di Matteo Zallocco
Zampilli dalla vasca davanti al Comune, le prime auto in centro, fino a un benzinaio in piazza Vittorio Veneto. Dalle immagini storiche riemerge un’altra Macerata. Una realtà affascinante e ai più sconosciuta come sottolineato in un recente articolo di Giancarlo Liuti sulla vasca di piazza della Libertà (leggi). “Il passato ci serve per capire quello spazio, com’era per esempio quando ancora non c’erano le macchine”, commenta l’architetto Silvano Iommi. La pedonalizzazione ha acceso il dibattito anche sull’arredo urbano. Piazza della Libertà oggi è senz’auto ma anche senza persone. Come portare la gente nel cuore della città? I pupi che fanno capolino dall’orologio della torre alle 12 e alle 18 sono ancora un’attrattiva per i turisti. Ma non bastano per riempire il vuoto della piazza: “Anche il vuoto è architettura – ricorda Iommi, storico della città – Il tema su cui ragionare è quello della modellazione tridimensionale e la superficie verticale (ad esempio l’orologio della torre) è importante quanto quella orizzontale. Per esempio a mio parere sistemare le persiane del palazzo della Prefettura togliendo quelle vecchie tapparelle vale molto di più che mettere qualche fioriera sulla piazza. E’ straordinario constatare come l’aspetto più interessante del piano per il centro storico, fatto da Bazzani a cavallo degli anni ’30, non sta tanto nei nuovi edifici realizzati ma nella creazione dei vuoti; esattamente il contrario di quello che è stato fatto nel successivo dopoguerra con la demolizione di numerosi palazzi storici di pregio per sostituirli con gigantesche strutture commerciali ad alta densità volumetrica e bassa qualità architettonica e urbanistica. La documentazione storico-fotografica di Balelli sulle grandi trasformazioni post-belliche del centro storico è molto eloquente”.
Il sindaco Carancini in un’intervista a Cm ha annunciato che sta per partire la fase 4: una lussuosa riqualificazione dell’arredo urbano. Tra le proposte quella di riportare la scalinata di piaggia della Torre alla sua sede originaria, arrivando con l’ultimo gradino in mezzo alla piazza e il ritorno di una fontana: “L’espressione usata per lanciare la quarta fase denota una terribile confusione di idee e una preoccupante superficialità progettuale – commenta Iommi -. Pur avendo anch’io pensato in passato ad un livellamento della Piaggia ritengo che oggi le priorità non siano queste. Nell’immediato mi limiterei a migliorare il decoro urbano di piazza della Libertà con l’eliminazione delle tapparelle alle finestre del palazzo della Prefettura, magari ripristinando le persiane ottocentesche, poi penserei ad una estesa pulitura di tutti i paramenti murari che si affacciano sulla piazza, cercando di rendere percettibile il loro cromatismo (è inaccettabile osservare quanto sia sporca la torre civica). Infine prenderei certamente in considerazione il ripristino della pensilina liberty sull’ingresso del teatro Lauro Rossi e il recupero dei vecchi lampioni, ma sulla fontana sarei più cauto. In passato le fontane non hanno funzionato: quella circolare del 1889 davanti la Prefettura è rimasta pochissimo tempo, mentre quella rettangolare del 1950 posta davanti al Comune (detta l’abbeveratoio di Perugini), fu tolta attorno al 1960 perché bagnava la piazza e l’acqua putrescente emanava cattivi odori”.
Ma guardando queste foto storiche (molte sono state pubblicate nelle ultime settimane nel gruppo Facebook ‘Ricordi di Macerata’) c’è qualcosa che sarebbe bello rivedere oggi: “certamente sì, come appunto i lampioni in piazza. Ma la storia, anche quella urbana, non ha la marcia indietro, quindi dobbiamo andare avanti avendo una maggiore consapevolezza dei valori storico -identitari, investendo innanzitutto nella ricerca progettuale per individuare i migliori e più sostenibili attracchi meccanizzati – aggiunge Iommi -. Dobbiamo eliminare questo equivoco dell’arredo urbano come attrattore di persone, in realtà è una scorciatoia effimera che elude il vero e più complesso problema dell’accessibilità, mobilità e residenzialità del centro storico. Tutti ormai sanno che se si vuole potenziare l’originario magnetismo del centro storico, dentro l’attuale sistema di competizione territoriale, non è più sufficiente agire solo sulle funzioni simboliche (le bellezze architettoniche e culturali), ma anche su quelle pratiche come gli attracchi pedonali meccanizzati (ascensori e la scala mobile sul versante di piaggia della Torre), oltre che assicurare una costante manutenzione e conservazione del decoro urbano”.
Macerata, 18 agosto 1930 – Beniamino Gigli canta dalla Loggia dei Mercanti (foto pubblicata da Renzo Azzacconi)
MACERATA 1931 – Il cantiere del Palazzo degli Studi in piazza Battisti (foto pubblicata da Fabio Staffolani)
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Un Parcheggio sotterraneo in Piazza….
la bellezza è il più relativo dei valori, esistono innumerevoli livelli di bellezza come esistono differenti gradi di sensibilità e di preparazione nei vedenti passanti e passeggeri… senza dubbio aveva ragione il Belli quando scriveva:
Ner monno ha ffatto Idd.io ’ggni cosa deggna:
ha ffatto tutto bbono e ttutto bbello.
Bono l’inverno, ppiú bbona la leggna:
bono assai l’abbozzà, mmejjo er cortello.
Bona la santa fede e cchi l’inzeggna,
più bbono chi cce crede in der ciarvello:
bona la castità, mmejjo la freg.gna:
bono er cu.lo, e bbonissimo l’usc.ello.
Però è fondato il timore che l’amministrazione maceratese sia infinitamente lontana da D.io ed è sconcertante proporre in nome della bellezza lussuosi arredi in una città con le strade piene di buche e i marciapiedi tutti sbrozzolosi.
In fase 5 buche e sbrozzolosità potrebbero essere rivestite di moquette.