di Marco Pagliariccio (video di Fabio Falcioni)
«A me dà l’idea di un cane che sta così» dice una signora mimando un cane spiaccicato. «Secondo me non significa niente». «Ma chi l’ha fatto? Uno di Civitanova? E’ rossoblu».
Piace il nuovo logo? Ecco una degli intervistati al mercato settimanale
Voci dal mercato di Macerata sul nuovo logo di Macerata. Ma i commenti anche in giro per la città non sono “amici” del nuovo logo” anche se, cerca cerca, qualcuno che lo trova “carino” alla fine si è trovato. Ma sovrabbondanti, da giorni, sono le critiche al nuovo logo, specie perché i maceratesi ritengono non rappresenti la città.
Il nuovo city brand presentato qualche giorno fa
Anche il termometro del mercato del mercoledì per tastare il gradimento della creazione del grafico Leonardo Sonnoli, propende verso il “no”. E così tra chi lo paragona a un cane, chi a un dragone, chi critica la scelta cromatica del rossoblu “civitanovese”… ognuno si è fatto la propria idea.
Macerata ha il suo city brand, l’ispirazione viene da Tulli. «E’ un simbolo che parla a tutti»
No, a Civitanova avremmo fatto di meglio
Ma basta
A parte la "qualità" artistica dell'opera, direi che il problema più grande è il suo costo (si vocifera intorno al 30k)...
Il Comune di Treviso, nel 2017, per un progetto simile di city branding, pagò 8.000 lordi a chi avrebbe vinto il concorso. A Macerata, invece, si paga quasi il quadruplo... https://www.professionearchitetto.it/concorsi/notizie/23436/Treviso-City-Branding-Un-concorso-per-trovare-l-anima-brand
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…una volta avevamo il cane a sei zampe dell’Agip (mitico e che è bello ancora oggi e piace…), oggi abbiamo queste cose qua, che sanno di nuovo, di moderno (???), di astratto, di indefinito (appunto…), che io non capisco, dalle stanzette della mia ignoranza; vedete un po’ voi…macerata e logorata!!? Mah, chissà… gv
ridateci i soldi
Una volta conosciuta come la città del dragone col pannolone molti anziani cinesi la vorranno visitare.
Se si guarda bene, oltre al gatto/cane schiacciato da uno schiacciasassi, con un po’ di buona volontà si possono intravedere le due lettere MC.
Ecco allora che i soldi dei contribuenti maceratesi sono stati spesi, senza alcun dubbio, nel miglior modo possibile, per un’opera d’arte di eccelso valore.
Shakespeare: Tanto rumor per nulla.
Il bello va capito…chi non lo capisce stia zitto qui tutti esperti di design……
Mauro Marconi, lei vorrebbe indietro i soldi; le spettano € 0,75 (€ 30.000 : 40.000 abitanti = € 0,75).
Sarebbe interessante capire quale sarebbe la procedura se li volessero indietro tutti gli abitanti di Macerata…
Signor Damiani, allora non ci siamo capiti, oppure Lei non sa leggere bene i miei commenti. Sul fatto che negli ultimi 50 anni le foreste, e quindi il ‘verde’ in Italia (ma anche in Europa, sembra, considerata da molti il nuovo ‘polmone’ del mondo), sia raddoppiato, credo che Lei non abbia più molto da discutere (ha scritto che non è vero!) e comunque sul fatto che ciò sia anche dipeso dalla ridotta attività delle aree coltivate è pure vero, lo so, ma io ho anche scritto che, invece di destinare le aree incolte, ma anche quelle che si coltivano e per interessi (cinesi!!?), ai pannelli solari (chissà chi li produce?), si riavvii l’agricoltura in Italia, invece di importare quel che possiamo benissimo, e meglio, produrre da soli. Tuttavia Lei può leggere o credere a tutti i dati che cita, per carità, che comunque io non le ho contestato, anzi. Sul fatto che il 99 per cento della comunità scientifica (quale!!?) sia d’accordo sul cambiamento climatico ‘prodotto’ dall’uomo, bè, lasciamo perdere, che è meglio. Per l’indifferenza della classe politica (quale, quella che Lei non vota? Mah!) e imprenditoriale, io mi rivolgerei, più che all’Italia, ai cosiddetti paesi ’emergenti’, soprattutto la Cina, che alla cui politica e ‘imprenditorialità’ per ‘ affondarci’ (secondo me, si intende), farei molta più attenzione, mentre Lei, mi pare, la ignora completamente e chissà perché!!? Sul fatto del ‘riarmo’, bè, se mi sa leggere, sembra proprio che io le abbia già risposto. Infine, Lei può portarmi tutti i dati (di parte???) che vuole, ma io ho fatto altrettanto e su problematiche probabilmente più importanti delle sue. Cordialmente. gv
Quest’ultimo era per un altro commento.
