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Discoteche verso la riapertura,
«Speriamo negli ingressi fino al 50%
ma l’importante è ripartire»

CIVITANOVA - Per il Comitato tecnico scientifico si può tornare a ballare, ma con limitazioni. Aldo Ascani (La Serra, Gatto blu): «Pronti a fare serate 7 giorni su 7 senza la capienza al 100%. Alla Serra, che è un ristorante, riprendiamo verso il 20 ottobre». Edoardo Ascani (Brahma): «partiamo da un umore che non è dei migliori, da lavoratore del settore questa estate ho rispettato le regole e non è stato facile perché è costato molto in termini di stress, presenze e fatturato». Stefano Longhi (Donoma): «Il Cts indica il 35%, non so come faremo. Credo che sia un modo per lasciare indirettamente i locali chiusi»

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Donoma

 

di Laura Boccanera

Balli in pista, si torna in discoteca? Per il Comitato tecnico scientifico (Cts) sì, ma con alcune limitazioni. Potrebbe cadere in zona bianca anche l’ultima restrizione, quella nei confronti dei locali da ballo, discoteche e balere che dalle prossime settimane potrebbero riprendere la programmazione delle serate danzanti dopo quasi due anni di stop.

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Aldo Ascani, La Serra e Gatto blu

Per la categoria si è trattato di uno stop forzato lunghissimo, spesso con ristori considerati imbarazzanti. E così i gestori dei locali di Civitanova cominciano, pur nell’incertezza, a scaldare i motori. In città sono 3 le discoteche attualmente attive: oltre al Donoma di Stefano Longhi ci sono il Gatto Blu che aveva ripreso le attività proprio nel 2019 prima dell’arrivo del Covid sotto la gestione di Aldo Ascani e il nuovissimo Brahma, inaugurato e costretto dopo appena due mesi a tirare giù le saracinesche. Il cts parla di ingresso con green pass e limitazioni di accesso al 35%. Al momento i gestori non si sbilanciano sulle percentuali, speranzosi che possano aumentare almeno al 50%, ma si dicono fiduciosi di riprendere. «Le limitazioni sono drammatiche, ma intanto fateci riaprire – afferma Aldo Ascani titolare de La Serra e gestore del Gatto blu – anche se questi limiti sono in parte senza senso bisogna comunque ripartire, preferisco un minino di attività piuttosto che tenere chiuso. Non condivido i miei colleghi che dicono “allora meglio i ristori”, perché intanto i ristori sono inconsistenti rispetto all’attività che facciamo. Basti pensare che lo Shada ha ricevuto 25mila euro di ristori e ne spendiamo solo 35mila di tovaglie e sanificazioni. Per cui io dico intanto apriamo poi ci inventeremo qualcosa, faremo serate 7 giorni su 7 se non potremo avere la capienza al 100%».

Ragionamenti diversi per La Serra che di fatto è un ristorante e che quindi è pronto a ripartire e per il Gatto Blu che invece è una discoteca tout court: «con questi numeri al Gatto Blu potremmo far entrare al massimo 150 persone, ma credo che questo numero verrà rivisto al rialzo. Per ora col Gatto non riapriamo, prima riavviamo La Serra e con la discoteca avevamo comunque previsto per fine novembre almeno di riaprire. Alla Serra invece riprendiamo verso il 20 ottobre, ovviamente si entrerà col Green pass».

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Edoardo Ascani, Brahma

Analoga valutazione arriva da un altro Ascani, Edoardo, titolare assieme ad Alexio Lattanzi del Brahma, la discoteca nata nei locali dell’ex Lidl in zona sud, inaugurata il 21 dicembre 2019 e chiusa il 25 febbraio 2020: «partiamo da un umore che non è dei migliori – ha detto Edoardo Ascani – da lavoratore del settore questa estate ho rispettato le regole e non è stato facile perché è costato molto in termini di stress, di presenze e di fatturato. Altrove in Italia si è ballato con 2mila, 3mila presenze e ora sentire che c’è chi si lamenta per le limitazioni date fa arrabbiare. Sono stati episodi che screditano tutta una categoria. Questa estate allo Shada siamo stati ligi e non abbiamo mai subito chiusure per cui ora ben vengano le riaperture. Da quando ci diranno che possiamo aprire noi apriremo. Credo che la percentuale data dal Cts del 35% possa salire al 50% perché non è vincolante per il Governo. Basti ricordare come questa estate il Cts aveva dato il nullaosta al via alle danze, ma poi il Governo ha deciso diversamente. Certo che queste limitazioni sono da rispettare, ma non sono pienamente condivisibili. Che differenza c’è fra un ristorante che fa entrare con green pass e può ospitare 500 persone e una discoteca che invece per le dimensioni che ha magari può tenerne solo 200?».

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Stefano Longhi, Donoma

Fa confronti con l’estero Stefano Longhi del Donoma che commenta così la prima ipotesi del Cts: «credo che sia un modo per lasciare indirettamente i locali chiusi. All’estero la capienza è al 50%, sono ripartiti concerti e anche grossi spettacoli. Non si sa come faremo col 35%. Ovviamente aspetteremo le indicazioni e riapriremo, ma ancora non sappiamo bene come. Così è molto difficile, basti considerare che abbiamo una capienza per 1100 persone e potremmo tenerne dentro 380 compreso il personale, che però se non c’è fatturato non possiamo considerare a pieno. Faremo i nostri conti appena le scelte saranno più chiare, non abbiamo ancora una data».

 

 

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