Il gruppo Provincia al centro. Da sinistra: Franco Capponi, Alessandro Maccioni, Matteo Pompei, Cristina Cingolani, Ludovica Medei, Mauro Sclavi, Claudio Carbonari, Alessandro Massi, Mariano Calamita
di Marco Pagliariccio (foto Fabio Falcioni)
Intanto un seme piantato nel campo della politica provinciale. Se poi diventerà un arbusto o addirittura un albero capace di resistere alle tempeste delle tornate elettorali a venire (regionali e comunali maceratesi in primis) sarà il tempo a dirlo. Si è alzato oggi il sipario, con tanto di visita a sorpresa per un saluto lampo dell’ex presidente Antonio Pettinari (in Provincia per il cda della Quadrilatero, ma che in quanto esponente dell’Udc è schierato a sostegno del centrodestra), su Provincia al Centro, una delle tre liste che correranno domenica per le elezioni provinciali.
Franco Capponi, uno dei deus ex machina della lista
«Una lista razionale più che civica, centrista o altro» l’ha definita uno dei suoi sette candidati, Claudio Carbonari, che ha di recente lasciato la Lega nel Consiglio comunale di Macerata. Di certo un gruppo di amministratori connotati in maniera piuttosto definita geograficamente, radicata principalmente nella “terra di mezzo” delle colline maceratesi, e che, seppur in buona parte proveniente da esperienze partitiche, è attualmente al di fuori delle dinamiche di destra e sinistra, ma pure di centro nel senso più politico del termine.
Sclavi, Capponi e Maccioni
A tirare le fila del progetto da dietro le quinte il sindaco di Treia Franco Capponi, il suo omologo di Appignano Mariano Calamita e il presidente del consiglio comunale di Tolentino Alessandro Massi. «Siamo gli allenatori della squadra – ha scherzato ma non troppo l’ex presidente della Provincia Capponi – il nostro obiettivo è quello di rafforzare il territorio. Tutti hanno criticato la legge Delrio definendola scandalosa, ma poi all’atto pratico né la sinistra né la destra l’hanno toccata e così le Province continuano a perdere forza, in particolare la nostra stretta tra sisma, covid e alluvioni. Seppur con i suoi limiti e con i tagli che hanno raggiunto i 4 miliardi all’anno, la Provincia ha ancora un importante ruolo di raccordo che Parcaroli e i suoi hanno completamente abbandonato: è significativo che più volte è stata necessaria la presenza dei consiglieri di opposizione per avere il numero legale in consiglio. Credo che il dato politico a queste elezioni sia il meno importante. Altrove si è riusciti ad organizzare liste uniche, ma qui la destra ha sempre voluto fare da sola e la sinistra userà questa tornata per contarsi. Ma ci sono 50 liste civiche sul territorio che non hanno voce al di fuori dei partiti: ci siamo rivolti a questo grande raggruppamento. La tanto decantata filiera istituzionale non funziona, i casi dell’acqua e dei rifiuti sono lampanti e frutto puramente di questa mala politica».
Massi e Calamita
Calamita fu sconfitto da Parcaroli nelle elezioni per la presidenza del 2021 (era il candidato del centrosinistra) e stavolta sarà dietro le quinte. «E’ stata comunque un’esperienza costruttiva quella che abbiamo fatto in consiglio provinciale – dice il primo cittadino di Appignano – siamo un gruppo unito che guarda al territorio prima che alla casacca». «Volevamo dare una voce a chi non si sente né di destra né di sinistra e che magari viene da territori che spesso voce non hanno – fa eco Massi – saremmo stati ben felici di arrivare a una lista unica che desse il metro di un territorio unito, ma non si è potuto fare. Vorremmo che da qui parta un nuovo movimento politico».
Maccioni e Sclavi
Un primo test per servirà a capire quanto peso può davvero avere un’area civica di centro estranea alla logica dei due blocchi. E infatti al suo interno ci sono personalità più vicine al centrosinistra (la giunta Capponi a Treia, con Ludovica Medei al suo interno, ma anche quella di Mauro Sclavi a Tolentino guardano sicuramente più da quella parte, così come l’ex candidato sindaco di Cingoli Alessandro Maccioni, che sfidò il centrodestra qualche mese fa uscendo sconfitto) con altre che guardano invece al fronte opposto (Matteo Pompei, sindaco di Monte San Martino, è esponente di Civici Marche, che in Regione sostiene la giunta Acquaroli, per non parlare dei casi più eclatanti come i due consiglieri di maggioranza maceratesi Cristina Cingolani e Claudio Carbonari).