A me sembra uno scoiattolo ripreso da un drone mentre cade a terra da un altissimo ramo. Io vivo intensamente la città di Macerata da 70 anni e confesso che non riesco a collegare questo logo alla mia adorata città. Questo non vuol dire che il logo non sia un’alta espressione artistica, ma, nella mia ignoranza, proprio non ci vedo Macerata. Mi dispiace
Un logo , un city brand, ha un obiettivo prioritario che riguarda la comunicazione dei valori di una azienda o di una città . Per questo motivo dovrebbe essere facilmente riconoscibile prima dai cittadini (se fosse una azienda da chi ci lavora) e poi da chi entra in contatto con la città per motivi di turismo, studio e lavoro. la bellezza o il valore artistico sarebbe un ovvio valore aggiunto (ammesso e non concesso che questi li ritroviamo nel nostro caso) ma solo nel caso in cui l’obiettivo principale di identificazione con i valori della città fosse raggiunto . E a quanto pare questo obiettivo è clamorosamente mancato nel caso del city brand di Macerata.
«Si tratta di un simbolo che è pensato per parlare a tutti» ha sottolineato l’assessore Riccardo
Sacchi-
Questo il primo commento che apriva l’articolo di presentazione dell’opera da trentamila euro .Non credo assolutamente che Macerata abbia, pur in un contesto di spudoratezza condiviso, versato tale cifra che se corrispondesse a verità sarebbe cosa ancora più vergognosa del noto matrimonio veneziano. Sacchi avrebbe dovuto dire “non che a tutti avrebbe parlato” ma che difronte all’obbrobrio, in massa si sarebbero scatenati con i più disparati commenti che una cosa hanno in comune: sono tutti divertenti. Quello che rende il tutto inqualificabile e la protervia con cui l’articolo continuava di perla in perla.
Che barzelletta davvero ridicolo il logo e questa città ormai nel baratro
Oh logo, spirito d’arte pura,
tra colori e forme, la tua anima dura.
Con pennelli danzanti, il sogno prende vita,
sulla tela esplode la tua forza infinita.
Macerata ti culla, figlio di luce,
le tue forme cantano, la passione conduce.
Astratti universi, tra linee e visioni,
esprimono il cuore, pulsano emozioni.
Dall’informale al segno, il tuo viaggio è splendore,
un canto alla vita, un eterno colore.
Oh logo, maestro di poesia,
la tua arte risplende, illumina la via.
La via delle minoranze, non dei minorati.
Fu proprio al mercato che Zarathustra disse al popolo:
Io insegno a voi il SuperLogo. Il Logo facilmente riconoscibile è cosa che deve essere superata. Che avete fatto voi per superarlo? Tutti gli esseri crearono finora qualche cosa oltre sé stessi, e voi volete essere il riflusso di questa grande marea, e tornare piuttosto al bruto anziché superare il banale ed ordinario logo?
Per fortuna non tutti sanno delle fenomenologie astrali e di quanto ne consegue.
Molto meglio avere la via illuminata dalle maggioranze e non dai maggiorati.
Non sono un esperto di grafica ma penso sia stato un colpo di……Sonno lì!
Tutto nel mondo è burla.
L’uom è nato burlone,
la fede in cor gli ciurla,
gli ciurla la ragione.
Tutti gabbati! Irride
l’un l’altro ogni mortal,
ma ride ben chi ride
la risata final…
Tutti gabbati!…
ah! ah! ah!…
tutti gabbati!…
(Falstaff, Fenton, Quickly, Alice, Pistola,
Meg, Bardolfo, Nannetta, Ford, Dott. Cajus,
Fate, Spiriti ecc.)
Sotto un manto di stelle, che il cielo intarsia,
Windsor sussurra una dolce fantasia.
Falstaff, titano di risa e d’ebbrezza,
calca la scena con fiera grandezza.
Tra ombre di quercia, beffato dal fato,
il suo cuore rimbomba, mai stanco, mai fiato.
“Tutto è burla!” erompe, un canto che vibra,
come un’arpa che al vento la notte ricalca e delibra.
Le Fate, sospiri di luce e d’incanto,
danzano in cerchio, un fluire di canto.
Verdi, maestro di sogni sonori,
tesse armonie che dissolvono i dolori.
Oh, Falstaff, eroe d’umana follia,
la tua voce risuona, un’ode che è via.
Nel finale s’innalza un coro celeste,
dove ogni nota la vita riveste.
La musica esplode, un’onda di stelle,
e il riso di Falstaff si fonde alle belle.
Nel turbine lieto, la burla s’infiora,
e l’anima canta, per sempre, sonora.
Lorena Cerqueti, anche io sono convinto che a Civitanova, come in qualsiasi altra città, si sarebbe fatto di meglio…