Montale, il progetto del Nobel
nacque nelle Marche

AMARE UN’OMBRA - La tappa "maceratese" venerdì pomeriggio alla Sala Castiglioni della civica Biblioteca si annuncia piena di suggestioni e di forti novità sui legami mai indagati tra il grande poeta e questa terra, per il tramite dell’amico settempedano Giorgio Zampa. Attesa per l'intervento del rettore di Unimc, Francesco Adornato

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Ci sarà anche il rettore di Unimc, professor Francesco Adornato, all’incontro su ‘Eugenio Montale e le Marche’ a testimonianza dell’interesse del mondo accademico (e si spera anche della scuola così troppo avvolta su stessa sui medesimi programmi …pre-risorgimentali) sull’incontro che per la prima volta in assoluto presenta il massismo poeta italiano del ‘900, Premio Nobel e Senatore a vita, Eugenio Montale con la regione di Giacomo leopardi e  della poesia: Le Marche, ed in particolare della provincia di Macerata che per Guido Piovene rappresenta la pluralità ed insieme la sintesi della ‘Regione al plurale’ per antonomasia.

Le Marche e Montale: già perché il Nobel nacque qui o almeno il suo inconsapevole progetto, nel 1966. Più precisamente in provincia di Macerata. E’ una storia che va raccontata soprattutto di questi drammatici tempi dove il percosso ‘territorio al plurale’ ha bisogno più che mai di ‘buona stampa’. Tutto nasce in Montale da un lutto e da una grande amicizia, quella con il sanseverinate Giorgio Zampa. “Amare un’ombra” è il titolo del convegno. La citazione riguarda un verso che il poeta indirizzò alla moglie Drusilla Tanzi, Mosca, come lui la chiamava. E’ questo il verso che fa parte degli “Xenia” che costituisce la prima sezione della raccolta Satura che meritò al poeta il Nobel nel 1975. Xenia ha a che fare strettamente con San Severino, perché Zampa indirizzò oltre mezzo secolo fa l’amico a stampare qui, nelle Marche, questa piccola edizione non venale. Tutto ciò avveniva su sollecitazione dello stesso autore che desiderava con i versi ricordare la moglie agli amici più stretti. Così fu. Zampa contattò la tipografia C. Bellabarba di San Severino che stampò la pregiata plaquette memoriale. E se il terremoto ha un pò “fermato” le tappe del percorso settempedano aperto il 22 ottobre (da visitare la mostra su Montale pittore) questo grazie all’ospitalità del Comune di Macerata, proseguirà venerdì prossimo 10 febbraio, dalle 15,30, nella Sala Castiglioni della civica Biblioteca. E se in precedenza si sono cimentati, tra tanti nomi, Pietro Gibellini (Venezia), Giuseppe Benelli (Genova), Roberto Cresti (Unimc) e Serge Latouche (Università di Parigi, XI) ora il “secondo tempo maceratese” si apre con alcune relazioni di sostanziale interesse.

zampa-e-montaleLa direttrice artistica Donella Bellabarba figlia del “tipografo e grande artigiano” Folco, illustrerà (pure con immagini) il fondo tipografico di famiglia (133 anni di vita prima della chiusura) e la storia relativa alla plaquette memoriale il professor Roberto Cresti dell’università di Macerata parlerà della parallela passione di Montale per le arti visive: “Le linee della mano”, vale a dire la simmetria che si può istituire tra, nel nostro caso, poesia e pittura. Un po’ come sostenevano i latini: “ut pictura poesis”. Il giornalista e saggista Maurizio Verdenelli si addentrerà nell’analisi degli “Xenia” come occasione per le Marche, una regione che pullula di “tipografie degli artigiani”. Il critico letterario e poeta Guido Garufi che ebbe con Montale un rapporto epistolare, e sul poeta ha scritto una monografia, prenderà spunto da questa antica confidenza e si soffermerà sul passaggio dal Montale lirico a quello prosastico. A firmare il ‘passaggio maceratese’ all’epoca del terremoto, i saluti del sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, della vicesindaca di Macerata, Stefania Monteverde e della settempedana, Alessandra Sfrappini, dirigente del servizio Cultura del Comune capoluogo.

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L’inaugurazione della mostra a San Severino

In cartellone, significativamente, la voce recitante del regista ed attore Paolo Nanni e il prof. Emanuele Bajo con un video pieno di suggestioni. Ci sarà pure, a conclusione sul far della sera, l’aperitivo a cura di ‘Punto Verde’.
‘Amare un’ombra’ è davvero una occasione per conoscere una parte “in ombra” del nostro premio Nobel : quei segni e disegni, quelle figure, quegli autoritratti, quelle marine e quei paesaggi, ci parlano di questa lingua inedita che forse, in parallelo, potrebbe stimolare ulteriori approfondimenti critici. L’aver scelto questa periferica e “autorevole” tipografia, ponendola al “centro” della memoria poetica, questo sentimento forte e autentico che Eusebio (così gli amici più intimi chiamavano Eugenio) volle “stampare” non è solo casuale o una “occasione”, è in qualche modo un tributo e una “ricordanza” per la nostra terra dell’Infinito.

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