di Giancarlo Liuti
“La vera pietà non va confusa con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi e accade che a volte si provi questo sentimento verso gli animali ma si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei nostri fratelli. Spesso vediamo gente tanto attaccata a cani e gatti e poi lascia senza aiuto il vicino che ha bisogno. E questo non va bene, d’accordo?” Così ha detto Papa Francesco in uno dei più recenti discorsi domenicali alla folla riunita in piazza San Pietro. Abbiamo dunque troppo amore per gli animali che teniamo in casa e ne abbiamo troppo poco per gli esseri umani che ci chiedono aiuto? Ecco un argomento che ha fatto molto discutere in televisione e nei giornali con l’intervento di autorevoli sociologi, psicologi, psicoanalisti e studiosi della morale.
Difficile, comunque, negare che il Papa qualche ragione ce l’abbia. La società attuale, infatti, è caratterizzata da un diffuso individualismo che in un certo senso c’induce a diffidare degli altri , coi quali ci troviamo spesso in competizione, e il nostro desiderio di un affetto disinteressato, sentito e ricambiato lo soddisfiamo più con un cane che con una persona. Ma non è detto che ciò accada per colpa nostra. Forse dipende dalla gran confusione che oggi regna nel mondo, dall’incertezza, dall’insicurezza, dai rischi e dalle paure di un mondo che sembra aver perduto ogni bussola, perfino quella della vita e della morte. Ma basta. Certi pensieri me li porta l’età e può darsi che siano sbagliati.
Passiamo ad altro. Cioè ai cani, che sempre più numerosi vediamo nelle vie cittadine tenuti al guinzaglio dai loro padroni, o quasi padri, fratelli, amici del cuore. Papa Francesco ha forse dimenticato che pure gli animali sono creature di Dio? Ignora forse che il santo da cui ha preso il nome amava gli animali – tutti, dagli uccelli ai lupi e parlava con loro – non meno degli uomini? Forse non sa che le scoperte scientifiche stanno individuando negli animali non più solo istinti ma intelligenza, raziocinio e sentimenti che li avvicinano agli esseri umani? Sono soltanto “ammaestrati” da noi quei cani che guidano greggi e mandrie, soccorrono ciechi, vigilano sulle nostre case, inseguono ladri, scoprono spacciatori di droghe, indicano anfratti ai cacciatori e avvertono in anticipo che il loro padrone sta male oppure c’è in essi qualcosa di misteriosamente naturale che li rende simili a noi e rende noi simili a loro? Non lo so, ma ogni tanto ci penso.
Giorni fa, a Macerata, in piazza Mazzini, c’è stata una tappa del tour nazionale “Animale … a chi?” ideato dalla “Eventi diversi” e presentato da Marco Zingaretti. Moltissimi, in quell’occasione, i proprietari di cani (li ho già definiti padri, fratelli, amici del cuore) e i loro cani che si sono esibiti in giochi ed esercizi “atletici”. Era presente anche il sindaco Romano Carancini e non soltanto per impegno istituzionale ma perché un cane ce l’ha pure lui, si chiama “Beniamino” ed è il “cocco” di casa (mi si lasci dire, cambiando discorso e secondo la mia “ruffianeria” già denunciata da alcuni commentatori di Cm, che a mio avviso la giunta “Carancini” sta attraversando una fase di notevole consenso popolare, una sorta di “luna di miele” non più turbata, come in passato, da dissapori interni al Pd e da una particolare animosità delle forze di opposizione, la qual cosa non significa, intendiamoci, che tutto, a Macerata, va perfettamente ma solo – non è poco – che la gente cosiddetta comune si riconosce nel suo sindaco).
