L’assessore Katiuscia Cassetta con il sindaco Sandro Parcaroli
di Marco Ribechi (foto di Fabio Falcioni)
Palazzo Buonaccorsi apre la sua estate e inaugura la mostra Vis-à-Vis. Inizia con un gran colpo la bella stagione del più importante museo di Macerata che fino al 12 gennaio vedrà la presenza di una splendida e innovativa esibizione dedicata alla ritrattistica. Un vero e proprio viaggio nel tempo e nelle idee che muove dal Settecento, epoca d’oro della ritrattistica, fino all’arte contemporanea mettendo in dialogo autori solo apparentemente lontani tra loro ma che, ad uno sguardo più attento e approfondito, ritrovano dei collegamenti a volte immediati altre volte più complessi e inediti. Curata da Elsa Barbieri, Massimo Francucci e Giuliana Pascucci, con l’assessorato alla cultura di Macerata, l’esibizione conta ben 60 opere che accostano maestri del passato e artisti del presente, italiani e internazionali.
Elisa Barbieri illustra l’opera Pala di Joseph Beuys sul tema dell’assenza
Un percorso che promette di stupire occupando spazi insoliti all’interno di tutti i piani del Buonaccorsi, incluso i sotterranei del Museo della Carrozza. «Quest’anno non abbiamo voluto disperdere le energie – spiega l’assessore Katiuscia Cassetta – quindi ci siamo concentrati su un unico grande appuntamento, che però durerà svariati mesi. Quello che si appresta ad essere aperto al pubblico è un percorso che ha richiesto oltre un anno di pianificazione e che ha visto la collaborazione di molte realtà tra cui Palazzo Ricci, la Pinacoteca di Civitanova e naturalmente anche gli istituti che hanno prestato alcune opere davvero importanti alla nostra città. Con questa mostra quindi la collezione del Buonaccorsi può rapportarsi in prospettiva regionale con tutto il territorio ma, in maniera ancora più vasta, intercettano altri autori importanti del panorama nazionale e internazionale. Questa è la vocazione di Macerata, città che ha sempre avuto un’avanguardia artistica di livello. Purtroppo le disponibilità in un piccolo centro sono limitate quindi è stato basilare il contributo dei mecenati e degli enti esterni che hanno subito sposato questo valoroso progetto».
Da sinistra: Elsa Barbieri, Giuliana Pascucci, Massimo Francucci, l’assessore Katiuscia Cassetta e il sindaco Sandro Parcaroli
Vis-à-Vis, creando parallelismi tra differenti stili, supporti ed epoche, spinge il fruitore ad interrogarsi su temi di natura universale come il significato dell’identità, del doppio, il dualismo reciproco tra oggetto guardato e sguardo guardante e molti altri temi che nella storia dell’arte hanno svolto un ruolo centrale. Infatti il ritratto, come rappresentazione e desiderio di catturare un soggetto reale, è qualcosa che attraverso i secoli è stato sempre sviluppato a differenza di altre tematiche più legate ad un preciso arco temporale. «La mostra tratta soprattutto dell’identità umana declinata da varie prospettive – spiega la co-curatrice Giuliana Pascucci – ma in parte vuole celebrare anche l’arte marchigiana coinvolgendo importanti autori del passato e contemporanei. Il percorso poi è un cortocircuito che attraversa le diverse collezioni civiche. Ci siamo presi un rischio con l’intento di omaggiare il coraggio della città che nel ‘900, con personaggi della caratura di Pannaggi, Scipione e altri, ha saputo muovere passi importanti anche nella contemporaneità».
Cortocircuito anche nel percorso stesso poiché le 60 opere sono dislocate in luoghi insoliti del museo e vanno ricercate come in una caccia al tesoro in cui, il premio finale, è una continua interrogazione e un approfondimento sul significato di identità. «L’arte del ‘700 è caratterizzata dalla ritrattistica – spiega Massimo Francucci, curatore appunto delle opere di quest’epoca – il ritratto è la perfetta pietra di paragone per cogliere i valori universali attraverso i secoli. I grandi interpreti marchigiani sono Maratti, Pier Leone Ghezzi, Ceccarini e Magini che sono pronti a dimostrare la modernità delle loro creazioni». Per la parte contemporanea invece la mano è stata quella di Elsa Barbieri: «Un ritratto non è una semplice immagine ma è un soggetto reale che in qualche modo ci guarda mentre noi lo guardiamo – spiega la co-curatrice – la sfida è stata selezionare opere contemporanee che potessero anche riaccendere interesse sulla collezione del palazzo e sulla città».
La lista di autori delle opere è davvero lunga e articolata, oltre ai settecenteschi già citati si incontrano: Evgeny Antufiev, Eduardo Arroyo, Matthew Attard, Luigi Bartolini, Joseph Beuys, Marco Cingolani, Michelangelo Consani, Fabrizio Cotognini, Enzo Cucchi, Thomas De Falco, Antony Gormley, Maggi Hambling, Diango Hernández, Leiko Ikemura, Jiri Kolar, Mark Manders, Annette Messager, Fulvio Morella, Roman Opalka, Laura Paoletti, Vettor Pisani, Carol Rama, David Reimondo, Klaus Rinke, Kiki Smith, ciascuno con il suo accento particolarissimo sul fil rouge del ritratto. Moltissime le suggestioni che però, a volte, possono risultare complesse da estrapolare. Per questo può essere utile munirsi del catalogo che sarà presentato il 18 luglio, il giorno precedente alla prima Turandot dello Sferisterio. Infatti le relazioni tra il Buonaccorsi e l’opera si sviluppano anche nella biglietteria con uno sconto speciale al museo per chi si recherà a vedere la lirica in arena. Le collaborazioni proseguono anche con la Pinacoteca Civica Marco Moretti di Civitanova ed i Musei di Palazzo Ricci in una sinergia espositiva. Infine coinvolte anche l’Università di Macerata e l’Accademia d’arte che nei prossimi mesi creeranno dei laboratori e degli incontri proprio nelle stanze del Buonaccorsi.
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Ottima idea quella del “ritratto” per le associazioni simultanee di “tempo e storia” che possono produrre. Se è vero che “l’immagine è già un racconto”, ancora di più è capace di “generare” il ritratto.