La presentazione del report Bankitalia
di Alessandra Pierini (Foto di Giusy Marinelli)
Un quadro tutt’altro che rassicurante che rende necessari, non solo una riflessione profonda, ma anche interventi profondi e significativi. E’ quello tracciato dal Rapporto annuale della Banca d’Italia presentato questa mattina nell’auditorium Tamburri della Mole Vanvitelliana ai rappresentanti istituzionali e ai protagonisti dell’economia marchigiana.
Crescita dello 0,6%, inferiore a quella nazionale, flessione di quasi tutti i settori produttivi, erosione del potere d’acquisto delle famiglie, indebolimento dell’occupazione e riduzione dei prestiti bancari. «Un patrimonio – ha detto il direttore della filiale di Ancona di Bankitalia Maurizio Cannistraro – che è a disposizione dei decisori pubblici e privati».
Alfredo Bartozzetti, responsabile della divisione analisi e ricerca economica, ha analizzato con una sintesi chirurgica che non lascia spazio al minimo slancio di ottimismo la situazione delle Marche e lanciato le sfide da affrontare.
«L’economia marchigiana ha perso slancio – ha spiegato dati alla mano – è sempre più evidente un rallentamento. Le Marche accusano la recessione più di altre aree del resto del Paese, questo dipende anche dalla specializzazione produttiva dei settori. La domanda interna è stata contenuta dall’inflazione e dalla perdita del potere di acquisto delle famiglie, quella esterasi è ridotta per la perdurante incertezza del quadro geo politico. Attraverso l’analisi della componente di fondo del ciclo economico che ci dà un quadro più aggiornato rispetto ai dati del 2023, vediamo che finora la crescita nel 2024 si è attestata su valori intorno allo zero».
Per quanto riguarda l’analisi dei singoli settori produttivi: «L’industria vede una riduzione del fatturato. La strategia aziendale che si evidenzia è quella dell’aumento della corte e del numero dei fornitori. Nonostante la spinta molto forte delle agevolazioni fiscali e la ricostruzione in corso, il settore delle costruzioni ha visto un rallentamento, o meglio una espansione meno robusta rispetto a quella del 2022. Il terziario ha perso slancio. Uno dei nodi da risolvere è quello della produttività, favorire gli investimenti è la sfida nevralgica».
Sul mercato del lavoro incide anche il calo demografico: «L’indebolimento dell’attività economica incide sull’occupazione – dice Bankitalia – che è risultata solo lievemente positiva e inferiore al dato nazionale. Il numero di lavoratori dipendenti è aumentato ma la crescita nel settore privato dipende dai contratti a tempo determinato. Le difficoltà a reperire forza lavoro dipende invece dalla riduzione di persone in età da lavoro».
E’ stata Sabrina Ferretti ad analizzare il capitolo dedicato al credito: «Nel 2023 i prestiti bancari si sono notevolmente ridotti, ha contribuito il calo dei mutui per l’acquisto di abitazioni, frenati dai tassi di interesse. IL calo di prestiti alle imprese si è accentuato. La qualità del credito è rimasta nel complesso buona». Una nota sulla desertificazione bancaria che secondo Bankitalia non sarebbe un nodo da sciogliere nelle Marche: «Il rapporto tra gli sportelli bancari e la popolazione è elevato rispetto alla media nazionale»
In prima fila il governatore Francesco Acquaroli e il neo europarlamentare Carlo Ciccioli
In conclusione le prospettive da attuare per l’anno in corso «sono la crescita di produttività e di sostenibilità, attraverso la diffusione dell’innovazione tecnologica e la realizzazione del potenziale di crescita».
Rapporto annuale della Banca d’Italia
Nel testo si parla di esami delle urine, mentre le voci di paesi parlano di grosse industrie con forti limitazioni negli anticipi su "impegni" e conseguenti grosse difficoltà nei rimborsi dei leasing. Ci sono forse delle analogie tra le urine del testo e le fatture farlocche?
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Questi meeting non servono a nulla. I promotori e i relatori vivono fuori contesto rispetto ad un operaio con tre figli che nonostante il lavoro non arriva alla fine del mese . Quello che dicono prima i grafici e dopo loro sono le stesse parole dette all’ultima riunione i problemi restano e anzi crescono senza nessuna soluzione .
Forse bisognerebbe stare coi piedi ben piantati per terra. La disponibilità di forza lavoro non è in discussione, invece manca la volontà del Governo di favorire l’occupazione ad esempio con provvedimenti di detassazione per le aziende. Si pensi poi al ‘Job Act’, per il quale l’anno prossimo – coi quattro referendum – i cittadini dovranno esprimersi al fine di eliminare alcuni (4) punti della legge voluta da Renzi.