Alla “festa” di piazza Mazzini ha ovviamente partecipato pure Giuseppe Spernanzoni, laureato in agraria, già assessore della giunta Maulo e da tempo presidente della cooperativa sociale “Meridiana” che gestisce i canili di Macerata, Civitanova, Potenza Picena, Treia e Urbisaglia. Quello di Macerata si trova lungo la tortuosa discesa che da Madonna del Monte porta a Sambucheto e attualmente ospita 220 cani randagi, smarriti e raccolti dall’Asur. Per la maggioranza di loro non è possibile risalire al proprietario, cosa che invece si può fare se sotto pelle essi hanno un chip. Tutti gli altri vengono nutriti, curati se malati e, nel caso che qualcuno li chieda, dati in adozione. Certi sono lì in seguito a provvedimenti giudiziari, per esempio se il loro padrone si trova in galera. Altri perché il loro padrone, che vive da solo, si trova in ospedale. L’amministrazione comunale contribuisce alle spese con un euro e mezzo al giorno a testa o a muso. I dipendenti che operano nei vari canili della Meridiana sono più di cento, che però svolgono anche altri lavori pubblici e privati, per esempio di giardinaggio o cura delle strade. Il tutto, comunque, funziona bene, anche per la simpatia di cui gode la Meridiana presso la gente (tre mesi faceva freddo, la notte, e i cani battevano i denti, ma il problema fu risolto grazie all’arrivo di centinaia di coperte da parte di ignoti donatori che di quei brividi avevano saputo dai giornali).
In piazza Mazzini ha preso la parola anche Corrado Giustozzi, veterinario del canile maceratese, che ha detto: “Attenzione, signori, il cane non è una moda ma anche una responsabilità per chi lo tiene”. Ed è stato applaudito. Immagino soprattutto dai cani, che, rivolti ai loro padroni, hanno mormorato: “L’avete capito, sì o no, che noi non siamo una moda ma molto di più e di meglio?”. E come vanno le adozioni? Negli ultimi quattro anni ce ne sono state ben cinquecento, un numero superiore a quello degli arrivi. E adesso concludo con un’ultima frase: “Bau, bau!”.
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«I nostri cani amano e ammirano anche il più meschino tra di noi e nutrono la nosta colossale vanità con il loro atto di deferenza senza critica.»
(Agnes Repplier)
Dio, per mettere alla prova la fede di Abramo, gli ordina di sacrificare il proprio figlio Isacco. Abramo si reca senza esitazioni sul monte Moriah. Mentre Abramo sta per compiere diligentemente il sacrificio, impugnando già il coltello, un angelo del Signore scende a bloccarlo e gli mostra un ariete da immolare come sacrificio sostitutivo.
Viene da chiedersi quale necessità avesse il D.io, creatore dell’universo, dello strazio di un povero ovino, quale utilità, quale soddisfazione o piacere ne ricavasse. Sembrerebbe che scopo della Bibbia sia affermare la radicale differenza tra uomo e animali, il diritto divino dell’uomo a spadroneggiare in modo assoluto e senza limiti morali sugli animali. Da qui la bassezza, la meschinità, la viltà e la cattiveria della desolante predica di Bergoglio, che non sperava certo di stimolare la carità verso il vicino ma tendeva soltanto a ferire a umiliare a ridicolizzare tante persone sole che non hanno altra tenerezza che quella di un micio o di un cagnetto. Bergoglio uber gattare.
L’uomo cerca sempre di assoggettare la natura alle sue necessità, poi che crei le riserve naturali per dire che è ecologista, è tanto ipocrita quanto i nostri avi europei che hanno sterminato gli indiani d’America, poi quelli che sono sopravvissuti li hanno messi nelle riserve. Inoltre gli animali che teniamo a casa tanto amorevolmente, guarda caso in natura non esistono, ma sono il frutto della selezione da parte dell’uomo che come sempre piega la natura al suo servizio.
E, comunque, è certo che i cani vilogliano bene al loro “proprietario”, molto piu di quanto gliene voglia lui.
Nell’arco di 34 anni abbiamo avuto 2 cani che abbiamo amato e ci hanno stra amato, con questo non è detto che io personalmente non abbia aiutato gli ammalati andandoli a trovare in Ospedale, facendo parte come laica religiosa alla “Cappellania Ospedaliera” voluta dal Papa ora Santo Giovanni Paolo II. Tutto qui, si possono fare tutte e due le cose,certamente con qualche differenza, prima i bisognosi in quanto ammalati, poi la passeggiatina all’amico cane.