Erri De Luca sul palco del Lauro Rossi
Il pubblico in platea
di Maurizio Verdenelli
(foto di Lucrezia Benfatto)
Sabato, ore 20,20. Piazza della Libertà, Macerata. Il “serpentone” stavolta non è davanti alla nota cioccolateria o al ristorante alla moda, rito laico semiquotidiano da qualche tempo nella città universitaria. Stavolta il serpentone sempre più lungo e più lento, ‘tenta’ di oltrepassare l’ingresso del ‘Lauro Rossi’ come una terra promessa di quell’Antico Testamento caro alla celebrità ‘in cartellone’. Una scena che riporta il cronista indietro nel tempo, a quella allucinante di una giornata di febbraio a metà degli anni 80 quando il ‘serpentone’ faceva la fila sotto la tormenta per accaparrarsi un biglietto d’ingresso (gratis) alle puntate di ‘Piacere, Rai Uno’, conduttore Piero Badaloni, star Toto Cutugno & C.
Folla anche all’esterno del Teatro per seguire lo scrittore sullo schermo allestito
No, stavolta, la fila è (alleluia) in nome della Cultura: per la Scrittura, ad essere precisi. E’ per Erri de Luca, lo scrittore italiano più noto dell’ultimo decennio, la star assoluta di questa settima edizione di ‘Macerata Racconta’. Per lui in tanti sono venuti da fuori, pazientemente in fila sperando che i cinquecento o poco più, posti del ‘Lauro Rossi’ non si esauriscano troppo in fretta. Alle 20,25 in punto, rosso in volto, barba arruffata e capelli (non moltissimi) ritti in testa, ecco Giorgio Pietrani, il direttore artistico: davanti a lui una serata che l’eccesso del successo ha rischiato per lunghissimi minuti di tracimare nel peggiore dei modi. Dopo le 20,30 ecco infatti i temuti, inesorabili ‘respingimenti’ da parte di giovani ma durissimi ‘valletti’ o ‘portieri’. Tuttavia per i circa duecento tagliati fuori dal ‘serale’ ecco pure il rimedio: un maxischermo che alle 21.17 in punto ha cominciato a proiettare in piazza della Libertà l’immagine lievemente eduardesca di Erri de Luca testimone di ‘Limiti, soglie calpestabile’, il tema sul quale ha dato ‘testimonianza’. Un termine, questo, che ha sorpreso lo scrittore ma sul quale ha poi velocemente convenuto (“mi fa piacere”) con chi l’aveva usato: la giovane presentatrice Chiara Natalucci al momento dell’arrivederci. In effetti s’era fatta “una certa ora”: l’ultima gag ha strappato ulteriori applausi e sorrisi come per tutte le altre battute che lui aveva saputo nel corso di un’ora e mezzo sapidamente infilare tra molte cose serie.
Di se stesso, ha parlato solo in conclusione, al momento delle domande e dopo le scuse che Chiara aveva rivolto alla seconda platea ‘in esilio’ sulla piazza: “Ma perché a questi dentro, niente scuse?” e giù un’altra ondata gentile di sorrisi convinti dalla platea ai palchi al limite della capienza. “A 18 anni, dopo il diploma di maturità classica (esame finale ancora aderente alla riforma Gentile ndr) decisi che non mi sarei più sottoposto ad altri esami. E nel corso della mia vita ho sempre rispettato questo proponimento, con un’unica eccezione: l’esame per la patente di guida. Sono così diventato un fervente autodidatta: ho studiato greco, latino lingua ebraica antica e pure russo, yddish, swahili. Quest’ultima lingua mi serviva per lavorare in Tanzania. Allora non c’erano Ong o meglio non si chiamavano così: si andava e basta!”. Un’entrata … non a piedi uniti ma chiara in riferimento alla polemica del momento? La sensazione rimane. Netto invece il giudizio come in questi anni “ci siano molti meno diritti nel Lavoro rispetto al passato, a come li ho conosciuti e contribuito a conquistare come lavoratore”.
