di Laura Boccanera
Nella locandina campeggia un fiore dai colori delicati, senza alcun tipo di allusione triviale, ma il nome scelto per la mostra d’arte dedicata all’8 marzo per celebrare il femminile ha suscitato non poche reazioni a Porto Recanati. E’ bufera sulla “Vulva gallery”, l’iniziativa che il Comune ha organizzato in programma per sabato con una collettiva di opere tese a celebrare l’universo della donna. Intesa come persona e non solo come femmina.
Rosalba Ubaldi
«Quando ho letto, ho pensato di essermi imbattuta in una fake news – la prima reazione dell’ex sindaca Rosalba Ubaldi – Invece è tutto vero. Il nostro Comune dovrebbe vergognarsene. Questo è quello che intendono per cultura? Una mostra “Vulva Gallery” in Pinacoteca per celebrare l’8 marzo. Quel titolo per celebrare l’8 marzo è l’esatto contrario di quello che la festa della donna intende celebrare ed è assolutamente inadeguato per celebrare i tanti visi di donna presenti in Pinacoteca. La donna non è solo un organo sessuale. E’ tutt’altro, molto di più, la donna è un essere umano che dà la vita, che educa i figli e cresce i cittadini di domani con amore e senso di responsabilità, la donna ha un compito terribilmente difficile visto che ha a che fare principalmente con uomini per far valere il suo sapere e il suo saper fare, la donna è dolce e tenera ma insieme forte e coraggiosa nella vita e nelle avversità di ogni giorno, la donna merita rispetto e non…una Vulva Gallery. Vergogna. Ma le donne di maggioranza tutte zitte?».
Il sindaco Andrea Michelini
Sul fronte di chi si sente offeso dal titolo anche Fratelli d’Italia di Porto Recanati che commenta: «Accogliamo con sorpresa la decisione dell’amministrazione comunale di patrocinare la mostra d’arte intitolata “Vulva Gallery”, un titolo che, più che celebrare la figura femminile, sembra volutamente provocatorio. Chiediamo all’amministrazione comunale di spiegare le ragioni di questa scelta, perché riteniamo che rimanere in silenzio su un tema così delicato significhi avallare una comunicazione poco chiara e divisiva. Se l’evento è dedicato alle donne e alla loro arte, si sarebbero potuti utilizzare nomi più semplici e attinenti al tema, senza ricorrere a una terminologia che distoglie l’attenzione dal contenuto per alimentare la polemica. Le donne non hanno bisogno di slogan per essere riconosciute e celebrate: il loro valore è già evidente nei fatti, nella cultura, nella scienza, nella politica e nel mondo del lavoro. L’8 marzo dovrebbe essere un’occasione per promuovere il rispetto e la parità con iniziative serie e costruttive, non un’operazione mediatica che fa discutere più per il nome che per il messaggio. Porto Recanati merita cultura autentica, non provocazioni studiate a tavolino. Riteniamo inoltre importante ascoltare anche l’opinione dei cittadini su questa iniziativa. La cultura deve unire, non dividere, e la politica ha il dovere di garantire scelte condivise e rispettose della sensibilità di tutti».
Sofia Marchi
A difendere invece l’iniziativa fra arte e provocazione è il sindaco Andrea Michelini che parla di una sfida ad un tabù e le organizzatrici Sofia Marchi e Irene Prosperi: «E’ un titolo che cerca di stare al passo con i tempi e che rispetta al 100% il ruolo della donna – replicano – che “La donna non è solo questo” lo dovremmo dare per scontato. Le parole nel corso dei secoli assumono nuovi significati e vulva è una di queste. La mostra non vuole incentrarsi quindi sul genitale femminile, ma utilizza semplicemente e, perché no, anche in senso provocatorio, una figura retorica, la “sineddoche”, una parte per definire il tutto, ed è questa la magia del linguaggio e della comunicazione. Riuscire a cogliere con sensibilità e dare valore al linguaggio è proprio quello che le arti ci permettono di fare, fuori dagli schemi precostituiti. Sentiamo di voler parlare una lingua più che mai nostra, una lingua quindi capace di stimolare la curiosità anche dei nostri coetanei rispetto ad un evento culturale che non può che dare valore alla città di Porto Recanati».
A questo punto potevano chiamarla ...Fregna gallery...ma su...
anch'io ho fatto un'expo di foto, l'ho chiamata Qazzo Gallery, ma non è venuto nessuno.
Che gente!
Non è una sineddoche è un'espressione fuori posto, infelice, di cui noi donne possiamo fare a meno
Che linguaggio forbito che ha il sindaco
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Ma quale sineddoche! E’ solo un modo per apparire emancipati.
The Vulva Gallery | Un progetto illustrato per celebrare la bellezza della diversità.
Vogliono essere diversi e superemancipati a tutti i costi ….ma non è questa la strada .
A presto! Anche noi organizzeremo la galleria dell’uccello. Poi non so, potremmo chiamarla anche l’uccello della galleria
Ma non sanno più che ca..zo inventarsi, anzi no, Volevo dire che vulva pensare.
Che fregnaccia si sono inventati!!!!
Ingresso libero? In che senso?
Effettivamente il termine “vulva” sarebbe troppo anatomico e l’immagine che scaturisce proiettata dalla amente davanti al fruitore è in base a ciò che in essa abbiamo registrato (taglio, peluria, colore, odore).
Meglio sarebbe stato se avessero usato uno dei tanti nomignoli dati dal maschio durante i millenni nelle varie latitudini: Cito qualche esempio: fregna, gnocca, patonza, patacca, bernarda, cocchia, ppcciu, sciuccapalle…
Non c’è niente da fare! La vulva, è sempre la vulva
Oh virtù silente, pura come il gelo,
che adorni l’anima d’un candido velo,
sei luce che sfugge al tumulto del giorno,
riflesso di stelle in un cielo eterno.
Non cedi al richiamo, non temi il vento,
custode di pace nel cuore contento,
un giardino chiuso, un fonte sigillato,
dove il desiderio è domato e placato.
Sei forza nascosta, non debole resa,
un voto d’amore che il tempo non pesa,
un canto sommesso che al mondo si leva,
promessa di vita che il cielo conserva.
Oh castità santa, sublime ideale,
proteggi il mio spirito da ogni male,
e in te trovo il vero, la gioia sincera,
un raggio di grazia nella notte austera.