Unimc chiede una “zona franca”
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“Riproponiamo il modello Ussita”

MACERATA - Università e Comune di Ussita rilanciano il progetto di una fiscalità dal volto umano. Il rettore Adornato, “Vogliamo offrire elementi concreti al dibattito parlamentare di conversione del decreto legge”. Il sindaco Rinaldi, “Sono stato contattato da un’importante azienda alimentare, intenzionata a rilanciare il pecorino sopravvissano”

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Il presidente di Italia Nostra Antonio Pagnanelli, il sindaco di Ussita Marco Rinaldi, il rettore Francesco Adornato e il docente Giuseppe Rivetti

 

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Promotori del modello Ussita il sindaco Marco Rinaldi e il rettore Francesco Adornato

 

(Foto di Lucrezia Benfatto)

“Sembra che il concetto di zona franca sia già entrato all’interno della discussione politica. Noi vogliamo offrire elementi concreti al dibattito parlamentare di conversione del decreto in legge, elementi che possano incoraggiare la ripresa economica e la ricostruzione della comunità”. L’Università di Macerata, nelle parole del rettore Francesco Adornato, e il Comune di Ussita rilanciano il modello elaborato insieme per una fiscalità dal volto umano nel cratere, basata sulla detassazione delle imprese. Nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana non ci sarà, salvo sorprese, la misura che istituisce le zone franche urbane e altre forme di “no tax area”. Nel provvedimento sembra invece prendere consistenza la volontà di costituire una “no tax area” per le 67 mila imprese, iscritte alla Camera di Commercio. Il modello Ussita era già stato presentato al capo dello Stato Sergio Mattarella nella sua visita nel centro colpito dal sisma lo scorso 25 novembre. “Oggi vogliamo fare un passaggio ulteriore – spiega Adornato – e riproporlo alla luce del recente decreto”. 

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La visita di Mattarella ad Ussita

Le misure proposte (compatibili con l’ordinamento tributario nazionale e il diritto dell’Unione Europea) prevedono una fiscalità privilegiata per famiglie, imprenditoria – in particolare quella giovanile – e professioni localizzate o che intendono localizzare attività economiche oppure investire nelle aree del sisma, sotto forma di esenzione dalle imposte sui redditi (Irpef/Ires), dall’imposta regionale sulle attività produttive (Irap), dai tributi locali, dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente/assimilati e il riconoscimento delle detrazioni per le spese di ristrutturazione emessa in sicurezza degli immobili in 5 anni. “Vogliamo proporre una soluzione di carattere tecnico per tentare di rilanciare economicamente quelle zone – ha detto il sindaco di Ussita Marco Rinaldi – E’ possibile invertire la perdita demografica solo con l’aumento dell’occupazione, incentivando idee fresche e capitali nuovi. Già sono stato contattato personalmente da un’importante azienda alimentare italiana, intenzionata a finanziare la costituzione di greggi per rilanciare, a livello nazionale, il pecorino sopravvissano”. Padre del “modello Ussita” Giuseppe Rivetti, titolare della cattedra di diritto tributario a Unimc: “Un’impresa agricola, familiare, una piccola o media impresa commerciale, caratterizzata da difficoltà strutturali – ha sottolineato Rivetti – rischia di non essere interessata alle esenzioni, poiché il problema primario è rappresentato dalla ristrutturazione, se non dalla regolare produzione. Solo collegamenti con altre imprese nazionali o internazionali operanti nello stesso settore possono, nell’immediato, favorire la rinascita economica di quelle realtà. Al tempo stesso tali investimenti, fondati anche su forme di responsabilità sociale dell’impresa, contribuiscono al progresso economico e sociale delle popolazioni colpite da eventi sismici”.

Per il popolo dei Sibillini non sospendere le tasse ma ‘esentare’ i contribuenti

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