di Marco Ribechi
(foto di Fabio Falcioni)
Simple Minds sul palco dello Sferisterio di Macerata, tripudio sugli spalti. E’ una notte magica che rimmarrà nella storia dell’arena quella offerta dalla band scozzese ai fortunati spettatori maceratesi. Sonorità e canzoni che hanno segnato varie generazioni con oltre 60 milioni di dischi venduti in 40 anni di carriera oggi sono qui. Sferisterio esaurito in ogni ordine di posti con un folto pubblico a godere dei successi del gruppo persino dalla balconata.
Impossibile trovare uno spiraglio vuoto. Ore 21,32: la band capitanata dai membri storici Jim Kerr alla voce e Charlie Burchill alla chitarra entra in scena ed è subito standing ovation e applausi a non finire. Kerr carica la folla: «Che bel posto, su le mani!» grida al microfono mentre partono le note di “The signal and the noise”. Non si contano i cellulari illuminati tra le poltrone che cercano di catturare l’attimo irripetibile in uno Sferisterio che assume sempre più una dimensione internazionale dopo l’indimenticabile concerto dei Radiohead dello scorso anno che ha portato la città alla ribalta mondiale. I primi pezzi sono già un viaggio nelle sonorità degli anni ’80 con la tipica batteria dura e pungente che ha segnato un’epoca. Waterfront, Let me blow ya mind, Promised you a miracle. Le chitarre e le linee di basso tracciano immagini quasi ipnotiche.
Poi Kerr si guarda intorno compiaciuto e se ne esce con un’espressione tipica siciliana ma che all’estero significa Italia: «Minchia che bel posto – grida – è un onore suonare qui. Siamo arrivati tardi, alle cinque del pomeriggio, ma speriamo di ritornare presto. E ora una canzone dedicata a un eroe». L’eroe è Nelson Mandela, leader della lotta sudafricana contro l’apartheid, il pezzo non può che essere Mandela Days. Grande la generosità e la vicinanza verso il pubblico con Kerr che in più di un’occasione scende a stringere le mani e abbracciare gli spettatori delle prime file e tutti quelli che dalle retrovie sono accorsi sotto al palco per non farsi scappare l’occasione di incontrare da vicino la star planetaria. Il concerto prosegue senza pause, energico, determinato. The American, Someone somewhere (in summertime), This is it. Poi l’emozionante brano Dolphins, cantato dalla polistrumentista Catherine AD aka The Anchoress, anche per dar respiro alla voce di Kerr prima del gran finale.
Arriva il momento che tutti stanno aspettando. Nell’aria salgono le vibrazioni di Don’t you (Forget about me) e nessuno sta più sulla sedia. L’arena si trasforma in una disco anni ’80, tutti accorrono sotto al palco rendendo difficoltoso il lavoro della security ma la calca resta composta spinta da un sentimento di condivisione e non di invasione. Partono i cori dagli spalti la gente ha voglia di cantare e ballare. Il pezzo finale, Alive and kicking è chiesto tra i bis e cantato all’unisono e il suono riempie il cielo di Macerata. Non resta che godersi l’emozione della serata ricordando che la stagione dei concerti si è appena aperta e che il 14 agosto un altro grandissimo ospite, Ben Harper, farà vibrare nuovamente il muro della palla a bracciale che mai avrebbe pensato di diventare scenario di show unici e internazionali, ma a volte la realtà supera anche le fantasie più ardite.
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Voce sempre inimitabile,batterista strepitosa