La firma del protocollo tra il comune di Treia e la prefettura di Macerata
Franco Capponi e Roberta Preziotti
di Federica Nardi
(Foto di Lucrezia Benfatto)
L’ospitalità dei migranti a Treia diventa un laboratorio di integrazione tra culture. I richiedenti asilo, nei mesi che li separano dall’attesa del riconoscimento (o meno) del loro status, potranno scegliere di partecipare ad attività di volontariato per prendersi cura della città che li ospita. Tutto questo per rendere il loro passaggio nel territorio «gradito per loro e per la popolazione – spiega il prefetto di Macerata, Roberta Preziotti – Sono tutti giovani uomini che spesso hanno studiato, hanno alle spalle un mestiere e sono nella fascia centrale della loro vita, quella dove si costruisce la personalità. Aiutiamoli in questo invece di demolirli». Il progetto prevede l’accesso per i richiedenti asilo ad attività sportive, corsi di cultura e lingua italiana e, soprattutto, la possibilità di aderire a un’associazione di volontariato dove potranno rendersi utili con piccoli lavori di manutenzione e decoro urbano, integrarsi, essere coperti da un’assicurazione mentre lavorano.
Tutto questo senza nessun costo né per il Comune né per la prefettura. Un esperimento che durerà un anno e che ha già portato buoni frutti nel territorio nazionale. A firmare il protocollo d’intesa per l’avvio del “Patto di accoglienza locale” anche il sindaco di Treia Franco Capponi, incaricato di individuare i percorsi di volontariato e convinto che «non si possa non riconoscere la problematica dei migranti, va dimostrata la nostra attitudine a essere un paese civile – dice Capponi – soprattutto considerando che in questo anno e mezzo di ospitalità è chiaro che i richiedenti asilo non sono delinquenti. La paura collettiva è fuori luogo, deriva da un “non incontro”». Uno spirito di accoglienza che Capponi eredita da una storia familiare di emigrazione, che lo porta a voler onorare «la grande umanità con cui i miei familiari vennero accolti. Riempiamo di fiducia le nostre case invece che di paura».
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Bravo Franco. Falli lavorare, anziché oziare tutto in giro per il nostro territorio!! Devono capire che l’ospitalità in qualche modo se la devono guadagnare. Wi fi albergo vestiti mangiare, troppo comodo tutto a gratis. Sono giovani sani atletici quindi che facciano lavori socialmente utili, così il bighellonare viene meno.
Complimenti Signor Sindaco , Lei è un Amministratore Vero; sicuramente ha raccolto tante impressioni ed idee tra la gente e con questa decisione interpreta la volontà del 99% degli italiani. Nel ricoprire questo ruolo ci mette la passione, e grazie anche all’ esperienza le cose che fa gli vengono bene.
Questo fa onore all’intelligenza dell’uomo. Ci potranno essere sicuramente progetti seri che torneranno utili a tutta la comunità e queste persone, non dimentichiamolo, potranno avere più dignità e voglia di vivere ed un futuro costruttivo.
Lavorare gratis? Beh, prima di parlare è giusto aspettare l’anno di prova. Anche in territorio nazionale si prestano a fare questi lavoretti come volontari? Va bene. Così si possono togliere le borse di lavoro a ex tossici e svantaggiati vari che magari dovrebbero guadagnare di più, loro, e che questi lavori già fanno.
Quando verranno licenziati non faranno per caso causa al Comune per ingiusto licenziamento?
L’integrazione parte anche da questo, nel vedere come trasformare un problema, che è tale per i richiedenti asilo e per le amministrazioni comunali, in una risorsa. Che sia il primo spunto per fare molto di più…
Avranno un’assicurazione che non paga il Comune ne la Prefettura: cioè, chi la paga??
In effetti c’è talmente poco decoro a Treia che non ce lo potimo manco permette.
Ma perché gli italiani quando scappavano veramente dalla guerra che andavano a fare i mantenuti come questi clandestini,che si lamentano pure perché non hanno il wifi? A raccogliere i pomodori parassiti!