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Il bracciale simbolo di Treia utilizzato come fioriera
di Marco Ribechi
Treia 10 e lode. La bella città maceratese, detentrice della bandiera arancione che premia i borghi più belli d’Italia, ha magistralmente celebrato la festa del suo patrono San Patrizio. Un calendario di splendide iniziative (leggi l’articolo) ha reso indimenticabile la domenica dei tanti fortunati che l’hanno scelta per trascorrere una piacevole giornata di sole, sigillo dell’inizio della primavera. La leggenda narra che i treiesi abbiano selezionato con una curiosa estrazione il loro patrono tra una rosa di possibili santi candidati. Al sorteggio uscì proprio il nome di San Patrizio che però non piaceva troppo agli abitanti del borgo. Così, con uno stratagemma poco ortodosso, l’estrazione fu ripetuta e uscì un’altra volta il santo protettore dell’Irlanda. Fu ripetuta per la terza volta e di nuovo si lesse il nome di Patrizio. A questo punto i cittadini si arresero a quella che interpretarono come una volontà divina e accettarono il verdetto.
Centinaia i visitatori che hanno affollato villa La Quiete
Il disdegno iniziale è stato finalmente scusato grazie ai tanti eventi realizzati nel borgo per il patrono, che senza dubbio diverranno negli anni un appuntamento imperdibile per tanti turisti e cittadini. Già perché molti sono stati i retroscena svelati non solo ai forestieri ma anche agli stessi treiesi, edotti sulle bellezze del proprio luogo natio. La domenica è iniziata con una illuminante visita ad un tesoro rimasto per troppi anni celato dall’incuria. Si tratta della maestosa villa Spada, o villa La Quiete che dir si voglia, riaperta dopo decenni di abbandono. Un doppio gioiello: all’imponente edificio progettato dal maestro del neoclassicismo Giuseppe Valadier, sulla base di un preesistente convento dei Cappuccini, bisogna aggiungere il bel giardino, che, su promessa del sindaco Franco Capponi, diventerà il parco della città. Oggi è iniziata l’opera di recupero della corte mentre per la struttura muraria sarà necessario un piano economico più corposo. A sistemare gli spazi verdi saranno alcuni migranti che con il loro lavoro volontario regaleranno alla città la riapertura di un sogno (leggi l’articolo).
Il giardino di villa Spada e il suo belvedere
Il panorama che si gode dalla villa lascia senza fiato con tre belvedere che si affacciano uno a Sud, uno a Nord e l’ultimo verso i monti Sibillini. Il tutto circondato da un bosco di lecci e altre piante secolari che maestose si ergono a far da cornice ad un capolavoro che freme dal desiderio di essere valorizzato e vissuto. Mentre centinaia di visitatori inauguravano la lieta riapertura (oltre 1.200 solo nella giornata di sabato) nella caratteristica piazza della Repubblica, a forma di ferro di cavallo, voluta da papa Pio VI, si celebravano i piaceri dello stomaco. Grazie all’iniziativa provinciale “I momenti del gusto” (leggi l’articolo) un mercatino gastronomico di prodotti certificati e locali faceva da cornice al Festival della polenta. Il piatto del giorno è stato il tris di polente in cui la prelibatezza locale è stata abbinata alla medesima pietanza cucinata da polentari provenienti dal nord Italia. Un felice connubio.
Il monte Conero visto da piazza della Repubblica
Con la pancia piena è stato il sole a coccolare i turisti, seduti a scaldarsi sulla cornice della piazza da dove si può ammirare il monte Conero (ecco il belvedere mancante, quello est). Piazza piacevolmente chiusa al traffico che normalmente la deturpa, dove tanti bambini hanno potuto correre e giocare festosi. Un breve salto al teatro Comunale, scrigno di arte e cultura aperto da un gentilissimo volontario della Pro loco, e poi via per la seconda visita guidata. L’oggetto dei racconti sono stati questa volta gli orti nascosti nel centro storico. Spazi verdi, pubblici e privati, utilizzati negli anni per la produzione di cibo e oggi incantevoli giardini capaci di far crescere addirittura dei banani. Dagli orti ai musei. Due le visite in calendario. La prima al museo di archeologia, che oltre a reperti paleolitici, romani e piceni conserva anche elementi appartenenti al culto della dea egizia Iside, decisamente insoliti per il nostro territorio. La seconda ha fatto tappa alla pinacoteca racchiusa nel palazzo comunale dove è narrata la storia dei papi e della Chiesa.
