«Francesco un lavoratore esemplare,
mai risparmiare sulla sicurezza».
Il nipote: «Vorrei essere com’eri tu»

MONTE SAN GIUSTO - Oggi tutta la cittadina presente al funerale del 48enne Francesco Broda, morto lunedì. Sul feretro un piccolo escavatore perché il mestiere che svolgeva era anche una passione. Il sacerdote, don Marco Mangioni: «Questa tragedia investe la vita, il lavoro, i problemi ad esso legati, e le responsabilità di tutta la cittadinanza». Il sindaco Andrea Gentili: «Lascia senza parole pensare di uscire per andare a lavorare e non tornare a casa»

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Il funerale di Francesco Broda

di Laura Boccanera (foto di Federico De Marco)

C’è un piccolo escavatore cingolato sul feretro di Francesco Broda, una miniatura giocattolo tanto simile a quella in cui l’operaio di Monte San Giusto, 48 anni, ha perso la vita. Perché quei macchinari erano letteralmente la sua vita, un lavoro che aveva scelto fin da bambino quando per la prima volta, era salito sopra una macchina da cantiere in una ditta che faceva lavori in casa sua.

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Francesco Broda

E poi una foto, con Francesco col pollice alzato, col sorriso che lo contraddistingueva, come a dire “è tutto ok”.

C’è tutta Monte San Giusto nella chiesa di San Filippo Neri a Villa San Filippo per l’addio al 48enne Francesco Broda, morto lunedì alla Rita Calcestruzzi di Corridonia.

Nella chiesa tanti amici, familiari, colleghi di lavoro per un abbraccio ad un «ragazzo generoso, buono, altruista, che regalava certezze con la sua presenza e il suo esserci» come lo ricordano amici e familiari.

In prima fila la mamma Adriana, il papà Desiderio e il fratello Simone assieme alla moglie e alle nipoti di Francesco.

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A loro in particolare si rivolge il parroco, don Marco Mangioni che sottolinea nella sua omelia anche il tema della sicurezza sul lavoro: «Ciò che tragicamente è accaduto a Francesco ci coinvolge tutti perché questa tragedia investe la vita, il lavoro, i problemi ad esso legati, e le responsabilità di tutta la cittadinanza, di tutta la comunità – ha detto -. Ci scopriamo ancora una volta fragili ed impotenti di fronte agli incidenti e agli infortuni sul lavoro.

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Nella nostra nazione sento spesso parlare del problema della sicurezza sul lavoro, di come sia difficile da realizzare. Anche nel 2025. Certamente non si dovrebbe mai risparmiare sulla sicurezza di ogni singola persona nei luoghi di lavoro. In occasioni drammatiche come questa sarebbe meglio tacere, le parole andrebbero solo sussurrate.

Voi siete qui a condividere un dolore grande. La nostra intelligenza si pone innanzitutto un’unica domanda: perché con Francesco dobbiamo assistere ad una vita strappata nel pieno del suo vigore? La mamma Adriana mi ha parlato della sua generosità, del suo altruismo, era sempre pronto ad aiutare, del suo affetto per i familiari e gli amici. Il papà Desiderio mi accennava della sua attenzione, precisione e dedizione nel lavoro quotidiano. Ecco occorre sempre partire da qui, da ciò che una persona, quindi da ciò che Francesco vi ha donato, da ciò che lui è stato per ognuno di voi. Siamo impotenti in questo momento, ma nulla e nessuno può togliervi il dono che Francesco è stato per ognuno di voi».

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Alla cerimonia ha preso parte anche il sindaco di Monte San Giusto, Andrea Gentili, che oggi ha dichiarato il lutto cittadino in occasione del funeral. Commosso, il sindaco ha voluto ricordare quanto Francesco fosse un lavoratore devoto e appassionato: «Non posso pensare cosa significhi uscire la mattina per andare al lavoro e non tornare, non ci sono parole di fronte a questo. Tutti lo ricordano come un ragazzo solare, ma io voglio ricordare anche un altro aspetto: era un grande lavoratore, si sentiva quasi socio delle aziende in cui ha lavorato, ho ricevuto in questi giorni tantissime attestazioni da parte di suoi ex datori di lavoro della sua professionalità. La famiglia Broda è una famiglia laboriosa, silenziosa, umile e anche in questa occasione ci ha insegnato tantissimo anche in questa circostanza con la loro profonda dignità».

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Il sindaco Andrea Gentili

Tante anche le testimonianze da parte di amici e familiari e del direttivo dell’Avis di Corridonia di cui Francesco era socio e che ha ricordato la sua generosità.

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«Oggi è il tempo del dolore, della sofferenza, della disperazione inaccettabile – ha letto dal pulpito una parente – per la consapevolezza che non ci sei più. Ma c’è stato anche il momento della gioia e delle risate. Sei stato sempre pronto ad aiutare con l’animo di chi si spende senza chiedere nulla in cambio, una persona che sa esserci davvero».

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Infine le parole di un nipote di Francesco: «Oggi è il giorno più brutto della mia vita perché so che non ti rivedrò più. Quel lavoro che ti piaceva tanto ti ha portato via da noi. Il mio papà mi racconta sempre dei momenti belli passati insieme a te, delle feste che organizzavi. Vorrei essere buono, estroverso, amico di tutti come eri tu, ma ora so che ce la farò perché ora dal cielo ho il mio angelo che mi protegge. Ciao zio Francesco».

All’uscita il feretro è stato accolto fra due ali di folla che hanno fatto volare in cielo decine di palloncini colorati, l’ultimo saluto prima del trasferimento al cimitero di Monte San Giusto.

 

 

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