di Gianluca Ginella
La vita davanti ad uno schermo per via del Covid, l’isolamento con la didattica a distanza, il boom di truffe online, il cyber bullismo: l’analisi di Luca Russo, esperto di indagini criminologiche e reati informatici consulente di diverse procure (recentemente per quella di Macerata ha seguito l’indagine sull’omicidio di Rosina Carsetti) e presidente dell’associazione Ragazzi in rete.
Dad è una di quelle parole diventate di uso comune con il Covid. Come la vivono i ragazzi?
«Ha creato un disagio importante. Ormai i ragazzi stanno davanti ad una tastiera per seguire le lezioni e nel tempo libero proseguono. Scuola e tempo libero davanti al computer, non è vita vivere dentro una stanza. I ragazzi del muretto sono preistoria oramai».
Quali problemi può causare la didattica a distanza?
«Apprendere le materie, in particolare in istituti di una certa difficoltà, penso ai licei, se non hai un rapporto diretto col docente, ma ti trovi a seguire lezioni con voci che si accavallano, connessione che va e viene, è difficile. Così come è difficile creare attenzione e mantenerla. Vedo che i professori portano avanti lo stesso programma di insegnamento come fossero in presenza e il carico di studio è anche più eccessivo perché non si percepisce più quanto il ragazzo lavora e si impegna. Spesso si dà per scontato che la costrizione a restare in casa, legittimi il dover impegnare il ragazzo oltremodo. A volte si incappa anche in voti più bassi».
Perché?
«C’è a volte la mancanza di comprensione da parte dei professori dei problemi che certi ragazzi possono avere. Ad esempio, c’è chi vive in zone dove la connessione internet è scarsa. Succede che magari il professore segni assenze o ritardi legati a questo, che poi penalizzano lo studente anche per i voti. Si dovrebbe essere invece più malleabili anche perché chi ci tiene ad avere dei bei voti ci sta male per questo. Uno studente che va bene a scuola, ma ha problemi di linea a casa, purtroppo capita che viene penalizzato. Un problema è anche che non si riesce a seguir bene, a restare attenti. Ci si trova a studiare quasi da soli su argomenti che magari prima con un professore in presenza si riusciva a comprendere meglio».
Docenti e genitori possono aiutare per migliorare la situazione?
«Per me è fondamentale la vicinanza ai ragazzi da parte dei genitori, dei professori, per cercare di curare la qualità della vita di questi studenti. I genitori devono interessarsi ai figli, e se prima venivano spesso “parcheggiati” davanti ad un computer, oggi sono costretti a farlo e quindi vanno seguiti, bisogna incitarli a diversificare la loro vita al di fuori della scuola, magari parlando con loro, instaurando un dialogo, forse è proprio l’occasione migliore rispetto a quando erano liberi di uscire e spesso erano più sfuggenti. Cerchiamo di capire come impiegano il loro tempo fuori dalla Dad, cerchiamo di carpire le loro paure, emozioni, stati d’animo. Il professore, cercando di essere un po’ più malleabile nel giudizio, e allo stesso tempo responsabilizzando il ragazzo».
Cosa si può fare per migliorare la Dad?
«Diciamo che la situazione è penalizzante anche per i professori. L’unica soluzione sarebbe la scuola in presenza adottando le giuste precauzioni per evitare i contagi».
Ma dovendo restare in Dad?
«Sicuramente servirebbe avere un programma valorizzato rispetto alle connessioni e all’attenzione. Se il prof deve fare la Dad a 28 ragazzi in contemporanea è molto più difficile. Una soluzione potrebbe essere dividere la classe in due gruppi, fare lezioni un pochino ridotte. Poi cercare di capire che connessione hanno i ragazzi, cercare di risolvere i problemi. Se si ritarda la connessione non penalizzare lo studente».
La Dad crea casi di Cyber bullismo?
«Sì, è capitato, perché è molto più facile isolare e scartare qualcuno via computer. Ad esempio, durante certe lezioni, in lavori di gruppo, si può fare uscire dalla lezione qualcuno bannandolo. Per un docente è molto più difficile gestire la classe, riprendere qualcuno. Ad esempio, i docenti non hanno controllo sulla chat dei loro studenti e lì possono avvenire episodi di cyber bullismo. Poi la sofferenza di un ragazzo via internet è difficile da capre. Se uno prende un brutto voto e ce l’hai davanti si percepisce la delusione, il dispiacere, dietro un monitor tutto si raffredda. Se mi viene da piangere chiudo la cam. Anche il cyber bullo non ha la percezione di quello che subisce la sua vittima, della sofferenza che può provare e magari questo lo spinge a continuare con lo stesso atteggiamento. Non capisce quanto può aver leso la sensibilità dell’altro».
Altri rischi in rete?
«I ragazzi possono correre il rischio di incappare in pedofilia. Ad esempio giocando a Fortnite o Roblox. Sono in rete e dall’altra parte hai compagni di scuola in cui si inseriscono persone che fingono di avere 12, 13 anni e poi magari offrono punteggi o armi e strategie in cambio di numeri di telefono o foto. Ho avuto casi di ragazzini in cui sono incappati con pedofili. Mi sono arrivati genitori anche di recente perché la figlia, ad esempio, ha iniziato a giocare a uno di questi giochi incontrando uno che ha iniziato a pressarla, a chiedere foto».