Gli attori (e la bravissima guida a destra) che hanno accompagnato i turisti nelle visite ai musei
A rendere più avvincenti i percorsi culturali sono state delle guide di eccezione provenienti da altri tempi. Grazie al progetto teatrale promosso dall’assessore ai beni culturali Edi Castellani degli attori hanno preso le sembianze di personaggi storici, soldati romani, dee egizie, damigelle di corte. Tra loro anche personalità realmente esistite: Fortunato Benigni, fondatore della Società Georgica, papa Pio IX di Senigallia, ultimo sovrano del vecchio stato pontificio (solo il pontificato di San Pietro durò più a lungo del suo), Giacomo Leopardi, appassionato tifoso di Carlo Didimi, eroe della palla a bracciale a cui dedicò un’ode, e Dolores Prato, scrittrice simbolo di Treia che ambientò i suoi racconti proprio nello splendido borgo. Sue le parole “Se Giacomo Leopardi fosse stato di Treia avrebbe sentito lì il mistero dell’Infinito” (dal romanzo “Giù la piazza non c’è nessuno”). La visita si è conclusa nella sala consiliare, sotto un soffitto magistralmente affrescato. In un’altra sala, in un tondo, è possibile vedere la personificazione della città stessa. C’è tempo per un’ultima visita alla mostra fotografica :”Apriamo la Quiete. La fabbrica di Villa Spada. Dallo splendore di ieri al recupero di domani” allestita nella chiesa di San Filippo dal Foto Club il Mulino (leggi l’articolo), di nuovo dedicata ai progetti di villa Spada, prima di rendersi conto che la giornata è ormai finita.
La personificazione della città di Treia raffigurata su uno dei soffitti della pinacoteca
Se i manifesti recitavano “Il bracciale è solo uno dei nostri gioielli” è evidente che, con la protezione di san Patrizio che ha assicurato il bel tempo, l’obiettivo è stato centrato in pieno. Treia oggi è sicuramente più bella perché oggetto di un recupero architettonico e culturale che ha saputo svelare i suoi tesori in un modo piacevole, divertente e sincero. La sfida ha mostrato che per fare turismo non occorre inventarsi nulla di futuristico. Al contrario è col recupero, la tutela e la presentazione delle nostre radici che si riesce ad incantare il cuore dei visitatori. La speranza è invece doppia. Da un lato ci si augura che l’entusiasmo non si limiti a pochi giorni di festa ma che prosegua durante tutto l’arco dell’anno. Dall’altro che molti altri splendidi borghi, di cui il nostro territorio è costellato, prendano l’iniziativa ad esempio imitando e perché no superando l’eccellente lavoro svolto a Treia.
Uno scorcio del parco di Villa Spada
La facciata della villa. I giardini saranno presto recuperati grazie al volontariato di alcuni migrati
Il teatro Comunale
Lo splendido soffitto del teatro
Una delle statue di villa Spada
La giovane attrice che ha impersonato Dolores Prato
Un attore ha impersonato Fortunato Benigni durante la visita al museo archeologico
I monti Sibillini innevati visti dai giardini di Villa Spada
Alcuni produttori presenti con il loro stand a “I momenti del gusto”
Un altro belvedere di villa Spada
La raffigurazione di un angelo all’ingresso di villa Spada
I frutti di un banano in un giardino della città
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Treia sera toujours Treia.
Nella vita succede a tanti di andare a Treia.