Argomentata e a tratti esilarante la risposta ad Enrico Ruffini, presidente della Società Filarmonico-Drammatica, in merito ad un libro di successo: ‘In nome della madre’. “Per me il Natale è la Festa della Madre, alla storia di questi nove mesi portati vittoriosamente a termine. E’ la storia di Giuseppe, uomo giovane e vigoroso che l’iconografica illustra come anziano ‘antico’, il cui nome significa: ‘Colui che aggiunge’. E un uomo che crede alla più inverosimile delle storie dell’umanità. Anche adesso, pur dopo oltre duemila anni di fede, nessuno crederebbe ad una moglie ‘vergine’ che incinta dicesse: ‘Pure io come Lei’ (giù risate ndr). Giuseppe inoltre iscrive il bambino nella sua genealogia facendo, se vogliamo, un falso in atto pubblico. Sempre aggiungendo …”. E ad un ultima domanda sul proliferare delle religioni monoteiste: “Che male c’è? Più religioni, più feste, più tradizioni culinarie, è un proliferare … dunque non si fonderanno mai”.
Il cuore della testimonianza è stato, s’è detto, l’Antico Testamento per l’autista dei camion di aiuti umanitari in mezzo mondo, che ha avuto ‘libri addosso sin da piccolo’, che ha avuto fortissime e concrete esperienze come operaio e che ha letto molto di più “di quella che ho scritto”. E per il quale davvero c’è un mare senza barca, invalicabile, tra ‘il dire e il fare’. Lo scrittore (che ha avuto pure un editore in città) ha confermato a Macerata la sua passione per l’Ebraico antico per poter leggere nella sua originalità i testi “dove non ci sono più di cinquemila vocaboli, molto condensati, pregnanti: nelle traduzioni assistiamo invece ad un flusso enorme di derivazioni, e prolificano sinonimi. Ed è scontato che le pagine sono destinate a crescere”. Un esempio? “Il Condannato sulla Croce dice al momento supremo: ‘A te affido il mio vento’, tradotto poi in spirito, soffio, anima. Invece c’è qualcosa di più forte e vero in quella parola ‘vento’ che peraltro è tradotto pedissequamente in altre situazioni più apparentemente ‘chiare’. Io invece sono rispettoso del termine originale e traduco attenendomi a quello”.
Su Dante e l’amore per Beatrice, ecco Erri de Luca fare di nuovo l’occhiolino al pubblico: “Tutto questo amore mi è sembrato da giovane sinceramente esagerato: ma perché continuava a pensare ancora a lei. Perché non provare con un’altra. Con gli anni poi comprendendone l’intensità unica, quel sentimento tanto profondo mi ha commosso. Dante è certamente il mio autore preferito”. Da solo, seduto sulla poltrona Frau verde oliva, poggiata sull’immenso tappeto persiano che tra fiori recisi e piante ha ospitato i precedenti superospiti, il grande scrittore (vestito severamente con pantaloni grigi, maglioncino a zip ugualmente grigio a nascondere la camicia bianca, scarpe marroni) ha conquistato la platea maceratese più degli altri protagonisti di questa breve ma intensa settimana all’insegna del libro. Tutti pazzi per Erri. Anche la platea 2.0, quella ‘della piazza’ che ha atteso senza diserzioni di poter essere ammessa nel foyer del teatro per acquistare uno dei tanti best seller, custoditi sull’antico tavolo e vigilati da Simona e Chiara Tomassetti (Bottega del Libro) e firmati De Luca come da solenne seppur tacita ma gestuale promessa dal palco.
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Veramente Dante un’altra l’avrebbe provata e l’avrebbe pure sposata (la conciliante signora Gemma Donati), collaborando in modo decisivo alle sue quattro riuscite gravidanze… ma l’Antigone sofoclea è la forma dell’esistenza femminile, legata al mondo ctonio…
Era pieno e non se magnava allora de Macerata ce n’erano pochi.Allora mi domando da dove sono venuti e dove,soprattutto,hanno parcheggiato?!?!?!?