La lotta dei camosci
Un avvistamento straordinario quello fatto da Lorenzo Lambertucci de “L’occhio nascosto dei Sibillini” insieme a Marco Gratani di Photonica3. I due appassionati di montagna e fotografi sono stati testimoni sabato mattina col bosco innevato in un paesaggio da fiaba di uno spettacolo raro e suggestivo. Una scena di combattimento amoroso tra maschi di camoscio appenninico.
«Rocambolesche corse, inseguimenti, e veri e propri scontri tra le rupi innevate. Ci rendiamo subito conto di trovarci davanti a qualcosa di straordinario dato che la violenza di questi scontri è del tutto eccezionale in quanto solitamente non avvengono contatti fisici tra i rivali – spiega Lorenzo Lambertucci dell’Occhio Nascosto dei Sibillini tramite le pagine del suo blog – l’emozione è indescrivibile, essere spettatori e testimoni di un tale spettacolo in una storia di conservazione di grande successo di un animale che era quasi estinto». Il rituale viene spiegato da Sofia Menapace, etologa e responsabile tecnico-scientifico delle attività di monitoraggio del camoscio appenninico nel parco nazionale dei monti Sibillini: «Alla fine dell’estate i maschi adulti, che normalmente conducono vita solitaria o in piccoli gruppi, si aggregano ai branchi delle femmine sui pascoli in quota: da questo momento, gradualmente, iniziano il corteggiamento delle femmine e la competizione tra maschi, che crescono di intensità fino alla seconda metà di novembre quando le femmine sono pronte all’accoppiamento. I gruppi di femmine vengono difesi da un solo maschio che ne controlla di continuo lo stato ricettivo, tenendole riunite in branco e scacciando eventuali altri maschi competitori.
La natura degli inseguimenti, dei combattimenti e delle altre attività di competizione tra maschi dipendono dall’età e dalla prestanza fisica degli individui. Solo in rari casi si arriva allo scontro fisico vero e proprio tra due maschi. Le interazioni hanno inizio a distanza, attraverso segnali uditivi e visivi. I maschi comunicano per prima cosa attraverso sonori versi simili a “grugniti” lanciati nelle praterie d’altitudine. In un secondo momento, quando due individui si trovano vicini, si passa alle ostentazioni del vigore fisico: ogni maschio cerca di mettere in evidenza la sua forza assumendo posture laterali con testa e collo tenuti ben eretti e pelo sollevato sul dorso e sui fianchi nel tentativo di sembrare più grande e minaccioso. Se questo confronto non è sufficiente a scoraggiare e far allontanare uno dei due contendenti si passa alle minacce dirette, effettuate a testa bassa con le corna orientate verso il rivale, tramite brevi cariche improvvise o lunghi inseguimenti. Un vero combattimento sarebbe pericoloso per entrambi, in quanto anche il vincitore potrebbe uscire dallo scontro ferito ed essere quindi in difficoltà nel misurarsi nuovamente con un successivo pretendente». Il camoscio è tornato a popolare i monti Sibillini nell’autunno del 2008, quando sono stati reintrodotti i primi otto esemplari. Nei successivi anni i camosci liberati sono stati complessivamente più di trenta, si sono subito ben adattati al nuovo ambiente ed hanno cominciato a riprodursi, permettendo alla popolazione di aumentare di consistenza e di ampliare il territorio utilizzato colonizzando nuove aree. Ad oggi si stima che la popolazione abbia raggiunto i 250-300 camosci.
(Foto di Lorenzo Lambertucci dell’Occhio Nascosto dei Sibillini e di Marco Gratani di Photonica3)
bello
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