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«In quarantena con 4 giorni di ritardo,
la mia famiglia è rimasta nel limbo:
tutto è lasciato al buon senso»

COVID - Una mamma racconta l'esperienza vissuta dopo che un compagno di scuola del figlio è risultato positivo. «Ritardi nelle comunicazioni e nel processare i tamponi». Dal 31 dicembre sono cambiate le regole. ECCO LE NUOVE MISURE

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Il tampone ad un bimbo

 

Ritardi nella comunicazione, difficoltà nel processare i test vista la mole di lavoro, tamponi non obbligatori all’uscita, isolamento che vale solo per il diretto interessato mentre i familiari stretti sono liberi di uscire. Quello della gestione delle quarantene è senza dubbio diventato un nervo scoperto del sistema sanitario, con ogni probabilità sta influendo anche sull’impennata di contagi che si è registrata nelle ultime settimane e di sicuro sta creando non pochi problemi ai cittadini. Diversi i casi segnalati, l’ultimo arriva da Macerata e a raccontarlo è una mamma che preferisce rimanere anonima. Ha due figli di 4 e 6 anni, il più piccolo frequenta una scuola dell’Infanzia. «Nella classe di mio figlio – spiega la mamma – un bambino è stato male con febbre il 22 dicembre sera. Il 23 fanno un tampone rapido che risulta positivo e la mamma ci avvisa nel gruppo dei genitori. In mattinata parte ovviamente anche il tampone molecolare con risultato arrivato il 25 verso le 12, positivo».

Ed ecco che si materializza la prima falla. «La prima comunicazione di quarantena dall’Asur – continua la mamma – arriva il 26 in tarda mattinata con una email. Quarantena dal 26 (nonostante il possibile contatto è avvenuto il 22) fino al 5 gennaio con tampone molecolare prenotato per il 3 gennaio». Insomma per quattro giorni il bimbo, la sorella e i suoi genitori sono rimasti in un limbo, senza sapere cosa fare, con la libertà di poter continuare normalmente a uscire, andare da nonni e parenti, col serio rischio di essere però positivi e quindi far correre il virus loro malgrado.

bus-tamponi-studenti-kos-piazzale-stadio-civitanova-FDM-4-325x217«Mio figlio – continua la donna – manifesta sintomi riconducibili al Covid, così come da linee guida avviso il pediatra. Il pediatra prenota tampone urgente al distretto, effettuato il 28 mattina alle 9». Il risultato, ecco la seconda falla, arriva solo il 31 dicembre ed è negativo, ma nel frattempo «nessuno ci ha avvisato del possibile ritardo – sottolinea la donna – magari avremmo potuto effettuare nuovamente il tampone in altro centro». Infine, terza falla,  «la quarantena è circoscritta solo al bambino dal 26 mentre noi familiari siamo liberi di uscire». In questo caso il bimbo è risultato negativo, ma se fosse risultato positivo? Innanzitutto sarebbe stato ormai impossibile rintracciare tutti i contatti, e poi comunque non sarebbe stato obbligatorio un tampone all’uscita. E i familiari? Nel frattempo, cioè dal 22 al 31 dicembre, sarebbero potuti andare in giro col serio rischio di essere positivi anche loro. «Insomma – conclude la donna – tutto è lasciato al “buon senso” delle persone. Capisco i ritardi e tutta la situazione, ma penso che almeno con le comunicazioni qualcosa in più si possa fare». Nel pieno della pandemia, dunque, ci si affida al “buon senso” delle persone e intanto i contagi continuano a correre e le norme continuano a cambiare.

Col nuovo decreto approvato dal governo infatti sono cambiate anche le quarantene dal 31 dicembre.  Secondo le nuove regole i vaccinati con tre dosi, i guariti nei 120 giorni precedenti e chi ha fatto la seconda dose da meno di 120 giorni, se hanno avuto contatti con un positivo non dovranno più fare quarantena. Dovranno indossare dispositivi di tipo Ffp2 per 10 giorni e solo in caso di sintomi, effettuare un test antigenico rapido o molecolare e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto. I positivi asintomatici  potranno uscire dalla quarantena dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni a partire dalla data di prelievo del tampone risultato positivo, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare o antigenico con esito negativo. I positivi sintomatici invece potranno terminare il periodo di isolamento dopo almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi, accompagnato da un test molecolare o antigenico con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi.



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