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Matteo Ricci in piazza con Giorgio Gori:
«Le Marche devono decidere
se sono un pezzo del Nord Italia»

MACERATA - Tutti in piedi nella "Piazza democratica" per il candidato presidente della Regione che annuncia: «Nel primo Consiglio, chiederemo il riconoscimento dello stato di Palestina». Ne ha per tutti: dal commissario Castelli, alle spese di Svem e Atim, senza risparmiare critiche all'aeroporto e alle scelte economiche del governo. Romano Carancini: «Abbiamo le carte in regola per diventare modello sanitario per il Paese»

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Matteo Ricci e Giorgio Gori sul palco in piazza Vittorio Veneto

di Alessandra Pierini (foto Fabio Falcioni)

Piazza Vittorio Veneto a Macerata si è trasformata ieri sera in “Piazza democratica”, nell’ultima serata della Festa dell’Unità, per accogliere il candidato presidente della Regione Matteo Ricci e il collega europarlamentare Giorgio Gori. Con loro il consigliere regionale Romano Carancini: «Tre sindaci per dieci anni, siamo diventati amici da primi cittadini» ha sottolineato Gori. A moderare l’incontro la segretaria cittadina del partito Ninfa Contigiani. Sul palco anche la bandiera della Palestina e la promessa di Ricci: «Nel primo consiglio regionale, chiederemo il riconoscimento dello stato di Palestina. Non si può fare finta di niente davanti a un massacro».

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Ricci con i candidati maceratesi

«Mediocrità» è stato il termine più usato dai protagonisti per qualificare il governo di centrodestra a firma Francesco Acquaroli degli ultimi 5 anni. Lo ha usato con fiducia l’ex sindaco di Bergamo: «Le Marche devono decidere se sono un pezzo del Nord Italia – ha detto con riferimento alla Zes – e vivere con le proprie forze o se sono una regione che vuole essere sostenuta perché non può farcela da sola».

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Ingresso in piazza trionfale per Matteo Ricci: tutti e tutte in piedi per l’applauso sulle note di “L’amour toujours” di Gigi D’Agostino con l’inconfondibile claim. L’ex sindaco di Pesaro e attuale parlamentare europeo ne ha per tutti. Il suo stile comunicativo è sempre lo stesso, aggressivo con stile, ma non risparmia nessuno al grido di «Basta mediocrità». Si parte dal commissario straordinario per la ricostruzione Guido Castelli: «Dedichi più tempo a snellire le procedure per la ripartenza spendendo più nei tecnici e meno nella comunicazione. Ogni volta che presenzia un’occasione legata al terremoto, dovrebbe tirare fuori il santino di Giovanni Legnini che ha fatto il lavoro vero per sbloccare lo stallo».

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Poi l’economia:
«Le Marche non crescono, altro che modello Marche. La crescita è a zero, nonostante siano arrivati miliardi di euro mai visti. Con i dazi imposti da Trump, per le nostre aziende serve subito una nuova internazionalizzazione. Dove prenderemo i soldi? Facile. Alla Svem, visto che spende 1,4 milioni per le consulenze e 600mila euro per comunicazione».
Va avanti con il turismo: «È quello culturale a far crescere le città ed attrarre gli stranieri. Se non ci fosse stata Pesaro capitale della cultura, da loro osteggiata, non avremmo avuto neppure quello zero virgola di crescita. Stiamo ancora aspettando i turisti arabi portati dallo spot di Roberto Mancini. Il vero promoter di una Regione è il suo presidente, ma purtroppo Acquaroli non conosce nessuno». Quindi le proposte: per le aree interne 30mila euro per chi acquista casa, trasporti gratuiti per alunni e alunne che devono percorrere lunghi tragitti, valorizzazione delle botteghe, un consorzio tra gli aeroporti del Centro Italia per rafforzarli e niente università private. «Dove troviamo i soldi? In quel carrozzone di Atim che con 13 milioni di euro non ha ottenuto alcun risultato».

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Prosegue con la questione sociale da rimettere al centro:
«Da 5 anni non si parla più di dipendenze, disabilità, disturbi alimentari che devono essere al centro dell’agenda politica. Gli elettori hanno sempre ragione e cinque anni fa ha scelto il centro destra, ma ora la sanità delle Marche è notevolmente peggiorata. I marchigiani devono sapere che non accetteremo mai un sistema in cui si cura chi ha la carta di credito e i soldi. Non è civile stare sei giorni su una barella del Pronto soccorso come è successo a Francesco Migliorelli. Dovremo investire sulla salute mentale perché il cervello è un organo vitale come gli altri».

Ancora il legame dell’attuale governo regionale con quello nazionale e sulla Zes: «Dal primo ottobre sarà finita l’era delle Marche vassalle che vanno a prendere ordini a Roma. Avete visto i cartelloni elettorali di Acquaroli con il volto della Meloni? Gli va detto che non si vota per il presidente del Consiglio. Dal 1 ottobre le Marche orgogliose, con la schiena dritta, andranno a Roma a far valere i loro sogni. Bisogna fare i seri e non come è accaduto per la Zes, approvata con un disegno di legge che richiede lunghissimi tempi di approvazione e senza lo stanziamento di un euro. Il giorno dopo la nostra elezione chiederemo i soldi e vedremo subito se è un bluff».

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L’intervento di Romano Carancini

Conclude suonando la carica per i suoi: «Al di là dei sondaggi, ho fiuto politico e vedo che ogni giorno aumenta il consenso per noi. Loro sono impauriti e aspettiamoci di tutto. Io ho già provato» conclude accennando ad “Affidopoli” e alla vicenda giudiziaria che lo vede indagato, sulla quale ribadisce la sua estraneità. L’ex sindaco di Macerata Romano Carancini, in corsa per un secondo mandato da consigliere regionale, si concentra sulla sanità, suo cavallo di battaglia degli ultimi cinque anni: «Le Marche devono diventare un modello sanitario per il Paese e hanno tutte le carte in regola per farlo. Va risolto il problema delle liste d’attesa e non sono più ammissibili ritardi della “riforma emergenza urgenza”. Da qui a 30 anni, il sistema sarà gravato dagli ultra 80enni. Serve una programmazione che riveda anche il rapporto tra Pil e spesa sanitaria che è attualmente del 6,2%, uno dei più bassi d’Italia». Affidato a Gori il finale: «Matteo ha fatto a Bruxelles cose importanti, ha l’energia giusta per “un cambio di Marche” e non si farà circondate da persone mediocri».

Fuori programma il malore di una donna, risolto con l’intervento immediato di una medica presente in platea e poi con il precauzionale intervento del 118.

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Romano Carancini e Giorgio Gori

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Da sinistra Leonardo Catena, Angelo Sciapichetti, Romano Carancini, Giorgio Gori, Ninfa Contigiani e Lidia Iezzi

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