I problemi li hanno anche gli adulti…
«L’aspetto legato alla pandemia, al lockdown sono aumentati in maniera spropositata i reati di revenge porn, truffe, adescamento. Il revenge porn: ci sono diversi casi in seguito a discussioni e separazioni legate al lock down. Persone che avevano l’amante e all’amante dicevano che il matrimonio non andava bene e volevano separarsi e invece poi viene fuori che non era così e iniziano minacce di inviare foto intime e anche estorsioni. Tanti casi. Se prima ne avevo due o tre all’anno, ora siamo a 15 – 20 casi».
Le truffe?
«Sono aumentate in maniera esponenziale. Il truffatore non potendo muoversi si è ingegnato a farle online. Il più comune sono i falsi bonifici. L’hacker attraverso il phishing intercetta la corrispondenza di una persona. Quando una azienda manda una fattura intercettano la mail, cambiano rapidamente l’Iban, inserendone uno a loro uso e così crediamo di pagare all’azienda ma i soldi finiscono al truffatore. Un’altra, e c’è stato anche un caso di una persona del Maceratese che ha rischiato di perdere 14mila euro, anche se siamo riusciti a bloccare in tempo, è quella della banca. La truffa viene realizzata grazie a programmi che si trovano in rete in cui si possono mandare sms creando il mittente. In questo modo ci arriva un messaggio dove il mittente sembra essere la banca e ci chiedono di cambiare i codici del profilo perché hackerato. Addirittura c’è un numero da chiamare e risponde il truffatore che una volta agganciata la vittima le fa seguire un procedura per la modifica dei dati. In questo modo riesce a carpire i nostri codici. Poi ci dice ci ricontatterà il giorno dopo (e richiama veramente). In pratica con i codici fa un bonifico dal nostro conto ad uno suo».
«Una terza è quella della mail che ci arriva con il nostro stesso nome di account. Ci fanno credere di avere in possesso la nostra mail e di avere accesso ai nostri dati. Poi dicono che sanno che la persona ha scaricato dei porno, o ha condiviso foto spinte e chiedono il pagamento di 100 o 500 euro in bitcoin per non divulgare tutto. E anche qui, su tanti che contattano, trovano qualcuno che ha scaricato davvero dei porno e per timore paga. Ma ovvio che non è vero che hanno il controllo della nostra mail».
Russo poi rivolge un messaggio ai ragazzi: «Siete stati più ligi al dovere di noi adulti. Vi siete adattati con costanza e dedizione alle nuove disposizioni. Avete rispettato regole che noi adulti non abbiamo dovuto mai sottostare in nessuna delle nostre fasi di vita. Siate forti e presto tornerete a vivere, liberi e felici. Vi ammiro, con il mio più profondo affetto».
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Come al solito CRONACHE MACERATESI ci aggiorna su qualcosa di mostruoso. Chi ha la mia età non si rende conto di questa realtà… LUCA RUSSO – che ringrazio – ci svela questa realtà. Sono impossibilitato a capirla. E quindi mi lascio prendere dalla disperazione… Ci sono bambini di prima elementare – come mia nipote – che non mangiano a casa perchè non hanno più contatti fisici con la maestra e i loro coetanei. Ci sono adolescenti in apatia, dallo sguardo spento, perchè le disposizioni liberticide del ministro Speranza impedisce loro di avere contatti fisici a scuola. Con la scusa di una pandemia che viene fatta vedere come una peste bubbonica del Medioevo, ma che invece è solo una barzelletta in mconfronto con la Sapgnola e le pesti vere… Stiamo andando verso una catastrofe sociosanitaria, economica, psicosomatica di molti giovani… Si prendono per vere le valutazioni di scienziati e medici di regime, mentre si hanno altri medici e scienziati di libera opinione che contestano i primi (Premi Nobel contro comuni scienziati), che parlano sui social e su TV regionali come RTM… Lo vogliamo fare un confronto dialettico?
Salvini, sei al governo. E’ finita l’epoca degli slogan… Quindi, ti assumi la responsabilità delle decisioni governative di un Draghi, che è più spendibile di un Conti, ma che fino ad oggi ha fatto poco più di lui e sta perdendo sostegni per la sua politica di regime. Sta dimostrando di essere sulla linea del fallimentare Conte. Che sta già ritornando in auge per chiudere il cerchio sul “tradimento” di Grillo e dei 5 Stelle.
Salvini, io parlo in modo libero: o chiedi di cacciare il Ministro Speranza, che a voti conta come il due di coppe (ma che è un fedele esecutore di ordini altrui), o tu perderai sull’unghia dieci punti alle prossime elezioni, molti dei guali a favore della Meloni. Scommetiamo? Sto parlando dei Compagni del PCI che votano Lega e domani voteranno la Meloni…
Intanto alla Regione, Acquaroli non brilla per coraggio. D’altra parte, come don Abbondio, se il coraggio non ce lo hai per opporti alle imposizioni liberticide del governo Draghi, il coraggio non te lo può dare né Giorgia, nè Saltamartini. Ma – sappi – che in molti si sono rotti le scatole per questa politica ondeggiante del “vedo, non vedo”, “ci sto, non ci sto”.
Porca l’oca, Francesco, ti voglio bene, ti ho votato con tanti altri Compagni dell’ex-PCI… Ma, Santo Cielo, datti una mossa… Facci vedere che non siamo come quelli della cosiddetta Sinistra che hanno tradito il Compagno Berlinguer e che oggi ritrovano quegli ideali nel centrodestra.
I rischi descritti nell’articolo esistevano anche prima e quindi il rimedio è sempre quello: maggiore fiducia dei ragazzi nei confronti dei genitori e conseguente possibilità di aiuto da parte di questi ultimi.