«Il nostro territorio sta cambiando, ha avuto poca voce in capitolo in Regione e a livello nazionale e avrebbe bisogno di più amministrazione e meno politica», ha rimarcato Sclavi. «Qui hanno trovato voce piccoli centri come il mio e non era scontato che fosse così – ha evidenziato Pompei – i piccoli paesi come Monte San Martino si trovano spesso ad affrontare problemi, penso in primis a quelli infrastrutturali, per i quali c’è scarsa attenzione. I cittadini ci chiedono risposte e noi dobbiamo fare la nostra parte per darle loro. A livello politico, poi, Civici Marche, movimento a cui appartengo, per definizione risponde all’identikit di questo gruppo nascente».
Pompei e Carbonari
Molto dura l’invettiva di Alessandro Maccioni, uno dei decani del raggruppamento. «Credo profondamente in una politica di area vasta e, avendo avuto tanto nel tempo dalle istituzioni, vorrei restituire qualcosa con un impegno come quello in Provincia che è di puro volontariato – ha detto l’ex direttore dell’Area Vasta 3 – a Cingoli da 4 anni abbiamo il vicepresidente della Regione eppure le problematiche non solo non sono state risolte, ma sono pure peggiorate. Siamo ancora appesi a una discarica che qualcuno evidentemente vede ancora come qualcosa di buono, quando in realtà si è chiesto ai cittadini di fare un sacrificio per anni senza che ad essi sia riconosciuto alcunché a livello di premialità Tari, scontistiche sulle tassazioni, niente di niente. La Provincia, a sua volta, non ha fatto nulla per smuovere la situazione, idem sulla gestione idrica. L’unico effetto è stato l’aumento delle tasse ma così è facile governare: si coprono le perdite delle aziende pubbliche mettendo le mani in tasca ai cittadini».
Cingolani e Medei
«Vogliamo una politica al servizio delle persone – ha aggiunto Medei, consigliera comunale con delega al bilancio a Treia – quello che posso dire è che ci metterò energia e visione per rimettere la Provincia al centro dei processi decisori, per dare servizi e rendere la scuola più forte».
Significativa la presenza nella lista di due elementi provenienti dalla maggioranza consiliare di Sandro Parcaroli a Macerata. «Non è una candidatura contro qualcuno – ha precisato Cristina Cingolani, esponente della lista Parcaroli ma che sarà candidata quindi contro di lui fra qualche giorno – la nostra Provincia ha bisogno di essere valorizzata con senso di responsabilità e una visione del futuro. Una candidatura la mia nata da moderazione e equilibrio, gli stessi che trovai nella lista Parcaroli quando mi candidai nel 2020».
«Filiera politica non significa filiera di obbedienza – la stilettata di Carbonari (ora al gruppo mista) – la mia presenza qui è in maniera evidente una critica a questo modo di fare politica. Vedo avallare cementificazioni del territorio da parte di soggetti che parlano non si sa bene a nome di chi, vedo attendere col cappello in mano che qualcuno in alto lasci dei soldi per poter realizzare il nuovo ospedale. Non è questa la politica che vogliamo, non vogliamo il servilismo che chiedono i partiti. Vogliamo una politica che viene dalle esigenze dal territorio, a prescindere dalla casacca: oggi lanciamo un seme, se fiorirà lo dirà il tempo».
Sei dei sette candidati della lista (assente Monia Batassa), da sinistra: Alessandro Maccioni, Matteo Pompei, Cristina Cingolani, Ludovica Medei, Mauro Sclavi, Claudio Carbonari
Questi i sette candidati per la lista Provincia al Centro: Monia Batassa (consigliere comunale di Gualdo, assente stamattina), Claudio Carbonari (consigliere comunale di Macerata), Cristina Cingolani (consigliere comunale di Macerata), Ludovica Medei (consigliere comunale di Treia), Matteo Pompei (sindaco di Monte San Martino), Mauro Sclavi (sindaco di Tolentino), Alessandro Maccioni (consigliere comunale di Cingoli).
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Poiché previste in Costituzione e dotate di compiti di coordinamento che, specialmente per i Comuni più piccoli, erano importanti, la pessima classe dirigente italiana non ha potuto eliminare le Province, ma ha tolto ai cittadini la possibilità di votarne i rappresentanti, dandola ai medesimi esponenti della pessima classe dirigente.
Qui si fa solo la moltiplicazione mai la sottrazione per esempio fare un’altra provincia nelle Marche a cosa è servito? Risposta si sono fatte 2 micro provincie andando avanti così non si va lontano in tutti i sensi signori.
Quanti soldi sprecati,dopo dicono che non ce ne sono, che schifo.
Politica (anziché amministrazione) provinciale e civici: è un ossimoro? A priori non può essere escluso.