di Gianluca Ginella
Truffa all’ufficio Anagrafe di Macerata, la dipendente davanti al giudice: «ha reso interrogatorio, ha ammesso alcune condotto e vuole risarcire il danno, ma ha ridimensionato molto il comportamento asserito dalla procura. Di certo non è una delinquente seriale, è una persona che ha sempre lavorato e che ha fatto una sciocchezza ma di certo non parliamo di una truffa di 47mila euro» dice il legale della dipendente del comune di Macerata, l’avvocato Lorenzo Gnocchini.
Questa mattina, davanti al gip Giovanni Manzoni del tribunale di Macerata, si è svolto l’interrogatorio della 59enne civitanovese, relativo alla misura interdittiva della sospensione d’ufficio dal servizio chiesta dalla procura. «Abbiamo insistito per l’inutilità di questo provvedimento – dice Gnocchini -. Ci sono altre possibilità che sono legate al procedimento disciplinare che immagino verrà aperto e non è necessario che sia la procura ad intervenire. Il giudice si è riservato, aspettiamo di conoscere la decisione. Nel frattempo abbiamo anche impugnato il provvedimento di sequestro del denaro, che ci sembra spropositato». L’impiegata del Comune, che in questo momento si trova in ferie, questa mattina verso le 9,30 è arrivata in tribunale e ha dato la sua versione dei fatti. «Ha chiarito le motivazioni del suo comportamento e ha chiarito che non è così grave come si è detto – continua il legale della 59enne -. Ha detto di essere pentita e vuole risarcire il danno. Che non è di 47mila euro ma molto ridimensionato rispetto a quella somma. Se avesse frodato 47mila euro, prendendo ogni volta 5 euro in più sul rilascio delle carte d’identità elettroniche, significherebbe che ha truffato 9.400 persone, in pratica il 20% della popolazione di Macerata, senza che nessuno si sia mai accorto di niente. Mi sembra un po’ una fantasia. Parliamo di cifre molto molto inferiori».
L’indagine sulla dipendente del Comune era partita a maggio dopo che ad aprile una donna aveva scritto su Facebook che era stata truffata perché le era stato fatto pagare di più del previsto. Era stato l’assessore Paolo Renna a contattare la donna e ha segnalare tutto alla polizia locale di Macerata che aveva iniziato una indagine che è stata svolta anche grazie a telecamere nascoste per accertare come agiva la 59enne. Secondo le indagini invece di far pagare 22,21 euro per la carta d’identità elettronica, ne chiedeva 27,37 intascando ogni volta la differenza. A fine giornata poi metteva da parte il ricavato.
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E comunque un dipendente pubblico non doveva farlo. Ne va della fiducia dei cittadini verso le Istituzioni. Adesso è pentita, ma perché la cosa è stata scoperta, altrimenti? E aspettando di vedere gli esiti, è interessante domandarsi cosa succederebbe se si trattasse di un lavoratore nel privato.
Dipendente privato cacciato a calci in c..o per perdita di fiducia nel rapporto di lavoro.
L’avvocato dice che 47.000 grattati sono una fantasia e che sarebbero molti di meno.
Ma solo nel mese di settembre, dagli appunti sul calendario, risultano grattati 731 euro….
Provo a fare il piccolo conto della serva considerando solo 11 mesi lavorativi per ogni anno:
731×11= 8.041 euro che moltiplicati per 6 anni risultano
8.041×6= 48.246 euro.
Sig. Valenti la mia era volutamente una provocazione. E siccome sappiamo che per legge il privato nel caso lo può fare
…
C’è un’incredibile corrispondenza numerica tra le persone che si pentono e quelle che vengono “beccate”. Che poi è la stessa che c’è tra quelle che non si pentono e quelle che la fanno franca.
Misteri delle scienze statistiche.
E’ pentita, quindi ha ammesso la truffa. Bene paghi e stia zitta.
Insomma vuole grattare pure sul ricavato totale tenendosene una parte.
Un plauso al Comandante Doria, ha portato avanti un inchiesta “scomoda” di cui forse non avremmo sentito mai parlare.
E’ in ogni caso una truffa, assolutamente non una ‘sciocchezza’.