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«Acqua pubblica, dai sindaci solo parole:
c’è qualcuno mosso da secondi fini»

MACERATA - Il Coordinamento marchigiano dei movimenti per l’acqua bene comune organizza venerdì alle 17 al salone Arci un incontro pubblico per fare chiarezza sulla situazione della gestione del servizio idrico integrato, che resta ancora in stallo

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acqua-rubinetto_1600x900-325x183Si faccia chiarezza una volta per tutte sulla gestione del servizio idrico integrato. È ciò che chiede il Coordinamento marchigiano dei movimenti per l’acqua bene comune, che organizza venerdì alle 17 al salone Arci di Macerata (via Giuseppe Verdi) un incontro pubblico sul tema.

«Vogliamo affermare principi coerenti con la volontà espressa dal popolo italiano nel referendum del 2011, promuovere la trasparenza e favorire la partecipazione dei cittadini in questo importantissimo passaggio – fa sapere il coordinamento – nell’approssimarsi della scadenza dell’attuale affidamento del servizio idrico integrato, si profila il rischio concreto che la gestione dell’acqua delle comunità del Maceratese possa finire sul mercato e passare in mani private. Da troppo tempo i 46 sindaci che compongono l’assemblea dell’Ambito territoriale ottimale 3, sebbene affermino a parole di voler mantenere l’acqua in mano pubblica, nei fatti non procedono risolutamente nella direzione di costituire un’unica società pubblica di gestione idonea per legge ad ottenere l’affidamento diretto di tale servizio fondamentale per il benessere dei cittadini e la prosperità delle loro comunità».

Le principali cause di tale grave ritardo, secondo il gruppo, sono riconducibili «a una volontà trasversale di diversi sindaci di conservare nei fatti (ed in contrasto con la normativa vigente) l’attuale assetto delle proprie società multiservizi che attualmente gestiscono il servizio idrico nei rispettivi territori. Un assetto che nel contesto osimano-recanatese include persino un importante partner privato, incompatibile con l’affidamento in house – continua il coordinamento – così facendo non si realizza la fusione dei “rami acqua” delle stesse società in un nuovo soggetto gestore interamente pubblico e controllato congiuntamente da tutti i Comuni dell’Ambito territoriale, condizione imprescindibile per sottrarre l’acqua dal mercato e dalle grinfie delle potenti multiutility quotate in borsa determinate a fare profitto su di essa al pari di ogni qualsiasi merce. Sebbene nessuno possa negare la complessità delle operazioni amministrative di liquidazione del privato, scissione e fusione delle attuali realtà operative del settore in modo da valorizzare al meglio l’apporto tecnologico e di competenze di ogni singola azienda locale, salvaguardando nel contempo i diritti dei lavoratori coinvolti, non si può affatto escludere che in questo contesto interferiscano soggetti mossi da secondi fini, determinati a complicare il quadro allo scopo di portare l’acqua sul mercato».

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