Le ceste di vètrica che contengono il pane di San Sebastiano
Montefano celebra San Sebastiano, il beato che nel 1529 protesse il suo territorio da una tremenda pestilenza diffusasi nei Comuni vicini. Da quasi 460 anni, la cittadinanza riceve una “soma” di farina per panificare le storiche “pagnottelle”, in ringraziamento al santo. Non c’è stata guerra, carestia o altro evento che abbiano impedito alla municipalità di venir meno al suo solenne voto, facendone una particolarità montefanese, tramandata nei secoli con orgoglio, tanto è vero che viene istituita un’apposita voce di spesa: se ne ha testimonianza da un bilancio comunale del 1662, in cui figura la somma per l’acquisto della farina necessaria alla panificazione. Quest’anno, nella ricorrenza di San Sebastiano, per i 490 anni i montefanesi ritroveranno esposti i due antichi cesti di vètrica per la distribuzione delle pagnottine con incise le cifre del santo. Si tratta di due ceste dagli ovali contrapposti ed uniti dal largo manico, a doppia apertura di coperchi, tipiche delle antiche questue, che riportano la memoria ai secoli precedenti. Con vètrica, nella tradizione popolare, si indica il risultato di una particolare lavorazione della pianta di vimini, usata dagli artigiani per i manufatti più pregiati. Per circa 400 anni e più, la distribuzione gratuita del pane di San Sebastiano è avvenuta il 20 gennaio, solo alle famiglie del paese. Dal peso di una “soma” di farina si è passati poi alla forma di piccolo pane, “pagnottina” appunto, messa a cuocere in forno nelle tradizionale formelle. Ed è proprio nel passaggio dalla soma di farina al pane che compaiono le ceste di vétrica. Il personale del Comune ha provveduto, fino alla metà degli anni ‘70, alla distribuzione delle pagnottine fatte panificare nei forni del paese. Andavano in coppie, proprio come accade oggi, in cui un uomo teneva il cesto, mentre l’altro provvedeva a rifornire, a bussare e lasciare il pane. Alla metà degli anni ’70, le due antiche ceste, per volontà del Consiglio comunale, passarono all’Antica venerabile confraternita della Santissima Trinità e Morte e dei Santi Antonio Abate e Vincenzo Ferreri, a cui fu affidato l’onere della distribuzione del pane di San Sebastiano.
Il Comune di Montefano
Ed oggi, è proprio grazie all’impegno e alla cura del Priore della Confraternita, Martino Palmili, che è possibile rivedere, dopo mezzo secolo, le due antiche ceste di vètrica restaurate. Dai due soli uomini, in questi cinquant’anni, si è passati, a diverse coppie di consorti, che battono in due o tre giorni tutte le contrade montefanesi ed il paese. L’attuale priore si è incaricato di restaurare le due ceste, che ha trovate dismesse in un magazzino, come impegno personale verso la tradizione della confraternita. Ma c’è qualcos’altro a spingere la gratuità del lavoro del priore: Martino Palmili è infatti nipote di Ettore Diaschi, uno dei più longevi e apprezzati priori della confraternita e, per alcuni anni, sindaco di estrazione contadina nei primi anni ’50. Si racconta che, proprio alla riconoscenza verso quel priore e sindaco, si è giunti alla distribuzione odierna del pane. Infatti, i due incaricati municipali uscivano dal perimetro delle mura, tenendo in mano quelle due storiche ceste, soltanto per consegnare il pane di San Sebastiano al sindaco Diaschi. Da lì, in pochi anni, si è passati all’intero territorio comunale. Le due ceste di ottima fattura artigianale mostrano l’intreccio tipico delle trame di vètrica dei manufatti destinati alla conservazione degli alimenti, come tradizionalmente avveniva in campagna e nei forni. Saranno esposte nei locali messi a disposizione dalla parrocchia di San Donato, nella sala Padre Matteo Ricci, durante la distribuzione del pane di San Sebastiano a cura dei fratelli consorti della confraternita.
che bello
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati