“Tutelare i beni culturali significa difendere le comunità che li producono, li sviluppano, li vivono”. Il mantra è quello che l’associazione Italia Nostra ripete ormai da tempo ma che alla luce della ricostruzione assume una valenza nuova, da approfondire. “Limitarsi a ragionare sulla ricostruzione seppur necessaria ed indispensabile, significa infatti affrontare solo parzialmente la grande sfida del salvataggio e del rilancio di quelle zone – si legge in una nota del consiglio regionale dell’associazione – Così facendo, si lascerebbero in disparte questioni essenziali quali il lavoro o il sistema dei servizi pubblici, insomma tutti quegli aspetti che determinano la qualità della vita di un determinato territorio, e che definiscono, quindi, anche le sue possibilità di sopravvivenza. Curarsi, andare a scuola, spedire una raccomandata o gestire un’attività è più oneroso per un abitante di Visso o di Castelsantangelo che per quello di Recanati o di Pollenza. Era così fino allo scorso 24 agosto, a maggior ragione lo è oggi. E su questo riteniamo si debba ragionare e intervenire”. Anche il direttivo regionale di Italia Nostra appoggia così la proposta lanciata da Ugo Bellesi su Cronache Maceratesi all’indomani del sisma (leggi l’articolo) e sviluppata dalla squadra di studiosi coordinati dal docente di Unimc Giuseppe Rivetti di istituire un’area a basso impatto fiscale per cittadini e imprese (leggi l’articolo). “Con essa si dà la sostanza tecnico-scientifica all’ipotesi dell’istituzione di una zona a fiscalità agevolata, verificandone la sostenibilità e le possibilità di successo. Redistribuzione della ricchezza e forti stimoli all’insediamento di nuove attività (con conseguente aumento di posti di lavoro) sono solamente due dei possibili benefici perseguibili con l’attuazione delle misure contenute nella proposta. Delle grandi potenzialità insite nell’istituzione di una zona a fiscalità agevolata non sembra ancora essersene accorta, se non marginalmente, la politica”.
“Diversamente da quanto accaduto in passato – continua la nota di Italia Nostra – quando vennero istituite le cosiddette “zone franche urbane” per i territori coinvolti nei terremoti de L’Aquila e dell’Emilia, le misure finora avanzate prevedono il solo posticipo dei pagamenti all’anno prossimo. Ben poca cosa rispetto alle esigenze effettive. Da qui il nostro appello ai parlamentari marchigiani e ai consiglieri regionali. L’azione portata avanti sinora richiede a questo punto un salto di qualità, con la definizione di scelte dagli effetti che potranno andare oltre i termini di una o due legislature. Il presidente della Repubblica ha anche a Camerino rassicurato dicendoci che non ci avrebbe lasciato soli. Quelle montane sono comunità in pericolo perché fortemente indebolite, dal terremoto ma anche da tanti anni di abbandono, e affinché quell’impegno venga rispettato è necessario invertire il senso di marcia rispetto a quanto fatto sinora mettendo in campo politiche forti a loro favore. Il ‘modello Ussita’ può essere una di esse e merita di essere valutata e (auspicabilmente) sostenuta dai nostri rappresentanti nelle istituzioni”.
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