Un nuovo cuore artificiale per Ennio,
Torrette dona una seconda vita
al 70enne maceratese

SANITA'– Primo intervento di sostituzione di un dispositivo con un altro di ultima generazione dell'ospedale Torrette. L'operazione ha salvato la vita al pensionato: «Li ho sentiti come una piccola famiglia, mi hanno curato e assistito». IL VIDEO

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Ennio Carassai può dirsi davvero testimone dell’eccellenza della Cardiochirurgia del Lancisi. Nel suo petto “batte”, o per meglio dire pompa sangue, un nuovo cuore artificiale. Il suo vecchio cuore artificiale, impiantato a Milano nel 2012 in seguito a una ischemia, lo stava tradendo: quattro trombosi nel giro di poco tempo, senza un trapianto non lo avrebbe servito ancora a lungo. Un trapianto impossibile, visti i tempi lunghi di attesa, di qui l’idea dell’azienda Ospedali Riuniti di Ancona: tentare una strada nuova, pionieristica. La sostituzione del cuore artificiale con un nuovo dispositivo di ultima generazione, un HearMate 3, un motore a lievitazione magnetica.

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Da sinistra, Michele Caporossi, Ennio Carassai con la moglie Ivana, Gian Piero Perna

Una strada complicata, mai seguita prima in Italia e tentata solo altre quattro volte al mondo, una decisione sofferta per lo stesso paziente, ma il coraggio di Ennio e delle equipes mediche del Lancisi hanno avuto ragione. L’operazione è andata a buon fine nell’agosto del 2017, poi ci sono voluti 6 mesi di post operatorio, ma oggi Carassai può sorridere e mostrare il suo cuore nuovo. O almeno, quello che si vede all’esterno: una borsa a tracolla, dove Ennio porta con sé l’alimentazione del Lvad (ventricular assist device), le batterie esterne ricaricabili, con una durata fino alle 22 ore, che deve portare sempre con sé.

 

 

 

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Niente più controlli al Niguarda di Milano ogni due mesi, niente più rischi, può finalmente stare con la sua amata famiglia a Macerata, dove il 70enne pensionato vive con la moglie Ivana. Una famiglia che si è allargata, scherza Ennio, comprendendo anche l’equipe di Cardiochirurgia del direttore Marco Di Eusanio, di Anestesia e Rianimazione Cardiochirurgica diretta da Cristopher Munch e dalla Cardiologia del direttore Gian Piero Perna, oltre a tutti gli infermieri e gli specialisti che per mesi hanno seguito il paziente nel suo difficile percorso. «Li ho sentiti come una piccola famiglia, che mi hanno curato e assistito, rendendo il periodo di ricovero meno penoso e più umano, davvero bravi», ha spiegato Ennio, ringraziando i medici, ma anche la moglie Ivana per il supporto che ha ricevuto in questi anni. L’operazione ha previsto la riapertura del torace, l’isolamento della vecchia pompa (un HeartMate 2 ), il collegamento alla macchina cuore-polmoni, la sostituzione della valvola aortica (anch’essa malata) e la sostituzione del Vad con uno più recente. Il successo ha portato il Lancisi a continuare su questa strada: entro fine maggio sono in programma altri due interventi di impianto di cuore artificiale al ventricolo sinistro, una terza operazione è in fase di discussione. «Ennio era un paziente quasi al limite – spiega il dottore Di Eusanio -. Il successo è di una squadra, che supera la sala operatoria. La complessità dell’operazione è tale che non è concesso un passo falso. Festeggiamo per Ennio, ringrazio i colleghi, e ai marchigiani dico che i viaggi della speranza non sono più giustificati, devono essere trattati qui, perché i risultati sono buoni e possono stare a casa, vicino alle loro famiglie”. Un traguardo che fa anticipare a Di Eusanio quello che chiama «il sogno di una scuola di specialità qui da noi, dove imparare la cardiochirurgia del futuro». «Questo forte lavoro di gruppo, medici e infermieri, è il motivo del nostro orgoglio: 6 mesi di post operatorio sono una sfida per qualsiasi equipe» ha aggiunto il medico tedesco Munch. «Un ringraziamento va a Ennio, che per primo ci ha dato fiducia in questa decisione sofferta – ha continuato il cardiologo Perna -. Ci siamo mossi in un campo oscuro, con pochi anni di sperimentazione». Il direttore generale dell’Azienda ospedali riuniti sottolinea i dati positivi raggiunti dalla cardiochirurgia di Torrette, sia pediatrica, sia per adulti.

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Carassai mostra il dispositivo che deve portare con sé

«Non lo facciamo per piantare una bandiera, ma per andare avanti. Confermiamo i 7 milioni di investimento per le sale ibride, dove i pazienti vengono trattati in una sola sala operatoria dall’emodinamica fino alle patologie del cuore e la parte aortica. Confermiamo l’arrivo di una nuova Tac al pronto soccorso in pochissimo tempo, mentre la nuova Tac sta già dando grandi risultati. Tutto per mettere al centro il paziente, con tanti professionisti motivati, che sentono l’appartenenza agli Ospedali Riuniti, per dare risposte ai bisogni di salute e cercare soluzioni innovative». Per il presidente della giunta regionale Luca Ceriscioli l’intervento su Carassai «non è un episodio, ma è inserito in una strategia coerente. Non facciamo cattedrali nel deserto, ma abbiamo preso scelte per fare avanzare un sistema: abbiamo aumentato i posti letto di riabilitazione, coerentemente con l’aumento degli interventi da 700 a 1.400 all’anno. Gli ospedali di Civitanova-Macerata, Pesaro-Fano, Ascoli-San Benedetto servono per creare le condizioni di massimo livello per la medicina per acuti. Non sono risparmi».

 



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