di Marco Ribechi
La giunta annuncia la nuova sede per il museo di Storia Naturale di Macerata ma non coinvolge i curatori che dal 1993 lo tengono aperto. Se nelle parole del vice sindaco Stefania Monteverde c’è entusiasmo per il restauro della fatiscente casa del custode (leggi l’articolo), costruita nel 1888, la stessa gioia non si può leggere nel cuore dello storico curatore Romano Dezi, che da sempre ha lottato per valorizzarne la collezione. Il recupero costerà un milione e 270mila euro di cui un milione di fondi europei assegnati alla Regione e 270 mila stanziati direttamente dal Comune.
I dubbi principali sono legati alle dimensioni della struttura che al momento appaiono inadeguate. «Premetto che ho visto il progetto solo sulla carta – spiega Dezi – perché praticamente hanno deciso tutto in altre sedi. Alla prima riunione avevamo bocciato l’idea perché a nostro avviso non c’è abbastanza spazio per esporre la collezione che è una delle più complete del centro Italia».
L’ex casa del custode dei giardini dove sarà trasferito il museo
Eppure, stando alle parole dell’architetto Luca Schiavoni e dell’ingegnere Diego Casaretti, lo spazio sarebbe addirittura superiore all’attuale: «Hanno parlato di una superficie di 420 metri quadrati sviluppata su tre piani con ascensore – continua Dezi – io ricordo le stanze della casa del custode dove andavamo a giocare da piccoli, sono molto strette e anguste. Anche se i metri quadrati fossero maggiori nella sede attuale, grazie ai soffitti molto alti, abbiamo avuto la possibilità di esporre la collezione anche sulle pareti cosa che secondo me sarà impossibile nello stabile dei giardini. Inoltre per accogliere le scolaresche servirà un ampio salone e non vedo proprio dove sarà possibile realizzarlo». Un’altra paura di Dezi è legata alla collocazione dello stabile: «Ho paura che rimanga isolato rispetto ai circuiti turistici cittadini – dice il curatore -. Certo, i giardini possono anche essere un luogo ideale perché si tratta di una collezione di scienze naturali e inoltre è più facile per accogliere i bambini, ma con quella somma si potrebbero comprare cinque appartamenti da 100 metri quadrati, è una cifra spropositata per il recupero di un immobile del genere. Inizialmente c’era anche l’idea di svilupparlo sotto terra ma sullo stabile c’è il vincolo della soprintendenza che non lo permette». La speranza è quella di non dover ridurre il materiale esposto: «Sarebbe un vero peccato – conclude Dezi – anche perché tanti reperti siamo già costretti a tenerli nei depositi, addirittura abbiamo smesso di accettare donazioni. Di sicuro il nuovo spazio non avrà la superficie sufficiente per permettere un aumento dell’esibizione cosa che invece sarebbe auspicabile».
Secondo Dezi la limitata larghezza dell’edificio non permetterà di muoversi agevolmente tra le collezioni
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Come volevasi dimostrare le considerazioni che avevo fatto trovano un riscontro autorevole. Inoltre ci sono contenitori vuoti nel centro storico che potevano essere utilizzati, come l’ex Upim o l’ex Standa. Come già detto, essendo visitato soprattutto da scolaresche necessità anche di un locale di accoglienza per almeno 50 persone con adeguati servizi. Le soluzioni devono essere adeguate altrimenti è sperpero di denaro.