottenimento e all’impiego distorto di fondi pubblici garantiti dallo Stato (i fondi di cui parlano gli inquirenti sarebbero stati destinati a investimenti per macchinari e attrezzature e invece sarebbero stati usati da Sabri Mucalla per l’acquisto del Cala Maretto).

Nello specifico a Sabri Mucalla viene contestata l’evasione di Iva e Ires tramite tre fatture per operazioni inesistenti per 770mila euro circa. La malversazione riguarda invece il suo ruolo di amministratore e legale rappresentante della “R.S. Mucalla Sabri srls”. Secondo gli inquirenti dopo aver ottenuto l’accesso al finanziamento garantito dal Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, per 486.250 euro invece che destinarli a sostenere i costi e gli investimenti previsti per macchinari, impianti e attrezzature, li avrebbe usati per fare due bonifici in favore della “Mucalla Italia srl”, uno di 450mila euro e l’altro di 10mila euro adducendo, gli contestano ancora, la falsa causale del pagamento di una delle tre fatture per operazioni inesistenti. Infine gli viene contestato l’autoriciclaggio per aver investito gran parte del denaro legato alle contestazioni di evasione di Iva e malversazione in favore della “Mucala Italia srI” per complessivi 765.500 euro con cui avrebbe acquistato il Cala Maretto.

(Redazione Cm)

Sotto sequestro il Cala Maretto, maxi operazione della Guardia di finanza



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