Via libera dal Consiglio regionale delle Marche alla proposta di riforma del diritto allo studio universitario, approvata dall’aula con 19 voti a favore, 10 contrari e un astenuto. Con un cronoprogramma ben preciso, i quattro enti attualmente esistenti e commissariati saranno soppressi e sostituiti da nuovo ente unico Erdis, che subentra a tutti i rapporti giuridici attivi e passivi degli Ersu. Avrà funzioni di gestione del personale, monitoraggio e vigilanza sui servizi erogati, potrà stipulare delle convenzioni con le singole università e sarà il braccio operativo della Regione nel settore. Il Cda dell’Erdis dovrebbe essere nominato entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge. Previsti inoltre il Piano triennale regionale per il diritto allo studio, la Conferenza dei soggetti chiamati a esprimere un parere sul documento di programmazione, Comitati territoriali di concertazione. Tra le altre novità, la carta regionale dello studente e lo sportello unico dello studente in varie sedi.
Il testo base della Giunta Testo era accompagnato da due disegni di legge a firma dei consiglieri del Pd, e del consigliere del M5s, Piergiorgio Fabbri. All’esame dell’Aula anche un quindicina di emendamenti. Altri aspetti sono stati illustrati dal relatore di maggioranza sul provvedimento, il consigliere Pd, Francesco Giacinti: “Un nuovo modello organizzativo, più efficace, che possa generare maggiori risorse” – è l’ambizione della riforma – “e la possibilità di definire in piena autonomia ulteriori servizi che esaltino le singole specificità territoriali”. Rimarcate, da parte di Giacinti, le garanzie per gli attuali dipendenti degli ERSU. Per la relatrice di minoranza, la consigliera Jessica Marcozzi (Fi) si tratta di “una riforma che ha creato diffuso malcontento”. “Una riforma che – ha aggiunto Marcozzi – centralizza ed omologa tutto e tutti, non tenendo conto delle singole specificità territoriali”
IL DIBATTITO – Primo a prendere la parola il consigliere di Ap, Mirco Carloni: “Una riforma che porta, fin dalla sua genesi, l’errore di fondo di non voler considerare le specificità delle università, storicamente il valore aggiunto degli atenei marchigiani”. Per il consigliere Piergiorgio Fabbri (M5S) “a confusione si aggiunge confusione, perché a proposte si aggiungono proposte” (alle tre già presenti – sostiene Fabbri – ce ne sarebbe un’altra sorta in queste ore dalla Commissione, anche attraverso una ventina di emendamenti, un’altra ancora secondo il parere condizionato del Cal). Sandro Zaffiri (Lega nord) ha affermato che questa è una proposta che “va contro tutti, special modo contro i dipendenti a forte rischio di penalizzazione”. “Una legge che, tra l’altro – ha aggiunto – contiene elementi per essere impugnata per vizi di incostituzionalità”. Per Luca Marconi (Udc) “la confusione nasce ascoltando le posizioni delle minoranze”. “Si tratta di una riforma seria – ha detto l’esponente dell’Udc – frutto di ascolto e partecipazione”. Piero Celani (FI) ha definito la proposta “una accozzaglia di articoli, commi ed emendamenti incomprensibili”. Per Gianni Maggi (M5S), che ha rimarcato “il continuo divenire di nuovi emendamenti” (mentre la discussione è in corso ai quindici iniziali se ne sono aggiunti 23 della Commissione), “tutto è scritto in maniera fumosa e risulta di difficile interpretazione”.
Il capogruppo del Pd, Gianluca Busilacchi, ha fatto riferimento alle tante riforme del sistema del diritto allo studio universitario già attuate in altre regioni. “Un sistema universitario che funziona – ha detto Busilacchi – pone al centro la ricerca e la didattica”. “Il tutto – ha aggiunto – senza creare disparità tra studenti di un ateneo rispetto a quelli di un altro”. La consigliera Elena Leonardi (FdI) ha parlato di “diffusa contrarietà rispetto alla proposta”. “Una riforma – ha aggiunto – che non va nella direzione di migliorare il sistema”. Per il consigliere Pd, Renato Claudio Minardi, “si è fatto un grande lavoro che sicuramente porterà dei buoni risultati”. “Sul personale – ha affermato Minardi, invitando ad una lettura approfondita, serena ed onesta del testo – abbiamo inserito delle garanzie assolute”. “Non se ne faccia una ragione di campanile – ha ribadito, riprendendo la parola, il relatore di maggioranza sull’atto, Francesco Giacinti – “perché la riforma va intesa come processo che riguarda l’intero sistema del diritto allo studio regionale”. In chiusura di dibattito, l’assessore all’università e diritto allo studio, Loretta Bravi, e il presidente della Giunta regionale, Luca Ceriscioli. “L’impalcatura della riforma – ha detto Bravi – ha due assi portanti, cioè progettualità e gestione”. “Le università moderne devono avere una grande apertura verso l’esterno – ha aggiunto – e la Regione deve sostenerle”. Il presidente Ceriscioli ha rilevato come nella riforma la Regione investa una cifra importante (14 milioni di euro). “Prevedere poi l’erogatore unico – ha aggiunto – può comportare un’integrazione di circa il 10% del finanziamento destinato a sostenere il sistema del diritto allo studio”.
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